LA CRISI? C’E! MA ANCHE CHI FA AFFARI A NOSTRE SPESE
Ci è giunta in redazione una segnalazione (non ce ne vogliano gli “esterofili”) questa volta in riferimento ad un esercizio commerciale cinese di recente apertura che tra l’altro dà lavoro a diversi ragazzi gioiesi, presso cui parrebbe in piena ondata natalizia, con un flusso di clienti a dir poco portentoso a giudicare da code all’unica cassa e dalle auto parcheggiate, non siano stati rilasciati i previsti scontrini.
La titolare con la sua carinissima calcolatrice decorata con strass pare abbia il vezzo di sommare i vari prezzi e con candore tutto orientale mettere in cassa non pochi soldini… esentasse.
Fermo restando che di certo non tutti gli esercenti cinesi sono potenziali evasori, così come tra quelli gioiesi ce ne sarà più di uno “caduto in tentazione”, ci si chiede come sia possibile che i conti tornino con fitti che, pare, si aggirino intorno ai sette, ottomila euro mensili per i negozi più estesi, o con commessi regolarmente assunti.
Che la manodopera made in China costi poco e la materia prima ancor meno (vedasi su Rai Tre Report di qualche settimana fa sull’utilizzo della plastica, della carta e dei rifiuti riciclati che da quelle parti vanno “a ruba”), è noto, che però in tutto questo business non si paghino le tasse al paese che li ospita e nel quale il commercio si svolge, non è propriamente corretto.
Già il meridione paga lo scotto di acquistare da supermercati che hanno sedi nel nord e nel nord Europa (dove pagano le tasse), di affidare i propri risparmi a banche del nord che da noi investono ben poco, produciamo praticamente servizi e tra un po’ nessuno potrà permettersi di “pagarli”.
Facendo due conti, tolto i fittuari del megastore o dei vari locali (che sono gli unici a guadagnarci davvero) e l’indotto alimentare (le famiglie cinesi mangiano cibo locale, fanno la spesa nei supermercati gioiesi e italiani, mandano i figli nelle scuole e negli asili, volendo estendere il discorso a livello nazionale), per il resto utilizzeranno vestiario e beni provenienti dai propri fornitori e invieranno in madrepatria buona parte dei proventi per reinvestirli sul posto o in altro materiale da vendere, per cui il beneficio per il paese ospitante, alla fin fine, è uno solo: poter acquistare prodotti di dubbia origine, altrettanto dubbia sicurezza
(GdF e NAS sanno di cosa son fatti pupazzetti, piatti di carta, carta igienica, tomaie e borsette dell’acqua calda che “scoppiano” a una settimana dall’uso?) ma che costano davvero poco e in un budget familiare tutto questo fa la differenza. Con 50 euro fai regalini a tutti e ti avanza anche qualcosa per un look natalizio o di fine anno a effetto!
E mentre quaranta ispettori del Fisco vanno a Cortina per beccare quattro evasori totali (notizia di oggi), e alcuni agenti della Finanza li seguono a ruota, Equitalia riceve un giorno sì e l’altro pure minacce a causa delle salate sanzioni inflitte a normali cittadini, imprenditori e esercenti, nel profondo Sud si paga triplicato (stessa classe, diverso importo) il premio di assicurazione auto anche se gli incidenti sono diminuiti del 30%, la benzina vola alle stelle per colpa delle accise ed aumenta tutto in “sproporzione” ed al rialzo!
Se poi un povero pensionato di 74 anni, dopo aver lavorato all’estero una vita e portato a casa una pensione di circa 700 euro, ridotta di 200 per “errati calcoli nella ricongiunzione”, si ritrova a dover restituire all’INPS 5.000,00 euro in rate di 50 euro al mese e per questo si suicida, la colpa, a detta del direttore regionale dell’INPS, è della depressione!
E che dire di quei poveri pensionati che la tenuta conto non possono davvero permettersela, dovendo già “spezzare il centesimo” per sostenere le spese necessarie (soprattutto mediche), obbligati a foraggiare banche e Posta (di cui la famiglia Berlusconi è la maggior azionista ) al pari dei loro ben più fortunati colleghi, assegnatari di ottime pensioni erogate in tempi di vacche grasse?
E’ l’Italia che va… verso i saldi prima della bancarotta, al soldo di una classe politica che l’ha già “venduta”, anzi “svenduta” e in alcuni casi “regalata” a imprese straniere, cinesi e indiane, per ricavarne mero profitto e tanto potere!
http://www.guidaconsumatore.com/consumo_consumatori/prodotti-cinesi-rischi-e-pericoli.html