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DON GIOVANNI INGRAVALLO, UN PADRE SPIRITUALE-foto

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suor antoniettaDue giornate dedicate dalla comunità parrocchiale dell’Immacolata di Lourdes a Don Giovanni Ingravallo nel decimo anniversario della sua “nascita al cielo”, per ricordare un uomo, un sacerdote, un padre spirituale che dal 10 febbraio del 1952 al 18 maggio del 1996 vivrà con e per i suoi fedeli.

L’affetto tangibile e gioioso, l’emozione, la condivisione di ricordi affidata ai sacerdoti che gli sono stati vicini, a Suor Antonietta e Suor Giuseppina, ai parrocchiani molti dei quali bambini al suo arrivo, alle “vocazioni” da lui incoraggiate, si esprimono ancor oggi con vivida commozione.giulia-cantore

Tanti gli aneddoti rievocati sabato, 25 febbraio, sotto lo sguardo sorridente della sua immagine proiettata sullo schermo nel teatro della Chiesetta – costruito negli anni ’60 insieme alla canonica, alle aule di catechesi e agli spazi ricreativi – al cospetto delle due targhe in marmo incise per commemorarne la memoria.

In chiesa Don Michele Sardone, assente nel primo incontro del 19 febbraio, celebra la messa e ricorda il suo parroco. Poco dopo in teatro Giulia Cantore accoglie i presenti ed affida al professor Francesco Giannini la narrazione storico-biografica della vita del sacerdote – cui in seguito si è attinto – in questa occasione impreziosita da suoi vissuti quali il dono del libro “Senza famiglia” corredato di affettuosissima dedica e conservato per cinquant’anni, premio franco-giannini-relaziona“speciale” per i catechizzati più solerti e virtuosi, la prima “sonata” di campane alquanto originale e il rapporto di “odio – amore” tra il sacerdote e la sua seicento beige – sabbia durante le visite alla Madonna della Scala per confessarsi…

“Tutti sapevano quando Don Giovanni prendeva l’auto – afferma sorridendo Giannini – anche gli stipiti!”

Quindi l’ingegner Antonio Lippolis presenta il DVD preparato per commemorare il parroco, un prodotto “artigianale” a suo dire, più che discreto per essere sperimentale – nel quale oltre una breve biografia accompagnata da musiche suggestive, compaiono foto e video “d’epoca” reperiti tra gli stessi parrocchiani.

antonio lippolisLippolis ricorda l’occupazione “abusiva” del campetto della parrocchia per i giochi pomeridiani, asseverata da un ignaro Don Giovanni e le escursioni sulla “sciarretta” del suo papà Pompeo, presidente dell’Associazione Cattolica, per benedire anche le case più lontane. Quella della benedizione delle case, pretesto per prender contatto anche con i parrocchiani più pigri, è una tradizione che tutti ricordano con affetto.

“Si recava di casa in casa durante la quaresima, portava la comunione agli ammalati, non ti faceva mai sentire solo la sua mano poggiata sulla spalla!”

ingravallo pubblicoFloranna Giorgio ne ricorda la modernità e la generosità.

“Era sempre aperto e disponibile alle proposte ed alle sollecitazioni di noi giovani, per acquisire competenze specifiche nell’animazione liturgica ci spesava persino i corsi presso la Diocesi…”

Marisa Gatti porta la testimonianza di Suor Giuseppina Gatti, vocazione nata nella “Chiesetta” che Don Giovanni non solo sostiene ed incoraggia, ma per la quale deve “mediare” con la famiglia, in particolare con la mamma della suora, assalita dallo sconforto al pensiero di veder sua figlia in clausura.

ingravallo-teatroDon Giovanni oltre, a completare i lavori della parrocchia avviati da Don Sante ed esser sempre disponibile a curarne la manutenzione, invia a Suor Giuseppina ben due milioni di lire in favore della costruzione di un monastero benedettino in Romania e ne offre altre 500.000 per le messe per i suoi cari.

