LA CITTÁ POSSIBILE … VANGELO SECONDO POVIA-video
“La Città possibile” si è rivelata, sin dalle prime battute, una conferenza stampa decisamente insolita sia per le tematiche trattate che per il parterre presente. A macchia di leopardo sono, infatti, apparsi in sala consiliare o sulla soglia numerosi consiglieri, segretari di partito, assessori, tecnici ed esponenti di liste civiche e partitiche.
Di urbanistica si è parlato, sia pure dopo un ampio e corposo prologo dedicato a debiti (per lo più derivanti dai contenziosi in atto) e crediti dell’Amministrazione, introduzione quanto mai necessaria per rafforzare il concetto che le future scelte urbanistiche – in particolare quelle sulla destinazione d’uso delle fatidiche zone F – non solo potrebbero risultare la panacea per i tanti problemi economici della città, ma incontrare anche il favore della Regione “non più matrigna, ma materna e filiale” nei confronti di talune interpretazioni normative.
Si è anche svelato l’arcano sulla nomina di Laruccia, parlato di cimitero, project financing e sentenze varie tra cui quelle su Coop e Se.ge.co. Sono stati rievocati vetusti permessi a costruire appartamenti in zone D 3 e arditi “mutamenti” nelle destinazioni d’uso, anticipando argomenti che saranno ampiamente sviluppati nel forum previsto a settembre, riservato a tecnici ed esperti partecipi e propositivi, se il caso anche “ingaggiati” per progettare.
“Non so come, ma troverò modo di pagarli, perché è giusto che siano ricompensati” ha affermato in tale occasione Povia… dissertando su tutto e di più!
Alle 21 passate – a fine conferenza – si era ancora in sala consiliare a discutere di edilizia, croce e delizia della città.
Quel che emerge con estrema chiarezza è che la città reale è frutto di errori altrui, quella possibile di un sogno “poviano” che potrà divenire realtà con la modifica del piano regolatore (prevista entro l’anno) e con la condivisione – anche trasversale – delle strategie da attuare, perché questo sogno e il nuovo PRG si realizzino.
“C’era una volta un Comune in espansione… – così esordisce il sindaco Sergio Povia analizzando in retrospettiva le idee di promozione e sviluppo della città “sbocciate” nei suoi due mandati – non tutto era perfetto, ma c’era un progetto su cui lavorare.”
La città reale è funestata da debiti, sull’orlo della bancarotta e vede fortemente compromesso anche il patto di stabilità.
“Dobbiamo pagare due milioni e 47mila euro alla Spes, debito ereditato dalla precedente Amministrazione, la Vigeura ci ha chiesto un milione e 540mila euro di risarcimento per la questione parcheggi, l’Imcora 960mila per le torri faro, la Star del dottor Michele Favale sta per chiederci un milione e 540mila euro, 330mila dobbiamo pagarne per il mutuo della piscina ed un milione e 700mila dovremo rinegoziarli con il Credito Sportivo e portarli come debito in bilancio…” [per un totale di circa 8 milioni di euro].
“Le entrate su cui possiamo contare – precisa il sindaco – sono un mancato introito di 800mila euro mai chiesti dalla precedente Amministrazione all’Acquedotto Pugliese per l’impianto del depuratore, 300mila e altri 160mila per gli oneri di urbanizzazione, 90mila rivenienti dai ratei del Macello, 480mila per il depuratore e l’energia elettrica, un milione e 950mila per l’assegnazione dei suoli Oliva alla Vebad e alla Meridional Grigliati che però versa in cattive acque e potrebbe non pagare, 596mila per gli espropri dello IACP relativi alle case costruite negli anni ’90…” [per un totale di 4 milioni e 376mila euro].
“Non c’è una lira sui capitoli di spesa per manutenzione ordinaria e straordinaria – continua Povia – e questo genera ulteriori spese perché risultiamo soccombenti nei ricorsi con i cittadini e dobbiamo avvalerci (altre spese) di giovani avvocati esterni per affrontarli. Con questi numeri non siamo in grado di rispettare il patto di stabilità… Ho chiesto a Pierluigi Mancino e Donato di incontrarci per un confronto prima del 30 settembre, data in cui porteremo il bilancio in Consiglio. Un’entrata che potrebbe aiutarci ad andare in pareggio è quella della vendita dei loculi del cimitero, una ipotesi da ascrivere al bilancio non corroborata dalla sostanza. Per semplificare: se vendiamo mille loculi a 2.500 euro l’uno, abbiamo un’entrata di due milioni e mezzo di euro, ma per lo stato di avanzamento dei lavori dovremo anche prevedere delle spese, e non è detto che i loculi si vendano tutti.”
