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SALOTTO LETTERARIO, “STIMOLANTE CONFRONTO”-foto

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sergio donghia-leronniAl via il secondo ciclo di incontri fra appassionati di letteratura presso la consueta cornice di Spazio UnoTre, messo a disposizione da Mario Pugliese a Giacomo Leronni quale sito ideale per il suo salotto letterario. Una serie di appuntamenti volti a stimolare il confronto fra lettori perché, a partire dalla discussione sull’opera, possa tra loro crearsi un legame che trascenda il comune interesse nei confronti della letteratura e diventi, perché no, un’amicizia.

Martedì, 25 settembre, la discussione ha riguardato l’opera “Nemico, amico, amante…”, della scrittrice canadese Alice Munro, da diversi anni in odor di Nobel. Come di consueto, gli intermezzi curati da Titti Dell’Orco – i jazzisti Giacomo Eramo e Pasquale Mega sono stati i protagonisti della parte musicale di martedì – hanno allietato il pubblico generando gradevoli pause fra i diversi interventi.osvaldo-liuzzi

Una scrittura, quella della Munro, che Leronni anticipa essere fuori dai canoni tradizionali e che, in effetti, ha suscitato impressioni anche molto diverse nei lettori. Una scrittura, secondo Sergio D’Onghia, frammentaria, quasi nervosa, che stupisce e stravolge la trama narrativa, divorando in una dimensione vorticosa anche le coordinate spazio-temporali. Ne risulta una lettura impegnativa, mai “pigra” per un lettore continuamente scosso da nuovi particolari, richiamato all’attenzione dall’autrice perché non si disorienti e si perda. Tuttavia, conclude D’Onghia, l’impegno vale il gran libro che ne vien fuori, che fa onore alla miglior narrativa conteirene martino interventomporanea.

Di parere diverso si dice Cataldo Donvito, che pur considerando la Munro una grande scrittrice, giudica l’opera oggetto di discussione troppo descrittiva e poco coinvolgente, con personaggi incapaci di provare e, quindi, di trasmettere, forti emozioni. Le dà il merito, al contempo, di dar voce a quei pensieri comunemente soffocati che, invece, se venissero detti, esprimerebbero semplicemente ciò che si prova.

Entusiasta è parsa la prof.ssa Irene Martino, dotata di quella particolare capacità di introspezione che le permette sempre di scavare fra le righe di uno scritto per trarne un significato profondo e toccante. Le donne protagoniste dei racconti conducono un’esistenza ordinaria e passiva, risultando quasi soffocate da vite che non hanno scelto e dalla impossibilità di cambiarle. L’atmosfera da catastrofe incombente si dissolve nel momento in cui acquisiscono consapevolezza della straordinarietà della loro esistenza, che non è nel perseguire azioni eroiche, ma è nella quotidianità, nel loro essere, ad esempio, mammgiacomo leronni declamae richiamate all’attenzione dai propri figli. L’eroismo delle donne della Munro si svela quindi nella consapevolezza della eccezionalità della vita. Questa la particolare lettura del senso dell’opera di Irene Martino, con cui si dichiara d’accordo la prof.ssa Piera De Giorgi. Anche lei vede nell’opera della Munro uno stimolo a riscoprire la vera dimensione della vita, da ricercare in quella quotidianità con cui tutti dobbiamo confrontarci.

In totale disaccordo si dice invece Osvaldo Angelillo, che ha trovato la scrittura della Munro appesantita da descrizioni ipertrofiche e sterili. La stessa autrice pare, secondo lui, serrata in un “femminilismo” che sembra privilegiare i gusti delle lettrici a scapito di quelli dei lettori.

Il salotto letterario di Giacomo Leronni si conferma anche quest’anno una stimolante occasione di confronto fra lettori, invitati ad esprimere senza remore il proprio parere sull’opera di volta in volta in discussione, nel puro piacere di un raffronto da cui ci si può solo arricchire.

Scatti fotografici a cura di Fabio Guliersi che si ringrazia per la collaborazione.

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