OSPITI ILLUSTRI PER GIOVANNI CARANO-DONVITO-foto
Desta non poco stupore vedere tra gli invitati alla presentazione di “Scritti scelti di scienza delle finanze e di diritto finanziario” di Giovanni Carano Donvito – opera, edita Cacucci, redatta dai professori Nicola D’Amati ed Antonio Uricchio -, anche giovanissimi studenti pronti a sfidare il freddo pungente per rendere “onore” al fratello di Giovanni, Enrico Carano, cui è intitolata la loro scuola.
Una presenza che alimenta la speranza di un futuro nel quale ritrovarli protagonisti di cittadinanza attiva e quindi di buon auspicio per la riscoperta dei saggi dell’economista gioiese, accuratamente scelti da D’Amati e Uricchio e corredati da una altrettanto puntuale esegesi.
La pubblicazione racchiusa all’interno della giovane collana della II Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bari “Aldo Moro”, sede di Taranto (città nella quale lo studioso ha frequentato il liceo Archita), è non a caso definita “una straordinaria occasione di arricchimento per coloro che si dedicheranno alla loro lettura”.
Ed è questo il vissuto trasmesso dal saluto emozionato di Ruggero Messere, nipote dello studioso e presidente dell’Associazione che ha promosso la raccolta dei saggi e dall’entusiastica proposta di Piero Longo, nelle vesti di Presidente del Consiglio Provinciale, il quale suggerisce di intitolare la Distilleria Cassano che oggi ospita la Lum a Giovanni Carano Donvito. Pregevole ed originale anche la grafica dell’invito, ideata dal grande Mimmo Castellano.
Prestigiosi gli ospiti presenti all’incontro del 25 gennaio moderato con consumata esperienza da Federico Pirro – docente di Storia dell’Industria presso l’Ateneo barese: l’ex Ministro delle Finanze e senatore Francesco Forte, professore emerito de “La Sapienza” – il quale ha incantato i presenti con una inaspettata “lectio magistralis” -, il professor Antonio Uricchio, versatile e carismatico nel cogliere la modernità “finanziaria e fiscale” dello studioso ed il professor Ernesto Longobardi, professore di “Scienza delle Finanze” presso la facoltà di Economia dell’ateneo barese.
A quest’ultimo è affidato il saluto del rettore Corrado Petrocelli, a Roma per altri impegni e un breve excursus sul pensiero del nostro illustre concittadino, il quale si dedicò senza risparmio a “segnare i muri maestri e le linee fondamentali delle svariate riforme fiscali”.
Il professor Francesco Forte ricorda la recensione negativa registrata su “La Riforma sociale” de “I teoremi fondamentali” del Carano Donvito, saggio sull’èlite nelle teorie delle scelte pubbliche dedicato ad Augusto Graziani e pubblicato nel 1903, una originale e innovativa ricerca che si avvale di “esempi paradigmatici” relativi alle principali teorie della finanza pubblica priva – a detta del recensore che ne stronca il successo – di quell’approfondimento (citazioni, note a margine, riferimento ad altre dottrine) che avrebbe reso il volume un vero e proprio saggio storico.
Il Carano, infatti, non fa riferimento alle teorie di Gaetano Mosca, Wilfredo Pareto ed altri economisti che pur “intercetta” nei suoi studi, mentre cita Achille Loria e Amilcare Puviani a riprova che il suo scritto nasce come nuova proposta e non come riproposizione di altrui teorie.
Il professor Forte si addentra con raffinata oratoria nella tematica, incantando l’uditorio anche nei passaggi più specifici e squisitamente “tecnici”.
Infiniti i collegamenti che a loro volta aprono nuovi scenari argomentativi, sempre attinenti e complementari all’argomento, per poi ritornare in tema.
“Per il Carano – afferma Forte – le èlite sono dei fari che guidano ed illuminano le grandi masse sul cammino dell’incivilimento. Le èlite sociali variano col variare delle condizioni stesse che le hanno determinate e con lo spostarsi dell’utilità complementare delle classi sociali. L’alternarsi di diverse èlite è il risultato naturale delle leggi economiche e sociali che regolano la vita della società. Per il Carano la politica finanziaria è l’arte di intuire e saper attuare quell’ordinamento finanziario e quel sistema tributario in grado di assegnare una convenienza al maggior numero possibile di cittadini”.
