VITO RUSSO E SPAZIO UNOTRE: CONNUBIO FRA ARTI
Uno sguardo introspettivo, rivolto al proprio vissuto, ma che al contempo scruta la realtà circostante … Uno sguardo attento, al quale, però, qualcosa sfugge, in quella piccola frazione di secondo in cui la palpebra, necessariamente, si dischiude. “È uno sguardo che cattura brandelli di realtà, e se paragonassimo la poesia alla fotografia, parleremmo di fotogrammi”, così afferma Giacomo Leronni, durante la lettura critica alla scrittura di Vito Russo, primo ospite dei giovedì letterari – organizzati dallo stesso Giacomo Leronni, Fortunato Buttiglione, Giorgio Gasparre e Filippo Paradiso – presso la nota e suggestiva location di Spazio Unotre.
Vito Russo, putign
anese d’origine e milanese d’adozione, ha presentato, giovedì 22 settembre, il libro ‘Tra la palpebra e l’occhio’, edito Lieto Colle 2011. Raccolta poetica che si nutre della poesia di Edoardo Sanguineti, Maurizio Cucchi … e che mette al centro la sua esperienza più personale e più intima, perché “il poeta – continua Giacomo Leronni – ci mette a conoscenza della sua esperienza […]. Esperienza che ha le sue sconfitte, i suoi punti di non ritorno, ed anche le sue vittorie”.
L’esperienza di Vito Russo è un’esperienza caratterizzata da un’inquietudine esistenziale, da tasselli che non riescono a ricomporre il puzzle: “Il sonno non arriva in questa stanza, mi tiene sveglio il timore di non riconoscermi più negli abiti che indosso”. O ancora i suoi versi recitano: “[…] distratti dal pensiero di Dio, i piedi scavano terra e cemento”.
È un’esperienza che narra un disagio dettato dalla situazione storico-sociale contemporanea: “[…] Mentre sfoglio i quotidiani, ne ho i segni sulla cravatta”. La poesia di Vito Russo, inoltre, è una poesia che si muove tra lo spazio psicologico e quello fisico. Troviamo la presenza di varie città, tra le quali spicca predominante la ‘sua’ Milano, in quanto, secondo lo stesso Vito Russo, “sono importanti le relazioni che si hanno anche con la materia spazio-geografica, perché la nostra personalità è data sia dai rapporti interpersonali sia da quelli che si possono avere con gli oggetti”. È una poetica degli oggetti la sua, che ad un certo punto si apre a dei punti di speranza: “La domenica sera sembra che il tempo non abbia più nulla da dire, eppure domani si ricomincia”.
Intanto Mario Pugliese – artista dalla nota creatività ed ospite dalla grande accoglienza – da colore alle parole in versi declamati dallo stesso Vito Russo. “Ignoro se questa giacca sia l’essenziale”, diventa una giacca indossata da un uomo senza volto; e “L’amarezza di una frase non detta”, diventa un volto dalle lacrime argentee che non riesce a guardare quella valigia andar via… .
Il sottofondo musicale, in conclusione, è dato dalla chitarra del maestro Gianni Pinto. Riuscito, come sempre, il connubio fra le arti, capace di creare una particolare sintonia anche tra i presenti.
Il prossimo giovedì letterario è fissato al 29 settembre con la presenza di Lino Angiuli. Grazie di cuore, infine, a Fabio Guliersi per aver messo a disposizione della nostra redazione i suoi preziosi scatti.