“Con un’economia in declino – incalza il sindaco – dividerci può essere una soluzione? Il Piano regolatore è del ’72, a fronte di una previsione di 18 mq per abitante ne prevedeva 24, in media il 25% in più. Le aree F1 e F2 – quelle destinate ai servizi di quartiere – rispetto ad uno standard minimo di 57 ettari, ne vincolano 63,70. L’articolo 22 li destina a scuole (e non le costruiamo più noi ma la Provincia), asili, ospedali (li stanno chiudendo ovunque, figuriamoci se ne sorgeranno di nuovi) e servizi pubblici. Dall’89 al ’94 i permessi a costruire rilasciati hanno occupato 94.939 mq, praticamente poco più di 9 ettari a fronte degli oltre 140 destinati a tutte le zone F.”
“Negli anni ’90 il costo di un appartamento si aggirava intorno ai 3 milioni e 750mila lire al mq, nel ’99 a 850 euro. Abbiamo permesso a tutti di costruire, non c’era più il monopolio di pochi se non di un solo costruttore e molte abitazioni sono state acquistate da non gioiesi che hanno scelto di metter su casa a Gioia sia per convenienza che per i numerosi servizi presenti in città: teatro, multisala, supermercati…”.
Sul concetto di servizi pubblici collettivi, Povia non demorde: per lui lo sono i supermercati, in quanto sostituiscono i mercati rionali non più a norma, così come gli esercizi commerciali ad uso della collettività, ad esempio il Seven che tra l’altro stipula convenzioni con il Comune per sconti ai cittadini.
“Costruire senza utilities – incalza il sindaco – solo la panchina e l’albero non è standard di benessere! Penso al Museo della civiltà contadina, a un drive in, a una “Città della domenica”, con parchi gioco, laghetti dove ci sono impluvi argillosi, penso ad una città giovane che non può essere pensata da chi è in pensione dopo aver prestato servizio in una pubblica amministrazione per anni e dormiva quando si sono costruiti palazzi in zone D 3. Non si può progettare il futuro di una città ponendosi come orizzonte la costruzione di asili per cui non ci sono fondi e inserendoli di anno in anno tra i lavori pubblici in programmazione. Non ci sto a vivere in una città dove il massimo cui si può aspirare è un asilo!”
Tra il pubblico si registrano alcuni interventi da parte di Donato Colacicco, che sottolinea il fatto che manchi l’impronta di quel che si vuol fare, di un progetto a lungo termine sulla città e di Annamaria Longo, che porta come esempio l’assenza di servizi e la costruzione selvaggia di quartieri dormitorio, destinati anche a svalutarsi, lungo la via per Acquaviva e l’ex Statale 100, “luoghi in cui quando piove si allaga tutto, le scuole medie sono dalla parte opposta e per far spesa bisogna necessariamente prendere l’auto e venire in paese…”. Povia di rimando le risponde che quella zona, sempre secondo gli standard, risulterebbe una delle eccellenze in quanto possiede tutti i servizi, incluso il palestrone.
Carlo Resta sottolinea l’esagerato prolificare di abitazioni nelle periferie, e ricorda a Povia che fu proprio lui a sottolineare che venivano vendute prima di costruirne altre.
Antonella Campagna è la prima giornalista a rompere il ghiaccio. Prima di porre le domande, sintetizza i concetti espressi da Povia, chiede se nella città possibile ci sarà spazio per luoghi pensati per il sociale, tipo il casino Palmentullo, chi si assumerà in questo caso gli oneri di urbanizzazione e se per incentivare la vendita dei loculi si è pensato di modificare il regolamento cimiteriale. In un secondo intervento chiede al sindaco “lumi” sulla scelta di Laruccia, sulle conseguenze nei rapporti con la maggioranza e se ritiene di poter “gestire” il dirigente tecnico.
In merito a “Dopo di noi” Povia fa presente che il progetto è finanziato per 700mila euro dai Piani di Zona, e che sicuramente la gestione del Palmentullo sarà affidata a privati, gli unici – a suo dire – titolati a gestire fondi europei nel futuro. Il regolamento cimiteriale pare sia già in fase di modifica.
