MICHELE FASANO CATTURA L’ATTENZIONE DEI GIOIESI
Nel pomeriggio di sabato 14 aprile, presso il chiostro comunale di Gioia del Colle, è stato presentato il libro “In me non c’è che futuro…” incentrato sulla figura poliedrica dell’imprenditore Adriano Olivetti e si è discusso sul modello Olivettiano con il regista gioiese Michele Fasano, con Piero Conversano, Direttore Generale Confindustria Puglia, Giuseppe Dimauro, Microsoft MSDN Regional Director for Italy, Gianni Forte, Segretario Generale Cgil Puglia, Mirella Giannini, docente di Sociologia dei processi economici presso l’Università Federico II di Napoli a mediare l’incontro il giornalista Paolo Covella.
Adriano Olivetti volle creare una fabbrica “a misura d’uomo” dove i dipendenti potessero sentirsi parte di un progetto comune e fossero protetti da misure assistenziali a quell’epoca, siamo negli anni ’30, fuori dal comune. Il suo sogno era quello di creare un’azienda che non producesse solo oggetti, ma che si ponesse come modello per la crescita e lo sviluppo della società.
Tra le diverse domande, che il Giornalista Paolo Covella pone ai protagonisti del dibattito, ciascuno a suo dire rappresentante del mondo della ricerca, dell’impresa e del lavoro, vi è la seguente: “Quanto può essere attuale oggi il modello industriale proposto da Olivetti?”
La Prof. Giannini risponde affermando che Olivetti creò un’impresa responsabile nei confronti delle generazioni future e si rese conto dei bisogni sociali dei dipendenti che qualificava come esseri sociali e non soltanto come addetti alla produzione. Il prof Conversano ha sottolineato l’importanza della formazione all’interno dell’azienda e la corresponsabilità tra il ruolo dell’imprenditore e quello dei lavoratori, anche Gianni Forte ha ribadito che il messaggio lanciato da Olivetti è stato “Facciamo in modo che si possa crescere insieme”. Ultimo, ma non chiaramente per importanza a prender la parola il regista Michele Fasano il quale ha sostenuto con determinazione il suo pensiero affermando: “Oggi le aziende muoiono per ignoranza, perché non ascoltano i dipendenti, ci si lascia
distrarre dal “qui ed ora” per perpetuare successi immediati, al contrario, bisognerebbe motivare gli operai, sostenerli e formarli”. Infine ha aggiunto: “Mi permetto di parlare così, perché il mio ruolo è di denuncia, ho rischiato per produrre questo film e cerco in tutti i modi di fare il mio lavoro perché funzioni”.
Il dibattito ha mantenuto viva l’attenzione dei presenti, che per quasi 2 ore si sono lasciati coinvolgere dagli interventi dettagliati dei relatori.
Per saperne di più: “LA SAGGEZZA DEL MODELLO OLIVETTIANO” sul seguente link della rivista INCHIESTA:
http://www.inchiestaonline.it/
(Scatti fotografici a cura di Aldo Liuzzi che si ringrazia per la collaborazione)