“LA SIGNORINA PAPILLON”, COMMEDIA IRONICA, GRAFFIANTE
La compagnia teatrale Egò ha presentato, domenica 5 giugno, presso il teatro Santa Lucia, il dramma di Stefano Benni: ‘La signorina Papillon’. La vicenda, a tratti surreali e caratterizzata dalla ironia graffiante della penna dell’autore, ha come protagonista Rose Papillon.
Rose – che ha scritto nel nome il suo destino – vive in una dimensione spazio-temporale sospesa, tra le rose del suo giardino di gommapiuma. L’ingenua Rose colleziona anche farfalle (papillon in francese) che appunta con spilloni sul suo diario, ed è affezionata ad un pappagallo morto ed impagliato che, però, conosce i versi di Mallarmè a memoria. E non è un caso che si citi uno dei più importanti esponenti del simbolismo francese, perché ogni oggetto ed ogni parola è da decodificare nel fantastico mondo della dolce (?) Rose.
Vive, inoltre, tra le illusioni di un mondo apparentemente perfetto, minato dalla presenza degli altri tre personaggi: il militare Armand, il poeta tutto genio e sregolatezza Millet e la seducente Maria Luise. “Sono giovani, forti, sieronegativi e soprattutto delinquenti” catapultati da un mondo di purezza in uno di delinquenti.
La storia è ambientata nei pressi di Parigi e la città rappresenta il degrado dei costumi e della società. La capitale francese è la città nella quale “le donne si adornano a festa con imponenti candelieri e gli uomini con le corna”. Alla spontanea domanda di Rose: “Quindi non devo sognare che il mio Paese possa essere un posto civile?”, la smaliziata Maria Luise risponde: “No, è da provinciali!”.
La storia è un viaggio attraverso l’irreale e le grandi verità, attraverso il mondo onirico e le possibilità intrinseche dei sogni. Si muove continuamente tra sogno e incubo, fantasia e realtà, farsa e tragedia. Rose sul finale afferma: “È un periodo duro per i sognatori […] Ma questo è il periodo più eccitante che ci troviamo a vivere ed è soltanto l’inizio”.
In una realtà nella quale tutto è in fase di decadimento i sognatori sono esclusi, ma anche i sogni, e nello specifico quelli della protagonista posso diventare e confondersi con la realtà. La fragile Rose – e viene da chiedersi se lo è solo apparentemente, perché in Benni le certezze crollano – è interpretata da Enza Molinari, la quale è affiancata da Annarita Lorusso, la mondana Maria Luise; da Gianluca Masiello, l’artista Millet; e da Giorgio Poggioli, il sergente di una loggia simil-massonica Armand, il quale ne ha curato anche la regia.
La giovane compagnia Egò nasce dall’incontro di quattro esperienze artistiche diverse accumunate dalla grande passione per il teatro. E non essendo Benni autore di semplice esecuzione teatrale per la sua scrittura così allusiva, ironica, e al tempo stesso graffiante, nonostante le incongruenze, l’impegno dei quattro attori – alla quale si augura un proseguo ricco di successi – è lodevole.
Le foto sono opera di Angela Scaramazza che ringraziamo per la cortese collaborazione.