“IL BLUES DI MARIAM”, L’ULTIMO ROMANZO DI GIANNI SPINELLI
Gianni Spinelli, giornalista e prolifico scrittore barese, nel bel romanzo pubblicato a fine luglio da Castelvecchi, crea una narrazione, che è un atto d’amore viscerale per il Sud e l’arte.
L’uomo è dimidiato senza le passioni e i sogni- questa è l’asserzione da cui parte l’autore nella sua ultima prova narrativa; anzi, la civiltà di un popolo si misura dalla capacità di credere nei sogni e dalla volontà operosa di realizzarli. Quindi, i due protagonisti del libro, la bellissima Mariam del Mali e il settantenne Giuseppe, un pensionato di Craco, il paese fantasma della Lucania, realizzano una città dell’utopia sulle rovine abbandonate di Craco, in cui trovano cittadinanza artisti provenienti dall’Italia e dal mondo.
Craco Blues è la denominazione di questa Repubblica di artisti, nata rispettando la storia dell’antica Craco; la neo-eletta presidente Mariam motiva e stimola tutti i cittadini a rendere concreti i valori dell’arte.
“L’arte è espressione dell’umanità e ha accompagnato l’uomo fin dalla preistoria. Come si pone, come deve porsi l’artista rispetto alla politica? Secondo me, non può collocarsi al di fuori di essa: dentro no, ma neppure fuori. Oggi i tempi sono difficili e l’arte in genere sembra non avere diritto di cittadinanza. Ma l’artista non può gettare la spugna. Anzi, l’arte e la cultura possono colmare il vuoto di valori, ormai dilagante nella società e di riflesso nella politica e nella democrazia. In una società che si dimentica di come si pensa in maniera creativa, il cambiamento è impossibile. L’arte e la cultura non sono un lusso, non sono il superfluo che non aggiunge niente alla vita. L’arte, soprattutto, è comunicazione, partecipazione e interazione, elementi che fanno crescere”.
Sono parole che l’autore mette in bocca al suo alter ego, il filosofo Silvano Savoni, parole che si scontrano con il cinismo spietato dell’ex-politico Zauli e del giornalista Lanzotti, espressione della realtà predatrice e materialista. L’utopia di Craco Blues ( la Città Ideale) verrà infranta, il bel sogno di Mariam di proporre una realtà socio-politica dominata dall’arte andrà in frantumi, ma la vera utopia, la nuova alba di scotellariana memoria è sempre accesa; ed è quello che veramente conta, che dà senso all’umanità. Spinelli costruisce un romanzo sull’utopia della bellezza dell’arte, facendo leva sulla tenerezza declinata nella storia d’amore tra Mariam e Giuseppe (nei cui nomi riecheggia l’autentico spirito evangelico) e nello sguardo innamorato verso la propria terra. Ed è letteratura, questa! Capace di coniugare la forza della verità e la proprietà attrattiva della bellezza, restituendo la vita, pulsante eppur famelica. Attraverso il procedimento della metaforizzazione e della concettualizzazione, di cui la narrativa si avvale per rappresentare il nucleo profondo della realtà, Spinelli riesce a far splendere la realtà immersa nell’ideale e la suggestione del bene.
Lo scrittore mette in scena una galleria varia e suggestiva di personaggi assai credibili che si interrogano sul senso della vita, del teatro e dell’umanità dopo il disastro sanitario, provocato dal Covid 19.
Questo romanzo ha tutti gli ingredienti per piacere al lettore e convince pienamente: una commovente storia d’amore, un intreccio avvincente e non prevedibile, l’elogio appassionato della bellezza in ogni forma, riflessioni lucide sulla condizione dei paesi meridionali, la denuncia pacata ma ferma nei confronti della realtà politica italiana, una serrata costruzione della storia, che prevede una regia abilmente studiata da parte dell’autore, riferimenti a questioni socio-culturali di grande attualità, un tono leggero (da intendere in senso calviniano), che non scade mai nel banale o peggio nell’ovvio, una scrittura avvolgente e sorvegliata, che specie nel finale acquista colori poetici.
Grazia Procino