L’AVV. LUCIA CALIANDRO VINCE CAUSA DURATA OLTRE 50 ANNI
Il 28 settembre scorso si è conclusa con esito positivo per il signor G.V. P. una delle più “longeve” cause per l’ottenimento di una pensione privilegiata della storia italiana: ben oltre 50 anni!
Che la giustizia sia “lenta”, non è una novità, lo è un po’ meno che per esprimersi con sentenza definiva debba sfiorare il secolo, non consentendo al richiedente di vedere accolta la sua istanza e lasciando agli eredi l’onere e l’onore di proseguire la battaglia legale.
E tutto ciò, spesso, solo e soltanto per adempiere ad una promessa o per il desiderio di giustizia nei confronti del loro caro.
Questi i fatti.
L’avvocato Lucia Caliandro nel 2006 presenta riassunzione di ricorso contro il Ministero dell’Economia e della Finanza per conto del signor G. V. P., figlio del signor G.P., a sua volta ricorrente nel 1956, oltre cinquanta anni fa.
G.P. a seguito di una grave poliartrite settica, conseguenza di una ferita da arma da fuoco alla mano sinistra nel lontano 1943, è deceduto nel 1961 senza aver ottenuto – secondo quanto richiesto con ricorso presentato nel ’56 alla Corte dei Conti – l’annullamento del decreto del Ministero della Difesa che gli negava le indennità previste per legge a causa di “poliartrite con reumatici deformanti come conseguenza della guerra.”
Il signor G.V. viene visitato presso l’ospedale militare il 5 luglio del ’44, quasi un anno dopo le prime cure ricevute in Africa a causa del proiettile che “determinò trauma dei tessuti e lacerazioni” alla mano sinistra. Nel ’44 i forti dolori costringono l’uomo – padre di famiglia – a letto.
Dai verbali delle varie visite collegiali si evince la gravità della patologia, essendo il signor G.P. affetto da dolori continui alle articolazioni gonfie e dolenti, in particolare ginocchio, anche e bacino, con “masse muscolari in diversi segmenti ipertrofiche”.
Nel ’54 la grave artrite reumatica non gli permette lo svolgimento di alcuna attività fisica. I microrganismi entrati a contatto con la ferita sono la causa remota e scatenante di questa invalidante forma di artrite, come documentato da studi medici del settore e confermato da casi analoghi con complicanze successive alla guarigione clinica della ferita.
“Non essendo in uso antibiotici – afferma la dottoressa Lucia Caliandro – i germi aggredirono la sostanza ossea e i tegumenti della ferita, determinando l’insorgere e il diffondersi dell’artrite settica, patologia reumatologica invalidante che portò alla morte il paziente. Ho letto la toccante lettera che il signor G.P. scrisse al presidente Einaudi chiedendo giustizia per un reduce che aveva servito la Patria e versava in grave indigenza economica, se non in povertà assoluta, con moglie casalinga e sei figli da sostenere. A questa lettera non fu data alcuna risposta”.
Nel riproporre il ricorso ai fini del riconoscimento dell’equo indennizzo e dell’invalidità, si è rivelata determinante la relazione medico legale presentata nel 2011 ad integrazione degli atti, corredata dal foglio matricolare del Distretto di Bari datato 23/09/52 nel quale vengono descritti numerosi ricoveri causati dalle complicanze delle ferite di arma da fuoco subite dai militari nel corso della seconda guerra mondiale.
Grazie, quindi, all’interessamento e alla tenacia dell’avv. Lucia Caliandro, a distanza di 56 anni il signor G.P. – non più tra noi – ha vinto la sua battaglia più ardua, quella contro la lentezza della Giustizia.