OSPEDALI: IL 14 CHIUDONO IN 18, SEGUIRA’ IL PARADISO
Ormai è ufficiale, dal 14 marzo chiudono 18 ospedali, e a questi, anche se la speranza è l’ultima a morire, a breve si aggiungerà l’Ospedale Paradiso. “L’Asl di Bari ha già fatto sapere che il destino è segnato anche per Grumo Appula e Gioia del Colle“.
Dopo tante parole, incontri (più o meno pubblici e aperti a tutti ma scarsamente pubblicizzati), iniziative politiche, organizzate, si è detto più volte, in sua difesa (dal brindisi di capodanno in corsia, alla catena umana – mai svolta – trasformatasi in fiaccolata e passeggiata tra amici, alla manifestazione di protesta organizzata sotto il palazzo della Regione – con pochissimi manifestanti al seguito -, all’indizione di diversi consigli comunali monotematici che non hanno mai prodotto nulla di concreto, se non ulteriori perdite di tempo, alle ventilate consegne di “pinocchio d’oro”, e per ultimo al tardivo ricorso al TAR da parte del sindaco Piero Longo, che ancora una volta sa di pura, semplice e personale propaganda), sembra che l’intera vicenda sia giunta al capolinea.
Infatti, “dopo le polemiche e le intese, le firme e le leggi, nelle aziende sanitarie e ospedaliere e negli istituti pubblici di ricerca, è arrivata la circolare dell’assessorato alle Politiche della salute che detta i tempi di chiusura di ospedali e reparti”.
Due le scadenze. La più importante, per l’appunto, è il 14 marzo. Entro quella data i manager devono “predisporre e adottare gli atti deliberativi relativi alla chiusura degli ospedali e delle unità operative come previsto dal Piano di Rientro e come concordato con la cabina di regia in sede di analisi delle road-map delle singole aziende”.
L’altra è quella del 7 marzo, giorno in cui si dovrà “predisporre l’atto deliberativo relativo alla rideterminazione della dotazione organica”. Una operazione che parte, rispetto alla tempistica definita in estate, anche in ritardo, le chiusure e le soppressioni erano previste a fine 2010.
“Gli ospedali da chiudere in totale sono 18, di cui 15 da disattivare (Santeramo, Ruvo, Bitonto, Minervino, Spinazzola, Cisternino, Ceglie, Monte Sant’Angelo, Torremaggiore, San Marco in Lamis, Gagliano del Capo, Maglie, Poggiardo, Massafra e Mottola), e 3 da riconvertire (Noci, Rutigliano, Campi Salentina), in centri di riabilitazione”.
“Le strutture che conserveranno lo status di ospedali si vedranno decimare i reparti. Le unità operative con posti letto che dovranno chiudere sono 40. Il più colpito è quello del Policlinico, in cui saranno chiusi 16 tra reparti ospedalieri e cliniche universitarie, compresi quelli già chiusi per ferie in estate e non più riaperti”.
Sospeso, invece, rimane il futuro degli ospedali da chiudere. La circolare che detta gli “adempimenti riferiti al Piano di Rientro” deve garantire la contemporaneità tra la chiusura degli ospedali e l’attivazione di day-service (chirurgia senza posti-letto) e residenze sanitarie. L’approvazione della legge è stata rinviata al 15 marzo perché, come ha detto l’assessore alle politiche della salute, Tommaso Fiore al termine della seduta del consiglio regionale: “serve approfondire alcuni aspetti per evitare che venga poi impugnata dal governo”.
Alla luce di queste ormai imminenti scadenze ci chiediamo: la politica o la società civile gioiese in che modo intenderà farvi fronte? Con le solite parole ormai scontate come la “baricentricità” del nostro paese, con la presenza dell’aeroporto militare, con la storia sanitaria della struttura, che tutti conoscono soprattutto lì in Regione, con ulteriori carte bollate o con una seria mobilitazione di massa? E chi, fra loro, avrà realmente interesse a farlo?