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“LA SPIGA E IL VELLUTO” DI SUSANNA DE MATTIA

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libro susanna de mattiaIl 4 gennaio ore 18.30 presso il Chiostro di Palazzo San Domenico sarà presentato “La spiga e il velluto” – pubblicazione poetica di Susanna De Mattia -, appuntamento inserito nella rassegna curata dall’assessorato alla Cultura in “Accordo di Natale“.

La poetessa – docente presso l’I.C. San Filippo Neri – Losapio – nel 2010 ospite di Spazio UnoTre (SUSANNA DE MATTIA A SPAZIO UNOTRE), a seguito del successo della serata e degli apprezzamenti sinceri per i suoi versi venne esortata a pubblicare le poesie “chiuse in un cassetto” da Fortunato Buttiglione, cui va il merito di aver tenuto a battesimo la prima presentazione dei suoi componimenti poetici, alcuni dei quali pubblicati nella antologia: “Cento Poesie e una Lyra” cui è dedicato l’articolo sotto riportato scritto da Dalila Bellacicco sul bimestrale “la Piazza” nel 2008.

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Quando le emozioni dialogano con la mente, si scopre quanto siano inadeguati gli strumenti espressivi per dar voce ad un così intimo sentire. Le parole sedimentano tra gioie e affanni, ne captano l’essenza per poi scivolare nella casualità di un verso, danzando nel silenzio di una melodia interiore.

In questo limbo di pura istintività, si svelano, si nutrono delle stesse emozioni di cui sono espressione, si rivestono di un’aura semantica e sgorgano nel più antico e universale dei linguaggi: la Poesia.

Susanna De Mattia dialoga da sempre con le sue emozioni e nella Poesia trova rifugio, catarsi, teurgia… “Esprimere e tradurre in parole un sentimento vince la rabbia, il tormento, traduce in serenità i momenti disperati… il cuore è pronto a combattere ancora, senza soccombere.”
Dai versi “adolescenti” racchiusi in un diario, alle tre struggenti liriche premiate in “Cento Poesie e una Lyra”, geniale intuizione dell’editore Vincenzo Grassi per scoprire nuovi talenti poetici e racchiuderne in una antologia i migliori componimenti, commentati e corredati susanna-de-mattiada una breve biografia, un dialogo ininterrotto. Le ferite dell’infanzia cauterizzate dalla vita lasciano un dono, una sottile cicatrice nell’anima, uno spiraglio attraverso cui penetrano lame di luce e buio.

Nel silenzio meditativo che lo avvolge, ogni vibrazione dello spirito si amplifica ed esaspera la percezione della realtà, increspando di inquietudine un’inappagata, fragile serenità. La poesia sa cogliere la purezza, l’essenza di questo dono, lo accetta sia esso “talismano” o “sortilegio” e lo usa per decodificare se stessa e donarsi.

In questo timido svelarsi, nel riconoscersi con stupore nello sguardo di chi sa ascoltare le emozioni, nello scoprire di aver dato voce al silenzio di tanti cuori stretti nella morsa dell’abbandono, tormentati dal respiro della morte, spauriti ai bivi della vita, una certezza: tutto ha un senso se condiviso. Chiudere i propri versi nello scrigno della solitudine, imprigionarli nelle pieghe dell’anima, condannarli ad un ingiustificato esilio, negherebbe Vita alla Poesia e Poesia alla Vita”.

 

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