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MANI PULITE: “GIUSTIZIALISMO, L’ODIO E LA POLITICA”

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mani pulite fotogramma 1Ferruccio De Bortoli in un editoriale pubblicato domenica scorsa sul Corriere invita a leggere la stagione giustizialista di Mani Pulite che si è aperta il 17 febbraio 1992 con spirito critico e costruttivo.

Vent’anni dopo, -scrive il direttore del giornale di Via Solferino – il ricordo di Mani Pulite è un insieme di immagini sbiadite. Colpisce l’ammissione dell’ex giudice Gherardo Colombo sui magri risultati delle inchieste contro la corruzione e il finanziamento illecito dei partiti. I protagonisti di allora sono critici severi dell’eredità civile, e non solo giudiziaria. Gli eccessi e gli errori non furono pochi. Con i partiti fu spazzata via un’intera classe politica. Troppe le sentenze mediatiche; non sempre adeguata la tutela delle garanzie individuali”.

mani-pulite colomboPerché non si riesce a chiudere questa transizione che ha fatto precipitare il Paese nel caos? Se Santoro fa gli auguri di Natale a Spatuzza, e Di Pietro continua a fare politica senza mai essersi tolto la toga, che ha indossato indegnamente, ci sarà un motivo.

La Seconda Repubblica non è decollata perché la prima è stata spazzata via con la violenza della via giudiziaria alla politica. Questo è un passaggio fondamentale per comprendere la malattia istituzionale della nostra democrazia parlamentare .

craxi01gÈ necessario fare un passo indietro, e tornare agli anni della ghigliottina mediatica. Un manipolo di giudici, riunitosi in un Pool, misero in atto con l’abuso della carcerazione preventiva una campagna di odio contro la Dc e il Psi. L’obiettivo era il loro abbattimento, senza aver alcun rispetto per le regole fondamentali dello Stato di diritto.

La barbarie giustizialista di Di Pietro e dei suoi amici di toga hanno dato un colpo mortale al sistema della democrazia parlamentare. Oggi, a vent’anni dall’inizio di Mani Pulite, politicamente stiamo pagando le amare conseguenze di quella rivoluzione giudiziaria che aveva la presunzione di rivoltare l’Italia come un calzino, omettendo dolosamente dalla linea offensiva il Pci-Pds-Ds che si schierò immediatamente dalla parte dei giudici.

Mani pulite 2Il Pool aveva le idee chiare: abbattere la democrazia dei partiti con lo strumento antidemocratico del giustizialismo. Napoleone Colajanni in un libro dedicato a quella stagione (Mani Pulite? Giustizia e politica in Italia, Mondadori, 1996) affermò che tra le cause dell’attuale stato d’incertezza, non solo politica, in cui versa il nostro Paese si debba annoverare anche il modo in cui ha operato la magistratura. È illuminante quanto scrive a proposito dei giudici di Tangentopoli. “Questi uomini avevano però alcune caratteristiche comuni: l’avversione per il sistema dei partiti, che di fatto diveniva avversione per la democrazia così come esiste in Italia; la consapevolezza di disporre di uno strumento formidabile, qualora lo si fosse potuto usare, per operare il cambiamento; un orientamento, che si potrebbe definire fondamentalista, per cui la giustizia è una sorta dipietro ppianoR400di macchina inesorabile al cui centro è l’obbligo dell’azione penale, da portare avanti in ogni circostanza, qualunque essa sia”.

Così è stato. La politica e il Paese stanno pagando le conseguenze di una giustizia politica irresponsabile.

Antonio Di Pietro all’epoca disse: “Purtroppo non esistono altri correttivi al potere neofeudale, conseguente alla degenerazione partitocratica della gestione della cosa pubblica e agli intrallazzi con i gruppi di pressione, se non la repressione penale”.

Parole agghiaccianti che ancora oggi questo personaggio inquietante ripete dai banchi del Parlamento.

 

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