“LE CAVIE”, L’ULTIMA FATICA DI PIERLUCA CETERA
Le Cavie è il titolo che Pierluca Cetera, artista affermato e professore di Storia dell’Arte presso il liceo scientifico ‘Ricciotto Canudo’ di Gioia del Colle, ha dato alla sua ultima personale. La mostra è in attivo dall’11 febbraio al 4 marzo, nell’ambito della rassegna ‘Senso Plurimo’, a cura di Marinilde Giannandrea, presso i cantieri teatrali Koreja in Lecce.
Le cavie sono un lavoro pensato per il box del teatro, e l’idea è quella di creare una ‘chiesa laica’, nella quale i protagonisti rappresentano otto ‘nuovi martiri’, vittime della società, ma anche di se stessi.
Trattasi di otto ritratti – prevalentemente di figure a mezzo busto – dipinti su carta montata su lamiera zincata. Otto ritratti che irrompono con prepotenza e dalla grande forza visiva; otto personaggi dolenti dalle storie più disparate.
Tra le ‘cavie’ scorgiamo una prostituta, il cui ritratto è intitolato ‘Cera’, nel quale cera è sia la ‘cera’ della candela raffigurata sia il ‘c’era una volta …’ in riferimento al suo braccio amputato e a tutti i suoi sogni spezzati. Di forte impatto visivo è la prostituta raffigurata: lo sguardo è macchiato dal trucco, le sue lacrime si confondono al liquido seminale.
Analogo tormento si evince in ‘Punto Croce’, nel quale una giovane cinese compie il suo lavoro meccanicamente, in una sorta di calvario interiore. Come se quei gesti continui e ripetuti riflettessero i circoli viziosi dei quali sembra esser vittima. Tramite l’espediente di una rapina Pierluca Cetera ripropone l’iconografia della crocifissione.
Ne ‘Il colpo’ – maschile del termine ‘colpa’ – il protagonista irrompe per la sua bellezza in contrapposizione al suo antagonista. Si riproduce la dicotomia bene-male in correlazione alla dicotomia brutto-bello. Lo sguardo del protagonista derubato e denudato è assente, si dimostra inerme dinanzi a quel colpo di pistola che va verso l’alto. Confonde, così, lo spettatore, che non riesce più a capire dove sia ‘la colpa’ reale.
O ancora scorgiamo l’alter ego dell’artista ne ‘I pasticcini (della mamma)’, nel quale l’artista ritrae in perfetta fedeltà il figlio, che scarabocchia con pratica edipica – in effetti la prima ‘vittima’ è la figura materna – le foto di famiglia. È fissato nel momento in cui nette sono le linee continue su un’immagine del padre. Lo sguardo è fiero ed è rivolto verso il futuro, perché, infondo, il parricidio, l’uccisione del vecchio, altro non è che la base di qualsiasi rivoluzione.
Freddo e solenne è lo sguardo di Piergiorgio Welby. Il ritratto intitolato ZZZZZ (al di sotto del mezzobusto c’è la presenza di una serie di zanzare schiacciate) rende evidente la vittoria delle tendenze di morte sulle pulsioni di vita.
Ne ‘Il nascondiglio’ il volto del protagonista è nascosto dalla foglia di un fiore: è negata l’identità all’uomo raffigurato. Ne Le cavie protagonista è anche la dimensione sensuale con ‘Il sentimento’, nel quale è l’olfatto il senso guida di un incontro fra un uomo ed un ragazzo; e con ‘La tattica’, nel quale un uomo, che potrebbe essere cieco, tocca, violandone l’intimità, una donna denudata.
Una personale dall’alto valore artistico e dall’importante contenuto intellettuale, visitabile dal lunedì al venerdì dalle 15.30 alle 18.30 e nelle serate in cui sono in programmazione degli spettacoli.