VITTORINO CURCI, “VERSI PER ABBANDONARSI ALLA VITA”-foto
“Così viviamo per dir sempre addio”. Ispirandosi a questa riflessione di Rainer Maria Rilke, il poeta Vittorino Curci titola “Il pane degli addii” il suo ultimo libro di versi, presentato giovedì, 8 novembre, a Spazio UnoTre – di Mario Pugliese – nell’ambito degli incontri “PoesiaArteMusica”.
Introdotto dal prof. Giacomo Leronni, Vittorino Curci intende la poesia come il mezzo tramite cui abbandonarsi alla vita. Non solo, quindi, luogo in cui reinventare il logos, ma istante in cui cedere al richiamo di quelle immagini che, successivamente, si faranno versi. Sassofonista, oltre che poeta, Curci “sente” la poesia prima di scriverla. Ne immagina la cadenza, il suono, l’armonia, per poi tradurla in versi.
La sua poesia nasce quindi da un indizio appena percepito e inizia ad esistere nel momento in cui, tramutatasi in parola, si rivela all’autore, che insieme al lettore partecipa al mai definitivo processo di decodifica dei versi, suggeritori di significati ignoti a volte perfino al poeta, che in essi scorge, quindi, una sorta di profezia.
È lo stesso Curci a musicare la sua poesia, alternando alla lettura intervalli di improvvisazione al sassofono. Il tutto impreziosito dal tocco artistico di Mario Lozito, il cui pennello dà vita a un punto giallo che assume gradualmente la forma di un sole che si colora di striature rossastre, per poi sfumare in forme e colori indefiniti.
Una forma di resistenza, quella di Vittorino Curci che, acquisita la consapevolezza dell’impossibilità di pianificare una vita che non è prevedibile in ogni suo aspetto, si abbandona alla poesia e nelle sue cadenza morbide, nella sua armonia, nella sua musica, ritrova il sano senso del tempo.
Un sincero ringraziamento a Fabio Guliersi per la sua proverbiale disponibilità nel mettere a nostra disposizione i suo scatti fotografici.