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TOCCANTE RICORDO DI DON MAROTTA E PAPA WOJTYLA-foto

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ilaria-stoppiniPreludio di una magnifica serata dedicata alla scrittura, alla poesia ed alla santità non poteva non essere il “Magnificat” suonato al flauto e all’organo dai Maestri Ilaria Stoppini e Gianni Angelillo.

Un evento organizzato sabato, 10 marzo da Andrea Luigi Mongelli, presidente della Confraternita del SS. Rosario per ricordare nella Chiesa di San Domenico il Papa Giovanni Paolo II, cui Marisa D’Elia ha dedicato il suo ultimo libro “Con le Stelle e con il Cuore” e don Vito Marotta, sacerdote gioiese prematuramente scomparso, cui la comunità è molto legata.

Presentatrice d’eccezione la professoressa Piera De Giorgi.

piera-de-giorgiIl giovane Vincenzo Grandieri legge uno scritto riferito ad un miracolo di cui Papa Wojtyla è stato testimone, quindi la parola passa al giornalista di Rai 3, nonché Presidente Regionale U.C.S.I. (Unione Cattolica Stampa Italiana), Enzo Quarto, invitato a presentare il libro di Marisa D’Elia e ricordare don Vito, suo fraterno amico e collega.

Quarto sottolinea la semplicità del linguaggio “da favola” di Marisa – conosciuta solo poco prima – e quanto esso sia importante per trasmettere ai bambini i valori, educandoli alla vita, oggi che il senso etico e la moralità latitano. Coglie intuitive analogie tra Sogno e Realtà, Fede e Ragione, Fraternità e Responsabilità e su di esse tesse “a braccio” il suo argomentare.

enzo-quarto-marotta-marisaPapa Wojtyla e don Vito, insieme nella foto – afferma il giornalista – sono legati dal vivere con Cristo e per Cristo, dalle sofferenze causate dalla malattia e vissute con noncuranza e coraggio, dalla dedizione totale agli altri e dall’esser saliti in cielo nello stesso giorno, il 2 aprile.”

Enzo Quarto riflette sul senso del tempo, sul futuro che in una ipotetica teoria della relatività per il cristiano è la resurrezione. Si interroga sui valori trasmessi ai giovani, testimoniati dalla stessa vita dei due religiosi, sul libero arbitrio che ne ha determinato le scelte, sulle loro splendide doti di comunicatori, sull’amore per la vita, sul ritrovarsi nella semplicità di cui si è smarrito il senso… Ricorda che Giovanni Paolo II è il primo Papa a spedire una lettera apostolica in Australia tramite mail. Anche don Vito ama a tal punto comunicare da inviare bigliettini con marisa-delia-san-domenicomessaggi tratti dal Vangelo o sue riflessioni ai parrocchiani assenti a Messa. Entrambi, inoltre, esprimono le loro emozioni attraverso la poesia.

Il giornalista si sofferma, infine, sull’importanza della scrittura intesa come catarsi, sul suo travaglio.

A suo dire essa è una preziosa opportunità per rileggersi e riflettere, uno strumento attraverso cui aprirsi, confessarsi, riscoprire sé stessi e raccontarsi agli altri.

Sul suo valore taumaturgico nei confronti di stress e depressione non ha alcun dubbio: la scrittura guarisce cuori e menti ed aiuta a vivere.

hills-joy-choir-san-domeniMarisa D’Elia sceglie ancora una volta di esprimere la sua emozione non attraverso la lettura di alcune pagine del suo racconto, che pur sarebbe stato piacevole ascoltare, ma rievocando il Papa poeta con “Sulla tomba bianca”, un inno accorato alla gioia e all’amore dedicato da Wojtyla alla sua mamma.

“La vita è bella”, eseguita per don Vito che tanto amò il cinema e “Jesus Christ” inno dei Papaboys, cantato dai coristi (in formazione ridotta) dell’Hill’s Joy Choir diretto da Ilaria Stoppini, scandiscono gli interventi dei relatori, mentre sullo schermo scorrono immagini del Papa.

marotta-targa-san-domenicoIl dono di Mario Vacca, un bassorilievo raffigurante don Vito Marotta in preghiera, di profilo, accanto alla sua amata ostia, viene finalmente “svelato”. A pochi metri, sulla sinistra, affiora il sorriso del Papa scolpito nell’algida pietra, anche in questo scultoreo contesto accomunati da egual destino e ritratti dalla stessa mano.

Un dono non commissionato ma ispirato. Lo scultore Mario Vacca, con voce resa ancor più flebile dall’emozione, confessa di aver incontrato don Vito una sola volta e di aver sentito la necessità di mettersi all’opera e donare alla rettoria la scultura.

enzo-lavarra-san-domenicoLa sua emozione contagia anche Enzo Lavarra, che dopo aver brevemente ricordato i trascorsi dei “ragazzi di via Mastandrea” ringrazia Andrea e lascia la parola alla restauratrice Maria Gaetana Di Capua, alle prese con l’arduo restauro della tela dei domenicani San Pietro da Verona, San Tommaso D’Aquino e San Vincenzo Ferrer, maldestramente “ritoccata” negli anni passati ed oggi a fatica riportata al suo originario splendore. A maggio il restauro dell’opera sarà ultimato ed avrà inizio nella stessa chiesa quello della statua lapidea di San Francesco da Paola.