Tutti lo ricordano in perenne preghiera, inginocchiato davanti al crocifisso o nei pressi della sacrestia.

“Se non stava a dir messa, lo trovavi a pregare – ricorda Don Filippo Resta in un suo scritto letto in teatro – se non pregava era nel confessionale, sempre pronto e disponibile o in ospedale a portare conforto ai malati. Grande era la sua capacità di ascolto, il suo zelo esemplare. Durante la messa dei fanciulli girava tra i banchi con una ingravallo ricordimacchinetta che distribuiva caramelle e invitava i ritardatari a sedersi. Quando morì Carlo Angelillo per un malore in mare, andammo insieme ai genitori all’obitorio di Taranto.

Un altro episodio legato al mare, questa volta meno triste, lo racconta Antonio Lippolis.

Don Mario era andato a svagarsi al mare, al rientro scoprì che gli erano stati rubati i vestiti e a Don Giovanni toccò celebrare la quarta messa nello stesso giorno.”

Per Giuseppe Colangelo, indimenticabili ed esilaranti gli “Alleluia” e i “Tu scendi dalle ingravallo pubblico2stelle” cantati dal parroco. Alla vigilia del Natale era tradizione preparare il presepe in parrocchia e Giuseppe e i suoi amici si dedicavano all’allestimento a tarda sera. Una notte Don Giovanni apparve loro in vestaglia ocra e “senza dentiera” dicendo: “Ma voi ancora qua state?”

Vittorio Vernia rievoca le feste del catechismo di Monte Sannace, quando per tutti la colazione era a sacco tranne che per Don Giovanni, il quale sedeva al tavolo per gustare la pasta al forno e le polpettine di Lucia… quando Vittorio occuperà lo stesso posto, il ricordo tornerà struggente.

Nelle lettere di Don Carmine Mosca, Don Filippo Resta e Padre Pio De Mattia, lette nel corso della serata, torna costante il riferimento alla preghiera.

Padre Pio ne sottolinea lo spirito ingravallo pubblico3fraterno, la prossimità, il sostegno nelle offerte, il tessere a distanza relazioni, il profondo e sincero affetto e nel periodo in cui dovette abbandonare la sua amata parrocchia, l’infinita tristezza.

”Visibilmente prostrato – ricorda il missionario – aveva spesso bisogno di appoggiarsi al muro camminando nel corridoio ed in sacrestia, perché diceva di avere le vertigini. In realtà, la sua era una profonda ed incolmabile sofferenza di padre che sentiva il suo cuore straziarsi per la prossima e definitiva separazione dai figli che egli aveva tanto amato e servito…”

Filippo Fiorente gli è accanto in ospedale, lo disseta per la primingravallo relatoria ed ultima volta, sarà lui a scrivere per il suo trigesimo un accorato saluto pubblicato sul bimestrale “la Piazza” nel marzo del 2002.

“Uomo della testimonianza e della riconciliazione, della preghiera e della carità, raccolto in preghiera davanti al Santissimo, pronto a reggere come una delle tante colonne, il peso della sua chiesa.”

Il 20 febbraio, stessi luoghi – chiesa e teatro – ben più prestigioso parterre: Monsignor Francesco Cacucci, Monsignor Domenico Ciavarella, Don Mimì Padovano, Don Carlo Lattarulo, Don Antonio Serio, Don Alfonso Giorgio, Don Dorino Angelillo, Don Franco Fanizza, Don Giuseppe Ferri, Don Michele De Mario, Suor Antonietta, Vito Mastrovito, i parroci delle parrocchie gioiesi e a moderare ed intervistare tutti la giornalista Patrizia Nettis.

ingravallo-mostraNel corso della serata viene inaugurata la mostra fotografica curata “coralmente” da fedeli, parenti, amici.

“Il poco di tanti fa un assai!” amava dire Don Giovanni, ed in questa occasione mai affermazione fu più vera: le foto e i documenti presenti nella mostra, incorniciati e decorati, i video, gli stessi ricordi hanno ricostruito un’intera vita.

