IN SCENA “LA TESTA E LA CODA”, SERATA BENEFICENZA ROTARY
“La testa e la coda” – rappresentazione teatrale promossa e gestita dai rotariani del Club Acquaviva delle Fonti-Gioia del Colle – torna in scena il 1° aprile alle ore 19.30 a Bari, nella Sala Europa di Villa Romanazzi Carducci.
Il 21 maggio dello scorso anno lo “scherzo per ottoni e voci narranti” venne ospitato a Gioia, nel teatro Rossini, al fine di raccogliere fondi per gli interventi umanitari segnalati dalla Rotary Foundation, registrando il tutto esaurito (ROTARY: OLIVA PASSA IL MARTELLETTO A D’ELIA -foto-).
La piéce è liberamente tratta da una fiaba del ‘600 di Pompeo Sarnelli – erudito monsignore napoletano e protonotario apostolico onorario, nativo di Polignano, dal 1679 al servizio del futuro Benedetto XIII, allora arcivescovo di Manfredonia. Nel 1684 pubblicò – sotto il nome anagrammato di Masillo Reppone de Gnanopoli (ovvero Pompeo Sarnelli de Polignano) – una sua raccolta di fiabe in dialetto napoletano: Posilecheata.
“La Capo e la coda” è la quinta fiaba della Posilecheata di cui è protagonista “morale” l’avarizia.
“Questa trama moraleggiante – afferma Dino Sebastio, ideatore e regista dell’opera – scompare sotto la spinta di due forze opposte e allo stesso tempo convergenti: da un lato la fantasia, dall’altro il realismo dialettale che si compiace del paradosso. Da un lato avremo perciò fate, pesci parlanti, castelli trabordanti ricchezza, ed incantesimi; dall’altro le imprecazioni di un avaro che si sente derubato, le esclamazioni istintive, primitive e popolari, e poi ancora l’insulto, l’invettiva che si moltiplica e, rompendo gli argini della decenza, approda al comico e al buffonesco. I momenti più espliciti della convergenza degli opposti sono i discorsi delle fate, nei quali questi esseri evanescenti assumono le fattezze di vecchi predicatori; le menzogne della dolce e buona Nunziella, e la sua ira contro i signori: ira che le suggerisce una straordinaria sequela di improperi.”
“Fatta eccezione dei maestri di musica – continua il professor Sebastio – nessuna delle persone impegnate in quest’operazione ha mai calcato prima le tavole del palcoscenico: sono soci o consorti dei soci del Rotary Club Acquaviva-Gioia. La loro proposta nasce dal desiderio di scendere in campo e fare qualcosa per chi ha bisogno; scendere in campo col quel poco che si sa fare: con l’impegno, col tempo sottratto ad altre occupazioni, alla famiglia, con la propria fantasia, con il proprio dialetto, con la propria voce. Questa piéce teatrale vuole essere dunque anche un invito a tutti: bisogna rimboccarsi le maniche e mettersi in gioco di persona, perché nessuno è così sfornito di risorse o di capacità che non possa fare qualcosa per gli altri in un mondo che grida aiuto da tante parti che non è possibile fingere di non sentire.”
La fiaba originale tradotta dal napoletano in un misto di italiano e di dialetto pugliese moderno è musicata dal M° Angelo Palmisano, che ha impreziosito e reso ancor più originale la rappresentazione con studi per ottoni e brani di Henry Purcel, Giovanni Sabino, Samuel Scheidt, Claude Gervaise, Mozart, Vivaldi, Tielman Susato, Mussorgski, Korsakov, Massenet, Charpentier molti dei quali contemporanei all’opera originaria.
Accompagnano le voci narranti Guglielmo Covella e Emanuele Maggiore con le trombe, Lorenzo Battista, Antonio De Marco, Biagio De Michino, Rocco Fasano e Angelo Palmisano con i tromboni, Dario Palmisano al violino e Dario Novielli al pianoforte.
Interpreti di rotariana eccezione: Leonardina Colaninno (Nunziella), Tina Losurdo (perfetta nella parte di Rosicacentre), Vittoria Buttiglione, Luca Gallo, Antonio Masi, Tonia Massaro, Giuseppe Nitti (voci narranti), Vitina Tafuri e Lucia Valentini (prima e seconda fata).
Presenta “La testa e la coda” Angelo Di Donna, ne cura l’aspetto tecnico-informatico Gabriele Soltesz, dirige i novelli attori (ruolo da cui è esonerato il presidente Vito D’Elia) Leonardo Sebastio, che nel dileggio dell’avarizia assurge al gotha della satira, verso cui da sempre – e con profitto – è attratto.
Al professore – raffinato ed espertissimo dantista – auguriamo un futuro teatrale ricco di successo e soddisfazioni suggerendo, quale firma anagrammata, “Bastion Seoleardo”.