Cosa si restituisce alla città attraverso il restauro di queste opere? E’ stata richiamata la semplicità… esiste un legame, una memoria condivisa?”, chiede Piera De Giorgi al professor Mario Girardi, invitato ad offrire un suo contributo sul tema.

mario-girardi-don-marottaIl filo conduttore della serata è l’anima religiosa di Gioia. Il restauro di queste opere è un’altra tappa di un cammino non di restituzione ma di riscoperta. Attraverso le figure più amate, quelle di don Vito, don Giovanni Ingravallo celebrato nei giorni scorsi – dichiara Girardi – attraverso i suoi segni,  elementi di conoscenza vengono destinati ai posteri. Mancava all’appello solo la rettoria di San Domenico. Il restauro è un’occasione per conoscere non solo dal punto di vista biografico e artistico i nostri santi, ma anche per recuperare e riscoprire la nostra storia, […] l’esigenza di spiritualità della committenza, la presenza nella nostra città di scultori rivelatisi autori delle opere nel corso del restauro. San Francesco da Paola era il “San Francesco” più festeggiato a Gioia, per l’esattezza il due aprile (data che rimanda a don Vito ed al Papa). Nelle case la sua statua era don-tonino-posa-san-domenicconservata sotto la campana di vetro. Santo umile, eppur dotato di carismi suscitò ammirazione e fu invitato alla corte di Francia, in breve divenne emblema e immagine del riscatto dell’intero popolo del meridione.”

Quindi Giuseppe Fraccalvieri legge l’ultima poesia scritta da don Vito Marotta “La tenerezza”, preceduta da “Signore, ti presento questa sera”.

Mongelli ringrazia i relatori, i presenti e Marisa D’Elia ricordandola nella veste di sua giovanissima catechista, invita don Tonino Posa e Luca Marotta ad un saluto e restituisce il microfono alla scrittrice che legge la sua ultima poesia, composta poche ore prima, dal titolo “Amore”, di cui potrebbe essere “emblema” lo splendido bouquet a forma di cuore, con stella d’oro al centro.

marisa-cantante-san-domenicChiudono la serata Angela Milano e Luana Montone inerpicandosi sulle note di “Con le Stelle e con il Cuore”, canto composto da Marco Addati e da sua sorella Veronica.

Gli splendidi acquerelli che illustrano il libro sono a firma del giovane artista, compositore, attore, scenografo e docente d’Arte nonché storico vignettista de “la Piazza”.

Prossima sfida per il presidente della Confraternita Andrea Mongelli, raccogliere fondi per “accordare” lo splendido organo seicentesco presente in chiesa, intervento – a detta dei musicisti – indispensabile!

Si ringrazia Mario Di Giuseppe per aver così ben “narrato” attraverso le immagini la cronaca dell’incontro.

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L’Amore

Questa parola così, breve, così musicale,
quante cose mi ha spiegato.
Si è mostrata ai miei occhi dischiusi alla vita,
quando appena individuavo diafane figure.
Ho udito rumori nuovi,
mentre mi saziavo al seno di mia madre.
Carezze leziose, nenie gradevoli,
calore di braccia che mi dondolavano.
Crescevo e avvertito sensazioni strane,
profumi, cinguettii di uccelli,
e ancora, freddi intensi, temperature opprimenti,
impreviste tempeste e guizzi di luci in cielo.
Scrosci d’acqua che martellavano acciottolati,
facevano piangere gli alberi, le case.
La mia mente, il mio cuore, tutto il mio vivere comprese!
Ci doveva essere qualcosa di fondamentale
che supportava congiunte queste cose.
Il mare verde dei prati irrorati dall’acqua piovana,
istantanei raggi di sole, l’arcobaleno.
I monti innevati, le notti lunari e quantità enormi di stelle.
Fu così che scoprii l’amore!
Con semplici pensieri, con ignote sagome,
con sfumature ricamate e magiche musiche.
Compresi, però, che l’amore non era solo gioia,
ma anche dolore.
Conobbi la morte, piansi! Sì piansi,
perché guardavo piangere gli altri.
Poi il dolore colpì il mio cuore.
Fu come un fulmine che attraversò l’anima mia.
Una luce si chinò lungamente su me,
come fresca erba di primavera,
come fiori e boccioli di rose raccolte dall’alto,
e il dolore si placò.
Ci fu un lungo silenzio, un silenzio senza parole.
In quella quiete sentii sopra di me il chinarsi di Dio.
L’amore lo dovremmo possedere tutti,
ha il sapore del pane!
Tanto più è insaziabile quanto più è semplice.
Anche nell’oscurità, dovunque vi è tanta luce,
puoi scoprire questo divino sentimento.
L’amore è in un fiore sbocciato.
L’amore è quando Dio discende
sulle rive delle nostre anime.
Con entrambe le mani afferriamo questa luce,
senza alzare il viso al cielo, perché sarebbe inutile.
Ospitiamo dentro noi questo vitale ardore,
e se avvertiremo il trapianto di questo splendore
non temiamo! E’ tutto il contenuto dell’eternità.
                                                             Marisa D’Elia

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