GIOIESI DANNO “BENSERVITO” A MASSIMO D’ALEMA
Venerdì, 27 aprile, in una Piazza Plebiscito desolatamente semivuota, soprattutto al cospetto di un illustre ospite quale Massimo D’Alema, affabulante e dall’oratoria quanto mai avvincente, chiamato a dar voce e a sponsorizzare il Partito Democratico, un partito di Governo organizzato e dal programma talmente allettante (o per meglio dire rimescolato) da sembrare quasi… copiato.
A dir poco patetico il discorso concitato di un Giacomo Vasco, detto Nino, del quale non si ascoltava la voce dall’epoca della Giunta Mastrovito, improvvisamente e stranamente ritornato agli onori (o oneri?) della cronaca politica.
Argomento da lui scelto: parlare e sparlare della Coalizione “Per il bene Comune”, criticandone le scelte e invitando tutti ancora una volta ad unirsi al PD per la riorganizzazione di una sinistra che torni a governare la città, pavoneggiandosi del fatto che dal PD sono usciti per questa tornata elettorale ben due candidati Sindaci e molti altri candidati. Di questo ne ha fatto gran vanto in quanto, a suo dire, il PD resta l’unico Partito in grado di produrre un quadro dirigenziale in grado di gestire adeguatamente la macchina amministrativa.
Di quanto vanto, poi, si possa fare un Partito che, strada facendo, perde pezzi importanti i quali preferiscono migrare in nome di quella coerenza libera dai dettami delle alte dirigenze Provinciali, resta tutto da spiegare!
I HAVE A DREAM eh sì, anche Giovanna Magistro ha espresso il desiderio che un suo sogno si realizzi: quello di vedere finalmente una Piazza Plebiscito gremita di gente, ma per questa sera è rimasto davvero un sogno il suo e non deve essere stato certamente altrettanto gratificante per il Presidente del COPASIR Massimo D’Alema parlare ad una platea scarna, una mezzaluna che di quel “I HAVE A DREAM” non aveva assolutamente niente, un vero affronto per un politico abituato a ben altri parterre elettorali, basti ricordare la gremitissima piazza Plebiscito del lontano’ 95 e anche in tempi meno remoti.
Ancor più ammirabile è stato il ripetuto “LI’ (nel senso di luogo)” della capolista Piera De Giorgi, per la quale è stato sacrificato il fedelissimo Lenin Masi, che dopo aver fatto un passo avanti verso il microfono, sentendo chiamare un altro nome è tornato mestamente al suo posto.
La De Giorgi ha ripetuto indicando la sezione del PD che “lì” i cittadini possono rivolgersi in qualsiasi momento, “lì” c’è chi ascolta i bisogni e accoglie le idee, sempre “lì” c’è l’unico vero Partito di Governo e ancora “lì” il vero cambiamento.
Un “li” per fortuna interrotto dall’arrivo di D’Alema presentato da un Sergio Povia, apparentemente emozionato ma di certo non soddisfatto nel vedere una Piazza che la presenza dei soli candidati delle sue liste, famiglie incluse, avrebbe di certo riempito ed invece desolatamente semivuota, termometro delle ultime scelte di un PD sempre più snaturato e smarrito.
Lo stesso D’Alema – dopo aver parlato del quadro nazionale ed europeo e di una crisi che ha messo in ginocchio un intero Paese, quella stessa nazione che non aveva certo bisogno di un Governo tecnico, in quanto Padoa Schioppa e Carlo Azeglio Ciampi, sapienti economisti, non erano da meno – non ha potuto non toccare i punti nevralgici di una realtà nazionale che si rispecchia, ancor più inquinata da affarismo e interessi personali anche nel locale.
Per non parlare della deleteria antipolitica, poiché ogni cittadino ha un’unica arma a disposizione: quella del voto. Da quella piccolissima matita, ogni volta sempre più corta, dipende il destino di una Nazione, di una Regione, di un Comune o di una battaglia civile.
Solo chi esercita il voto fa parlare del suo comportamento per cinque anni, nel bene o nel male, ma chi fa dell’astensionismo, fa parlare di sé esclusivamente il giorno dopo lo spoglio delle schede, ma per il futuro della sua città non avrà dato alcun contributo.
E che dire dell’esemplare lezione con cui D’Alema ha terminato il suo intervento, rilevando la sua ammirazione per le Liste Civiche, (se avesse sentito Vasco, chissà cosa avrebbe pensato!) pur propendendo e consigliando che un candidato Sindaco sia espressione di un Partito strutturato, in quanto, dovendo interloquire con le Dirigenze Provinciali e Regionali, avrà una maggior possibilità di mettere a segno risultati per la sua città.
Anche su questo ci sarebbe non poco da dire e commentare, tenendo presente che il miglior “Povia” fu espressione della Costituente Democratica e che nel passare al PD, per quanto titolato nel ruolo di consigliere regionale e provinciale, ben poco ha realizzato negli anni del suo mandato per Gioia.
Quel che forse D’Alema non sa è che il sindaco che ha sponsorizzato venerdì sera, pur essendosi auto dimesso dal PD, riesce sempre a gestire le fila delle alte Dirigenze.
Persino le liste degli invitati all’importante cena con il Presidente D’Alema, opportunità riservata “democraticamente” a pochi intimi opportunamente selezionati, non certo per tutti e come public relation della serata colei che ha servito su un piatto d’argento la candidatura di Povia rinunciando alle primarie: Piera De Giorgi.