PRESEPE VIVENTE, DISCRETI I NUMERI, MENO LE ATTESE-foto
Stimati più di mille visitatori nella giornata del 30 dicembre (oltre 50 gruppi da circa 30 persone, bambini a parte, in quanto non contati), poco meno il 29.
Questo il bilancio della 15a edizione del Presepe vivente dal titolo “Natale: l’Avvenimento che ha cambiato il mondo. A coloro che hanno creduto, ha dato potere di diventare figli di Dio”, a conferma che la comunità è presente ed attenta a quanto proposto con passione e gratuità dalle Parrocchie, non tutte, a onor del vero, presenti alla manifestazione.
L’allestimento e la regia di questa edizione funestata da furti di tende e scenografie oltre che dalla pioggia nella giornata inaugurale del 28 dicembre, sono stati presi in carico dai gruppi parrocchiali della Chiesa Madre, dell’Immacolata e della cappella militare dell’Aeroporto “Ramirez”.
Il presepe in questa annualità si è snodato a ridosso del Castello da vico Jovia, lungo cui erano affissi dei cartelli riportanti riflessioni e preghiere su fede e amore raccolti negli incontri di catechesi o preghiera. In prossimità della transenna di ingresso, dalla balaustra di una scalinata all’aperto, Marica Girardi ha stemperato i malumori dell’attesa proponendo barzellette e strappando un sorriso ai presenti, dotati di “numero e lettera alfabetica” proprio per evitare resse.
Dopo aver ricordato Noè – splendido il tendaggio su cui è stata dipinta l’arca, fortunatamente non rubato, come invece accaduto alle scenografie in via Sardella e ai tendaggi blu che dividevano l’area mercatale dalle altre scene – le guide tra cui Gabriella Tritto, Stella Bradascio, Annamaria Resta, Flora Vasco, Marianna Pavone, Valentina e la giornalista Irene Galatola – hanno accompagnato i gruppi in via Concezione, via Sardella, via Piottola, via Serpente, via Michele Petrera e nell’Arco Nardulli. Dietro le quinte Marilù Vittore, Mattia Angelillo e tante altre “invisibili” braccia.
Tanti, tantissimi i piccini e gli adolescenti che approdati dalla catechesi al presepe vivente hanno recitato e vestito i panni dei figuranti con impegno e sacrificio, ma anche divertendosi.
Dietro ogni evento, al di là del disagio più evidente legato all’attesa, c’è sempre tanto lavoro e serietà.
Basti pensare che alcuni genitori per offrire un minimo ristoro nelle due fredde serate, si sono calati nei personaggi per restare accanto ai figli e portar loro da bere qualcosa di caldo.
Nella seconda giornata i gruppi -sempre più numerosi e serrati – hanno praticamente impedito di “tirare il fiato” ai recitanti, costretti a veri tour de force tanto che la piccola e brava “Ester” – cui era affidata una lunga parte recitata – si è sentita poco bene. Qualcun altro è restato “imprigionato” in alcuni vicoli senza potersi spostare per rinfrancarsi, è il caso della “Voce di Dio” al secolo Augusto Angelillo.
Qualche difficoltà anche per i residenti, letteralmente “scortati” verso casa dal servizio d’ordine messo su dagli organizzatori.
Piuttosto vasto ed articolato il percorso “biblico” che ha rievocato personaggi salvati dalla fede, da Noè ai genitori di Sansone, da Ester a San Pietro e i suoi pescatori, dall’emorroissa guarita da Gesù ai discepoli di Emmaus, ultimo incontro nel quale il Cristo Risorto ha spezzato il pane prima di salire al cielo.
Suggestivo il luogo scelto per la natività: l’arco Costantinopoli con l’incantevole pozzo di fronte allo studio della pittrice Antonella Lozito.
Come sempre il fascino del mercato in via Barba ha conquistato tutti. I bambini si sono dilettati a promuovere la mercanzia con grida festose e accattivanti inviti all’acquisto, mentre operavano sui manufatti con consumata bravura inchiodando scarpe, raschiando pelli, tessendo tappeti.
Ogni “incontro” con episodi biblici o evangelici è stato ben collegato al percorso di fede proposto, senza mai perdere di vista il messaggio finale ed esortare alla preghiera.
L’itinerario si è concluso all’ingresso di via Concezione con la raccolta di pensieri ispirati all’esperienza appena vissuta.
Una nota a margine dedicata a coloro che si sono appropriati di tendaggi, scenografie e arredi acquistati auto tassandosi e cuciti a mano come gli stessi abiti, non sempre restituiti dai figuranti a fine manifestazione. Ha senso derubare chi dona ogni anno alla comunità un momento di incontro e riflessione sul Natale? E’ come derubare se stessi, dimostrando di avere davvero poca “Fede”… forse se chiesti, dimostrando di averne necessità, sarebbero comunque giunti in dono. Vederli restituire, anche in forma anonima, alla Chiesa Madre potrebbe essere il primo miracolo del 2013. Ed i miracoli a volte avvengono…!
Scatti fotografici a cura di Mario Di Giuseppe che ringraziamo per la costante collaborazione.