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Pino Dentico in “Storie di Piazza”, ricorda Don Giovanni Ingravallo

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212081722-619385895694335-1541432054731093487-n“E’ il suo silenzio, intessuto di preghiera, più che la sua predicazione, che ha contagiato la nostra e non solo la nostra generazione…”

Don Giovanni Ingravallo, a distanza di anni torna ad aiutare la sua chiesa, la stessa che dal 1952 al 1996 – senza chiasso e senza strepito – ha trasformato in un tempio di amore e preghiera.

Non è un caso che sia Pino Dentico, uno dei giovani attivisti della parrocchia, a curare la regia del suo ritorno attraverso un libro dedicato ad Antonio Lippolis, un piccolo gioiello in brossura cucita, di quelli che dureranno nel tempo, di carta “buona” per custodire ricordi, riflessioni, scritti autografi, bellissime foto d’epoca ed attuali, inserti storici ed un indice curatissimo, che comprende didascalie e riferimenti fotografici.

Tutto in perfetto equilibrio.

Appassionata, vibrante e a tratti intima la prefazione di Vito Mastrovito, la narrazione dei giovanili ardori e delle insofferenze liturgiche scatenati dal Concilio Vaticano II che tanto angustiò sacerdoti e fedeli ancorati alle certezze del passato. In don Giovanni intravede “[…] una figura di grande coerenza, cifra di una radicale fede interiore, intransigente senza prevaricare l’altro, obbediente anche 211760914-5912017682203635-1899177323333620360-nquando non metabolizzava le novità, umile […] “

RICORDO E MEMORIA

L’introduzione di Pino Dentico – “ricordo e memoria” grondanti poesia -, è seguita dalla voce di don Giovanni evocata da omelie passate alla storia: il ritorno di don Sante, l’inaugurazione del Campanile, la storia della chiesa e dei suoi sodali, protagonisti minori per spazio ma non per importanza, cui sono dedicate biografie “in pillole”.

Ed ancora “il silenzio operoso di un prete” che Pino dedicò nell’88 a don Giovanni, in occasione del conferimento al parroco del Premio Angelilli voluto da Vito Antonio Lozito, un cammeo che descrive nei tratti salienti il suo operato ed il travaglio nel “sintonizzarsi” con lo spirito conciliare.

“Egli rispetta la sofferenza di chi cerca e di chi non trova” stando “dalla parte di Dio e insieme dalla parte degli uomini […]”

Usando ad arte lo scandaglio del ricordo, Pino misura le profondità di un animo che rifugge le luci della ribalta e le lusinghe del protagonismo, preferendo la “porta stretta della frequentazione quotidiana del suo Dio e dei suoi parrocchiani” per “capitalizzare” il suo investimento in un esempio di vita e di fede coinvolgente, a tratti inquietante.

Tanti ricordi… Dentico, nelle vesti di chierichetto accompagna don Giovanni nella benedizione di case e sottani, mentre “con gesto ieratico della destra asperge” gli ambienti 212829461-407579580558965-8362810715159327933-ndi santità; l’omelia appuntata su minuscoli pezzi di carta, per poi andare a braccio; la morte di Antonio Arcano, cui il parroco era legato al pari di un figlio, che addolorò moltissimo l’intera comunità.

“Don Giovanni ha incrociato, fecondandola, la storia non solo ecclesiale del suo paese di elezione per mezzo secolo…”

Ed i frutti dei quei semi ancor oggi germogliano nel suggestivo raccoglimento esaltato dalle sciabole di luce che attraversano i colori delle vetrate, dall’eco del vento tra le alte navate, dal silenzio che si addensa al cospetto della tomba di don Sante “[…] animato dalla celeste audacia dei Santi per cui diventano possibili e facili le mete più ardue e difficili, che si fece mendicante per la gloria del Signore e gli si rivolge.” 

“Il tuo corpo in questa chiesa – profetizza don Giovanni – sia sempre l’angelo tutelare di ogni anima di questa parrocchia che tu amasti sino alla completa immolazione!”

