“LO SVILUPPO SOSTENIBILE, UN PERCORSO OBBLIGATO”
Lo sviluppo sostenibile, che per definizione è “uno sviluppo che risponde alle esigenze del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie“, non è un concetto molto lontano dalla realtà in cui viviamo. In sostanza esprime un concetto molto semplice: implica che la crescita odierna non rappresenti un pericolo per le generazioni future.
Per raggiungere questo scopo, è necessario che le tre componenti dello sviluppo sostenibile (economica, sociale e ambientale) siano affrontate in maniera equilibrata a livello politico. Uno sforzo congiunto tra cittadini e istituzioni potrà rendere meno difficile il percorso; i cittadini, infatti, con il loro stile di vita, le piccole azioni e i comportamenti quotidiani di consumo e gestione delle risorse possono contribuire alla sostenibilità.
È necessario far crescere nel cittadino la consapevolezza del proprio ruolo di attore fondamentale nell’attuazione di un modello di “consumo sostenibile”, orientando le proprie scelte verso beni e prodotti rispettosi dell’ambiente, che consentano di contenere i consumi, ridurre i costi e, soprattutto, le emissioni di gas inquinanti.
Nel 1992 a Rio de Janeiro, lo sviluppo sostenibile viene assunto come percorso obbligato per la sopravvivenza del pianeta e con l’approvazione della “Dichiarazione di Rio sull’Ambiente e lo Sviluppo”; gli Stati si sono impegnati a perseguire tale modello di sviluppo sostenibile.
A Rio sono state firmate le Convenzioni sui Cambiamenti Climatici e sulla Biodiversità e sono state gettate le premesse per quella contro la Desertificazione; firmando queste Convenzioni, gli Stati si sono impegnati ad adottare programmi e misure finalizzate alla prevenzione, al controllo e alla mitigazione degli effetti delle attività umane sul pianeta. In particolare, con l’Agenda 21, si è definito un ampio e articolato programma di azioni per lo sviluppo sostenibile del pianeta da qui al 21° secolo.
Con la Conferenza di Kyoto del dicembre 1997, è stato definito uno specifico protocollo che impegna i paesi firmatari a ridurre complessivamente, entro il 2012, del 5,2% rispetto ai livelli del 1990, le principali emissioni di gas capaci di alterare il naturale effetto serra del pianeta. Il protocollo di Kyoto è entrato in vigore nel febbraio 2005.
Le emergenze ambientali, gli eventi estremi conseguenti ai cambiamenti climatici e i loro effetti catastrofici sulla vita dell’uomo impongono interventi concreti sull’attuale modello di sviluppo, finalizzati alla riduzione delle emissioni di gas serra, ritenuti tra i principali responsabili dei cambiamenti climatici.
La crescita nei consumi degli ultimi 50 anni sta creando pressioni sempre più esasperate sull’ambiente. Il deterioramento delle risorse come l’acqua, l’aria, la terra, le foreste, è la causa di desertificazione, inquinamento delle falde acquifere, frane, perdita di biodiversità, inquinamento atmosferico, emissioni di CO 2, innalzamento della temperatura terrestre, scioglimento delle nevi perenni, aumento del buco dell’ozono.
(a cura di: Spicchio Verde)