A PROPOSITO DEL “TRASFORMISMO” DI DEPRETIS
Fra qualche sorrisetto ironico è passata sotto silenzio una riflessione alla quale, volenti o nolenti, dobbiamo rapportarci se è vero, è una mia opinione, che vi è il rischio reale che ci si avvii verso questa sciagurata stagione della politica, già tentata e fallita dall’Innominato.
Nel 1994 il signor B. inaugurò il “trasformismo” del XXI secolo, fortunatamente, sembra, fallito. Chi non ricorda i fondatori di Forza Italia: soggetti di provenienza comunista fino a soggetti di provenienza missina, passando per socialisti, repubblicani e liberali.
Ciò grazie a chi, molto frettolosamente, aveva liquidato la stagione delle ideologie come momenti di aggregazione o di contrapposizione. Se ciò aveva una sua logica per ex comunisti ed ex fascisti, entrambi alle prese con il fallimento delle rispettive esperienze – nota a margine: ritengo che i comunisti sbagliassero perchè se era condivisibile liberarsi del fardello “leninista” non era altrettanto condivisibile liberarsi del pensiero marxiano che oggi mostra tutta la sua attualità se correlato alla crisi del neo-liberismo.
Il mio essere socialista riformista, invece, nega recisamente il superamento delle ideologie. Il pensiero di Turati, Treves, Matteotti, Salvemini, Rosselli e tanti altri è oggi quanto mai attuale: il superamento del capitalismo, o meglio del neo-liberismo, passa attraverso il massimo dell’espansione dei diritti dei popoli: lavoro, welfare, democrazia, libertà, giustizia sociale.
Per scendere alle piccole cose locali vorrei usare una metafora: rispetto ad un pranzo che comprenda primo, secondo, frutta, dolce, se per una serie di motivi non posso mangiare tutto posso escludere una portata e nutrirmi ugualmente. Se tutte quelle pietanze le passo al frullatore, oltre ad ottenere qualcosa di nauseabondo, ho due opzioni: trangugiare il tutto con notevole riluttanza e disgusto o digiunare.
Per quanto mi riguarda, atteso che di tanto in tanto il digiunare ci libera delle tossine, non avrei dubbi: digiunerei.