Monsignor Cacucci tesse lodi sul sacerdozio vissuto in preghiera, operosità e “freschezza” da Don Giovanni, dando prova di estrema sensibilità nel ripercorrere gli eventi che portarono Monsignor Magrassi al trasferimento del sacerdote.

“Il cambio non era legato all’efficienza, ma uno stile di rinnovamento legato ad una società mobile, non più statica… restare a lungo talvolta comporta il rischio di ripetersi, non era il caso di Don Giovanni che ha vissuto la sua esperienza in modo fresco…”

ingravallo-mastrovitoVito Mastrovito traccia un indimenticabile profilo del parroco.

“Don Giovanni ha costruito la comunità, aiutandola a crearsi una forte identità, non a caso oggi troviamo anche su facebook il gruppo “Quelli della Chiesetta”. Sostituì il compianto Don Sante Milano, di cui portò a compimento le opere, andando anche oltre. Visse la diatriba del diritto di stola che provocò scintille tra don Di Maggio e Don Paolo Meliota, era un vaso di creta tra due vasi di ferro.”

Vito Mastrovito nel ’64 è presidente dei Giovani dell’Azione Cattolica ed il rapporto con il parroco non è sempre idilliaco.

“Con la nostra esuberanza volevamo l’abolizione delle processioni, eravamo radicali, insofferenti, nella scelta dei testi della liturgia della parola cercavamo toni duri. Don ingravallo pubblico4Giovanni restava interdetto, la sua difficoltà era evidente ed era disarmante il suo atteggiamento di profondo stupore anche nei confronti del Concilio Vaticano II, pareva talvolta dire “…non capisco ma mi adeguo…”. Cercava sempre di mediare, di evitare lo scontro.”

Suor Antonietta lo ricorda parroco di Cellamare nel ’48.

“Dormiva nella sacrestia perché non vi era una stanza per lui… Era sempre impegnato, finiva un’opera e ne iniziava subito un’altra, era anche sempre disponibile e pronto ad intervenire per porre rimedio ai problemi dell’asilo” e ad ascoltare barzellette durante le gite (e se ne organizzavano tante). Ha scatenato l’ilarità e la simpatia del Vescovo la spontaneità di suor Antonietta nel raccontare una delle barzellette che ingravallo-cacucciallietavano i viaggi.

Diceva a Don Giovanni: “Sai perché il Signore ha creato prima l’uomo e poi la donna? Prima ha fatto la brutta copia, poi la bella…! – e Don Giovanni di rimando le rispondeva – Che bella copia che ha fatto!”

Don Michele lo rivede in ginocchio, assorto in preghiera sulla porta che dà sulla sacrestia, rievoca la sua parsimonia nel consumar la luce o riscaldare casa, la trasparenza sacerdotale, la capacità di riequilibrare le sue “pecorelle”.

ingravallo-don alfonsoAnche Don Alfonso ne ha ricordi “domestici”. Gli inviti a pranzo, i piatti lavati insieme, il trasporto spirituale, la condivisione intima anche della preghiera nell’esortarlo ad inginocchiarsi al cospetto del Santissimo.

Don Carlo confessa di averlo conosciuto meno degli altri. Lo incontrava alla Scala, dove aveva iniziato il suo percorso vocazionale, con il suo ricordo ha dovuto confrontarsi in seguito, lottando contro l’affettuosa “mitizzazione” che i fedeli istintivamente incoraggiavano.

Don Franco ricorda i “brodetti di pesce” gustati in canonica e l’attenzione alla famiglia dei suoi assistiti ed amici. Fu l’unico ad andare a Mola a dar le condoglianze alla mamma di don Franco per la morte di uno zio prete.

ingravallo don francoDa tutti Don Giovanni viene ricordato uomo di fede e preghiera, “padre” indulgente, sacerdote “vero”, perseverante negli obiettivi eppur mite nelle pretese che mai nulla tiene per sé ma tutto dona. Creare relazioni, coltivarle, non dimenticare chi è lontano, essere attenti ai bisogni di chi ci è accanto, offrirsi come esempio di vita… è questo l’insegnamento offerto a due generazioni di parrocchiani che a loro volta, oggi, a dieci anni dalla sua “nascita al cielo” sentono di dover moralmente e spiritualmente trasmettere ai posteri.

