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AMATULLI E MADONNA DEL CARMELO, QUANTA DEVOZIONE

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madonna del carmine statuaRisale a fine ‘800 la statua in cartapesta della Madonna del Carmelo custodita in Chiesa Madre, di cui ieri ricorreva la festività.

Resa ancor più bella e suggestiva dall’intervento di recupero e risanamento cui Gianfranco Amatulli ha dedicato ben 650 ore, la Vergine è stata portata con grande gioia in processione dalla Confraternita del Carmelo.

Alcuni dettagli sugli interventi effettuati e sulla storia della statua sono stati oggetto di una conferenza tenutasi nella Chiesa di Santa Maria Maggiore il 7 luglio, dopo la Santa Messa, in occasione della suggestiva cerimonia dello scapolare, ovvero della “vestizione” dell’abitino del Carmine – da Pio XII definito “veste mariana” – che ha visto consacrare alla Vergine Antonio Tritto.

Grande la gioia e l’emozione di Antonio – entrato nella Confraternita del Carmelo – e della sua famiglia intorno a cui l’intera comunità dei fedeli si è stretta.

Don Tonino Posa ha speso commoventi parole su Antonio e rievocato le tradizioni della Confraternita.

Il professor Mario Girardi ha quindi brevemente contestualizzato dal punto carmelo tritto consacrazionedi vista storico l’opera, ricordando le “radici mariane” della Chiesa Madre.

“Il culto della Vergine del Carmelo, patrona di Gioia è molto sentito, lo scapolare indossato da Antonio è segno di appartenenza, consacrazione e protezione mariana.”

“La Confraternita più antica – afferma Girardi – è quella del SS. Sacramento, nata nella metà del ‘500, dopo il Concilio di Trento, tangibile segno di prestigio culturale ed economico per la comunità. Prima che si estinguesse venne istituita la Confraternita del Purgatorio, legata alla Vergine del Carmelo. Essa subentra nel 1764, anno in cui viene demolita la chiesa romanica. In occasione dell’intervento di consolidamento delle fondamenta vennero alla luce degli ipogei che ospitavano cripte risalenti amario girardi madonna del carminell’epoca normanna, in essi vi erano anche numerose tombe gentilizie tra cui quella del principe di Acquaviva e Gioia, Carlo III De’ Mari.”

Risale al 1797 la tela che raffigura la Madonna del Carmelo – continua il professor Girardi -, dono della Confraternita. Nel dipinto la Madonna con Gesù tra le braccia è circondata da angeli, in basso le anime del Purgatorio la guardano con amore e la invocano, solo una di esse guarda verso il pubblico: quell’anima ritrae il volto dell’autore Paolo Lanari Romano, che con il suo autoritratto entra nella storia della chiesa.”

Sulla destra della nuova chiesa completata nel 1892 è madonna del carmine fedeliancora visibile una porta murata, sovrastata da due teschi con le ossa incrociate, simbolo della Confraternita del Purgatorio, su di essa è incisa la data del 1768.

Nel 1822 – conclude il luminare – la Confraternita viene trasferita nella Chiesa di San Francesco ed un nucleo di fedeli decide di legarsi alla Vergine del Carmelo. Dopo alcune traversie, nel 1882 lo statuto della nuova confraternita trova riconoscimento con regole approvate dall’arcivescovo. Nel 1881 tra le firme dei confratelli compaiono numerosi Montanarelli e Favale ed un Giacomo Argento fu Pietro, forse antenato del maestro. Risale a questa epoca la realizzazione della statua in cartapesta. Il momento di maggior prestigio lo si visse con Monsignor don Luigi Tosco, il quale nel 1934 attuò un ambizioso programma di restauro della Chiesa che venne dotata di nuovi arredi pittorici e coinvolse tutte le associazioni. Don Luigi era innamorato gianfranco amatulli e madonna del carminedella Vergine, a lui si deve il ciclo mariano del presbiterio. Il sacerdote affida, inoltre, alla Confraternita del Carmine la realizzazione della cupola, dipinta da Guido e Mario Prayer.”

Quindi Mario Girardi invita Giuseppe Angelillo – responsabile della confraternita – a leggere i documenti custoditi nell’archivio per non smarrire tasselli di storia importanti per tutta la comunità.

“La statua è stata sottoposta negli anni passati a ben quattro restauri – dichiara Gianfranco Amatulli, invitato a relazionare sui lavori effettuati sull’opera – questo è un recupero che tende a riportare alle origini il manufatto. Per prima cosa è stato ripulito il manto togliendo sporcizia e mario girardi in attesaben tre strati di smalto, rimossi con il bisturi meccanicamente, facendo saltare le scagliette. Più si andava sotto, più comparivano le magagne. Circa 40 anni fa – nessuno ne conserva il ricordo – qualcuno ha eseguito dei lavori, probabilmente un dipendente dell’ospedale dotato di molta fantasia, a giudicare dal materiale rinvenuto. Per sanare le lesioni della statua ha usato cerotti, garze, ovatta e gesso, quindi ha rivestito tutto di smalto. Il risultato è stato disastroso, in quanto questi materiali non erano compatibili con la cartapesta e l’ancoraggio della statua alla base era gravemente compromesso anche dal punto di vista statico, tanto da essere attuato con metodi empirici. La stessa base, anch’essa aggredita da microorganismi, era stata “curata” con garze e gesso. Sono stati rinvenuti all’interno del manufatto fil di ferro, chiodi di ancoraggio e stucco per marmi. Dopo aver rimosso tutto, ho ricostruito l’ordito con carta deacidificata e tele incollate in senso don tonino posa madonna del carmineverticale e orizzontale nei punti da ricostruire, fissando il tutto con colla di coniglio. La mano sinistra presentava 12 fratture, la destra 8 o 9 con amputazione delle dita. La gamba sinistra del bambinello, presentava sul retro un foro riempito di ovatta. Vi lascio immaginare il mio stupore quando l’intera matita è affondata nella cavità che avrebbe dovuto esser riempita di paglia. Ho quindi fatto eseguire delle lastre al capo di Gesù. Risultavano numerose lesioni, a conferma di cadute nel corso delle quali il capo si è staccato ed è stato reincollato. Sulla base della statua è stata rinvenuta una stella, mentre sul bordo del mantello sono ricomparse delle bordure in oro applicato a guazzo, ripulito con tamponatura di dimetilformaldeide. Il mantello e le parti trattate integrando eventuali lacune sono stati rivestiti di vernice satinata a tableau e cere cristalline, necessarie per proteggere la statua dall’umidità e dalle piogge durante le processioni. I vmadonna del carmine assagginiolti della Madonna e di Gesù Bambino non sono stati toccati, per non disorientare i fedeli, anche se l’incarnato non è quello originale, corrispondente all’attuale rosa avorio delle mani. Gli spessi strati di gesso e colla toglievano, inoltre, non poca plasticità al modellato originale.”

A fine conversazione i fedeli hanno partecipato al rinfresco offerto in onore di Antonio Tritto.

Il suo disarmante sorriso, il suo fanciullesco entusiasmo e lo sguardo traboccante di tenerezza e affetto della sua mamma, testimoniano al di là di ogni parola, il messaggio più importante che la Vergine con i suoi occhi luminosi abbracciando il Santo Bimbo in cartapesta, da circa 130 anni, comunica a devoti e fedeli: l’amore materno non teme il tempo ed il degrado, è eterno.

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