In sintesi il Carano suggerisce di eliminare le cause anormali di spese, chiedendo ai contribuenti il necessario, di rimuovere ogni ostacolo al libero sviluppo delle forze sociali, facilitare l’emigrazione e curare l’istruzione e l’educazione del popolo, concetti che ancor oggi ricorrono nelle buone prassi di governo e che confermano la modernità “intellettuale” dell’economista gioiese.
Ne tratteggia il profilo e la misura dell’impegno con estrema precisione il professor Antonio Uricchio, Preside della II facoltà di Giurisprudenza di Taranto, che appena laureato viene introdotto dal professor Nicola D’Amati allo studio degli scritti del Carano Donvito.
“I saggi che seguono, non solo forniscono la misura di un impegno scientifico e civile, ma illustrano percorsi di ricerca che si intrecciano con le linee guida del nostro paese. […] Nel dipanarsi degli itinerari argomentativi e di ricerca, Carano Donvito non perde mai di vista l’esigenza dell’equa ripartizione delle risorse tributarie al fine di contemperare i diritti di finanza pubblica con quelli di economia privata”.
Ben presagì, lo studioso gioiese che “quanto più le imposte si moltiplicano e si aggravano – è storia dei nostri giorni – tanto meno l’ordinamento tributario risponde ai concetti di giustizia…” ed ancor più profetica la sua affermazione in merito a quanto “sia necessario che uno stato moderno possa disporre di una massa di contribuenti onesti, specie nei momenti più critici della sua esistenza”.
La raccolta di saggi non solo fornisce la misura di un impegno scientifico e civile di uno dei più prestigiosi docenti dell’università di Bari (nella quale ha insegnato negli anni ’30) e dei più autorevoli intellettuali pugliesi, ma illustra percorsi di ricerca ancora attuali come la questione, ad oggi irrisolta, della codificazione tributaria, le ragioni del divario tra Nord e Sud, gli strumenti di repressione dell’evasione fiscale, la fiscalità internazionale.
La consapevolezza della crescente dilatazione della spesa pubblica e del conseguente inasprimento della pressione fiscale si unisce alla preoccupazione che “quanto più le imposte si moltiplicano e si aggravano, tanto meno l’ordinamento tributario risponde ai concetti della giustizia”.
Nella centralità del suo messaggio, resta la considerazione che “attuato un equo sistema tributario che cioè risulti dall’insieme di disposizioni giuste, opportune e chiare, sorge naturalmente nel cittadino il dovere di obbedire a quelle leggi, e sorge naturalmente il diritto nello Stato di costringere all’obbedienza stessa in quanto l’obbedienza stessa in questo caso è fonte del benessere per ciascuno e per tutti”.
Carano Donvito insegna oltre che a Bari anche nelle Università di Macerata e Federico II di Napoli, con pubblicazioni di pregio e “illuminate” sulla scienza delle finanze e sul diritto finanziario. Profondi sono i suoi legami culturali ed umani con Francesco Saverio Nitti, Giustino Fortunato e lo stesso Benedetto Croce. Gli costa non poco – ovvero l’abbandono dell’insegnamento e la fine di una brillante carriera che lo avrebbe meritatamente portato tra i grandi dell’epoca – l’aver sottoscritto nel 1933 il testo crociano di protesta nei confronti del Manifesto degli intellettuali fascisti.
A chiusura dell’incontro alcuni interventi da parte del dottor Ciquera e dei commercialisti Maurizio Dell’Aera e Franco Capurso, quest’ultimo socio del Centro Civico 121, associazione che ha organizzato la serata ed offerto un buffet ai presenti nella sua sede.
L’editore Cacucci, infine, anticipa la pubblicazione di altri due volumi (veri best sellers) inseriti nella stessa collana, il primo curato dal professor Roberto Marchionatti sulla corrispondenza intrattenuta dal Carano Donvito con i suoi celebri contemporanei ed il secondo sul Meridionalismo, affidato al professor Pino Galasso.
Autore degli scatti fotografici Mario Di Giuseppe che non smetteremo mai di ringraziare per la collaborazione con la Redazione di GioiaNet.