In poche, preziose pagine vergate da Franco Giannini, la vita del sacerdote s213040535-1005509790196188-5859724532504476982-ni sgrana senza ampollosità o farraginose zavorre storiche, con la cifra della semplicità che lo caratterizza. Infine tante, tantissime foto, narrazione iconografica di struggente bellezza di un tempio e degli uomini che lo abitarono.

In quarta di copertina la riflessione di don Francesco Micunco, giovane parroco che in occasione della prima presentazione avvenuta il 6 luglio nella sua Chiesa, ricorda i suoi illustri predecessori tanto amati dalla comunità, tra cui don Carlo Lattarulo che in questi giorni ha festeggiato il 50° anniversario di sacerdozio e don Marino Decaro, prematuramente scomparso.

“Scoprire la profonda stima ed il grato ricordo di una comunità verso i suoi pastori, riscalda il cuore…”

A don Francesco è affidato il futuro della chiesa Immacolata di Lourdes e la ricostruzione di alcuni ambienti parrocchiali tra cui il cine-teatro, un’opera cui sono destinati i ricavi della vendita del libro, sottratte le spese vive di stampa.

Pino ha scelto di inserire i tanti ringraziamenti nelle prime pagine, a conferma della valenza di un progetto corale, impreziosito anche dalla ricca bibliografia rivista da Sergio D’Onghia.213657928-316854930165594-5297561454296110921-n

LE PRESENTAZIONI

Il 22 luglio, alle 19 in Piazza Rossini avrà luogo la seconda presentazione di “Un prete senza strepito – Don Giovanni Ingravallo in alcuni suoi scritti”, incontro curato da Raffaella Rizzi ed inserita nella rassegna comunale “Storie di piazza”.

La prima presentazione del 6 luglio nella chiesa dell’Immacolata è stata affidata a don Franco Fanizza e Angela Capodiferro, compagna di vita di Antonio Lippolis, entrambi fraterni amici di Pino Dentico.

Una guida spirituale per Angela che a cinque anni durante l’inaugurazione dell’asilo conobbe don Giovanni – pietra viva e fondante, padre spirituale, fratello nella fede – il quale anni dopo celebrerà il suo matrimonio con Antonio ad Assisi.

“Un sacerdote secondo il cuore di Dio, che sa lavorare senza strepito…” ricorda citando la frase di monsignor Nicodemo che ha ispirato il titolo dell’opera.

Angela con commozione fa sue le parole che don Giovanni rivolge a don Sante, e le dedica al parroco, sperando che le sue spoglie possano un giorno riposare accanto a quelle del fondatore della chiesa di cui “ogni pietra, ogni tufo potrebbero stillare il suo sudore e le sue lacrime.”

Nel ricordo di Antonio, scomparso due an213595847-521888532289070-8073012466173469296-nni fa, del bellissimo rapporto con don Giovanni, del desiderio di rendere omaggio alla sua memoria, la commozione sale…

Don Franco Fanizza la stempera con altri ricordi. Paragona il parroco a san Giuseppe, sempre un passo indietro, mai sotto i riflettori, sottolinea il suo silenzio intessuto di preghiera, la santità e l’impegno. Ricorda le sette vocazioni sacerdotali nate in parrocchia grazie agli insegnamenti ed all’esempio di don Giovanni – don Carlo Lattarulo, don Nicola Ludovico, don Dorino Angelillo, padre Pio De Mattia, don Leonardo Cardetta, don Filippo Resta e don Antonio Serio -, i sacrifici fatti privandosi di tutto, il brodetto di pesce del venerdì, la confessione… si lancia nella complessa genealogia della sua famiglia e conclude augurando a Pino un ritorno nella comunità ecclesiale che ponga fine alla sua ricerca di risposte, una delle quali è proprio in questo libro: “Il seme attecchisce quando, come e dove vuole, per volontà di altri, di un Altro.”

Perchè nulla accade mai per caso… Percepiamo poco o nulla solo perché incapaci di volare alto, ancorati alle piccole certezze della vita.

 

 

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