Su Laruccia esterna con chiarezza il suo pensiero: non è mai stato contestato in riferimento all’indubbia professionalità, ma per il ruolo politico di cui suo malgrado è stato investito a causa della scarsa competenza in materia dell’allora sindaco Longo con delega all’Urbanistica che solo sentendone parlare “partiva come un frisbee” e dell’assessore ai lavori pubblici, poco esperto e supportato nel campo.
Laruccia – a detta di Povia – è l’unica figura a conoscenza dei fatti che stanno causando tanti e scottanti contenziosi e pertanto la sua presenza è indispensabile, anche se “a termine” al 31 dicembre 2012, con possibilità di rinnovo su decisione sindacale. Con le mobilità dirigenziali – inoltre – non è improbabile che si provveda a stilare un bando nazionale “ritagliato” su misura per altre figure professionali, magari anche meno gradite delle attuali.
Patrizia Nettis chiede a Povia, al di là della città possibile, come pensa di risolvere i problemi e se davvero ritiene il project financing la soluzione migliore, dopo l’esperienza con la piscina.
“Mi preoccupa perdere di vista la sostanza, – risponde il sindaco – mi rendo conto che non è facile il ruolo della maggioranza. Le soluzioni sono due: dissesto finanziario e andiamo a casa o provare a ragionare su cosa serve alla città. Se i problemi della Spes fossero stati affrontati nel 2007, se qualcuno non si fosse sdraiato sui binari per impedire la chiusura del passaggio a livello, se il depuratore consegnato alla città nel 2009 fosse stato utilizzato per convogliare i reflui dei caseifici, oggi ci sarebbero meno problemi.”
In risposta all’infelice esito della gestione dei project financing – è il caso della Promosport – Povia si mostra più cauto.
“Attendiamo le controdeduzioni dell’imprenditore. Altre società che all’epoca si proposero per la gestione, non hanno avuto problemi, quindi questa incresciosa situazione potrebbe non essere da addebitare alla sola responsabilità del gestore, persona che conosco e stimo. Riguardo al Cimitero non ho mai negato di ritenere il project financing una buona soluzione, soprattutto per restituire decoro alla parte monumentale abbandonata al più totale degrado, un intervento stimato dall’ingegner Cirsella intorno ai due milioni e mezzo di euro, che non abbiamo.”
Lucia Rizzi confessa di non aver molta fiducia nella programmazione partecipata, e chiede se ci sono proposte da parte della maggioranza o se aspettano che qualcuno venga loro a dire cosa fare. Prende la parola il vicesindaco Ventaglini, per ribadire con convinzione che le proposte “partecipate” saranno vagliate e confrontate con le loro, già da tempo in cantiere.
Al riguardo di un ruolo più competitivo e produttivo da parte della pubblica Amministrazione, nel gestire con la stessa oculatezza del privato i servizi che si vorrebbero affidare tramite project financing, Povia ha molte riserve. A suo avviso non ci sono professionalità in pianta organica in grado di assolvere a tali compiti, nello specifico per gestire una piscina comunale che richiede specificità tecniche. Porta come esempio i pannelli fotovoltaici sui tetti delle scuole, improduttivi perché nessuno ne ha cura, questo nonostante l’Ufficio tecnico vanti il maggior numero di tecnici e geometri (ben sei) del circondario. Torna sul problema della “riconversione” dei dipendenti per problemi di salute non più adatti al ruolo per cui sono stati assunti, sfiora l’argomento delle “tre maternità” delle dipendenti dell’asilo nido
che costò caro, oltre che alle casse comunali, anche a Piero Longo, e ribadisce la necessità di investire, se proprio si deve, in alte professionalità, magari assumendo un ingegnere informatico.
Filippo Donvito che in un precedente intervento ha accennato alla drammatica mancanza di fondi a sostegno dei 250 assistiti dal suo assessorato, porta a sostegno della tesi alcune realtà positive nella pubblica Amministrazione, tra cui il rientro anticipato di due dipendenti dell’asilo comunale che per patologie e congedi parentali avrebbero potuto tranquillamente prolungare l’assenza.
A fine conferenza torna cogente il problema “zone F” e piano regolatore, su cui Povia non accetta contraddittorio, nonostante Mauro Mastrovito e Gianni Vasco tentino di spiegare perché talune variazioni espongano inevitabilmente a contenziosi e di rendere meno “capotico” il suo pensiero esternando i loro “dubbi”.