LA CULTURA DELLA SOLIDARIETÁ E DEL VOLONTARIATO
Si è svolto dal 17 al 19 giugno il primo meeting dell’associazionismo gioiese, organizzato da “Obiettivo Gioia” con lo scopo di far conoscere alla cittadinanza le associazioni presenti sul territorio e di sensibilizzarla alla partecipazione attiva alla vita della comunità.
Dopo l’inaugurazione della tre giorni con musica dal vivo venerdì sera, densa di eventi è stata la giornata centrale di sabato, 18 giugno, in cui la scuola primaria Mazzini è stata sede di diversi workshop d’informazione. La donazione del sangue, la solidarietà, il volontariato e, infine, lo sport, i principali temi trattati.
Particolarmente coinvolgente il workshop “Tendere la mano con un sorriso”, pensato per far conoscere al pubblico quelle realtà presenti sul territorio dedite alla cura e al sostegno degli altri. Al tavolo dei relatori la dottoressa Donatella Giordano, psicologa della Comunità “Fratello Sole”, e Giorgio Gasparro, socio dell’associazione “ViviamoInPositivo”. Filo conduttore dell’incontro, spiega Donato Colacicco, è il bisogno del sorriso, specialmente nei bambini malati e nei ragazzi a rischio di emarginazione. Gli fa eco Giovanni Fraccalvieri, secondo cui è fondamentale promulgare la cultura della solidarietà nel corrente anno europeo del volontariato.
La dottoressa Giordano, che da quasi vent’anni lavora nella comunità di recupero terapeutico per tossicodipendenti “Fratello Sole”, illustra il percorso che i pazienti sono guidati a compiere prima di poter lasciare, gradualmente, la struttura. Un percorso che dura circa due anni e comincia con lo stabilire un “legame terapeutico”, mediante cui il paziente si affida al suo psicoterapeuta e si racconta a lui, riappropriandosi progressivamente della propria vita.
“Il problema della tossicodipendenza” osserva la dottoressa Giordano, “coinvolge fasce d’età sempre più vaste. L’età media in cui si consumano le prime sostanze stupefacenti si abbassa intorno agli 11-12 anni. D’altra parte, adulti sempre più pressati finiscono per rivolgersi a sostanze più o meno legali, instaurando comunque un rapporto di dipendenza”.
È fondamentale che i genitori mantengano un ruolo vigile nei riguardi dei propri figli, pur permettendo loro di compiere quel processo naturale e sano di presa di distanze dalla famiglia che si verifica durante l’adolescenza”.
Giorgio Gasparro, invece, si confessa dipendente dall’animazione sociale e, in particolare, dalla clownterapia. Educatore e volontario di “ViviamoInPositivo”, che in Italia conta più di 40 sedi ed è attiva a Bari dal 2005, spiega cosa significhi “VivereInPositivo” ed essere clown di corsia.
Vuol dire applicare nel quotidiano un ideale di accettazione e serenità. Significa sentirsi parte integrante di un gruppo, con cui si cresce e con cui si ride. Riscoprire il proprio spirito clown equivale a riscoprire il bambino che è in sé, essere spontanei, ma mai impreparati.
La formazione è un punto cardine di “ViviamoInPositivo”, che opera negli ospedali, in particolare nei reparti di pediatria generale e pediatria oncologica, nelle carceri e, in generale, nei luoghi di cura.
Un meeting, quindi, che promuove la cultura della solidarietà e del volontariato, intesa da un lato come mezzo per sostenere gli altri e, dall’altro, come chiave per riscoprire se stessi.