La biografia

don giovanni ingravalloDon Giovanni Ingravallo nasce a Mola di Bari il 24 maggio 1917, nello stesso luogo morrà il 25 febbraio 2002.

Dal 20 luglio 1941 è sacerdote e l’Arcivescovo di Bari Monsignor Marcello Mimmi gli affida la Chiesa Madre di Mola. Nel ’42 sarà viceparroco a Casamassima e nel ’48 parroco di Cellammare. Il 10 febbraio del ’52 proseguirà l’opera di Don Sante a Gioia, nel giugno del 1952 avvia l’iter per la traslazione della salma del sacerdote.

Nel 1953 al cospetto della salma del suo predecessore Don Giovanni chiede ai fedeli di continuare ad esser benevoli e generosi come lo furono con Don Sante.

Nel 1954 dà l’incarico a Paolo Brescia di costruire un campanile in carparo e tufo alto 41 metri sotto la supervisione dell’ingegner Giuseppe Colacicco.

L’ingegner Colacicco e Erasmo Pastore con le rispettive consorti e Violetta, sorella di Don Sante Milano, terranno “a battesimo” il 1° novembre del ’55 le tre campane costruite nella fonderia Carmine Capezzuto di Napoli. Il loro primo “scampanio” sarà dedicato l’8 dicembre del 1955 all’Immacolata.

Per costruire l’asilo tanto desiderato da Don Sante, il parroco acquista 2.837 metri quadri di suolo a ridosso della Chiesa, cui contribuirà anche il Comune.

Il professor Giannini, fonte “biografica” di Don Giovanni, precisa che “il 23 settembre 1957 il Commissario Prefettizio, dottor Emanuele Loperfido, delibera un contributo alla Parrocchia dell’Immacolata di £. 50 mila per l’erigendo Asilo. Il 25 febbraio 1959 lo stesso Commissario delibera un contributo a Don Giovanni di £. 20 mila per la costruzione dell’Asilo parrocchiale, giustificandolo col fatto che l’Asilo è per i bambini poveri del Comune. Un ulteriore contributo di £. 100 mila viene deliberato dalla Giunta comunale il 28 ottobre 1960, come contributo per la costruzione dell’Asilo Infantile dell’Immacolata. L’Asilo entra in attività il 6 gennaio 1959; nel frattempo a dicembre del 1958 arrivano a Gioia alcune suore dalla casa madre di Gorizia, le quali si  prenderanno cura della gestione dell’Asilo e dell’educazione dei bambini.”

Don Giovanni arreda la chiesa con l’aiuto di Cristoforo Castellaneta Pomes cui si devono le lampade e i leggii in ferro e di altri artigiani.

Insegnante di religione nel Liceo Ricciotto Canudo veniva affettuosamente appellato dagli studenti zucchr gnur per il colore bruno della pelle e l’irrinunciabile veste talare.

Il 29 ottobre 1988 gli viene conferito il prestigioso Premio Letterario don Vincenzo Angelilli ideato dal professor Vito Antonio Lozito, con motivazione legata non a opere letterarie ma per l’impegno profuso nella formazione umana e religiosa dei giovani e nel sociale, in linea con l’opera di don Vincenzo Angelilli, fondatore del Convitto Manzoni, per i giovani studenti di famiglie povere.

Nel ’99 viene assegnato alla Parrocchia S. Maria di Loreto di Mola di Bari, vi rimarrà fino al 21 ottobre 2001, quando ufficialmente si insedierà il nuovo Parroco.

Tra le vocazioni religiose e sacerdotali da lui incoraggiate, oltre alle già citate anche quelle dei compianti Don Nicola Ludovico e Don Leonardo Cardetta.

A Mario Di Giuseppe, autore degli scatti fotografici, il nostro più sentito ringraziamento.

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