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MASTROPIRRO A SPAZIO UNOTRE, CONTAGIO TRA ARTI-foto

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mastropirro a spazio2Spazio UnoTre – crogiolo di arte, poesia e musica – il 21 febbraio ha accolto Vincenzo Mastropirro, flautista, compositore e poeta che vanta collaborazioni poetiche di pregio.

Alcune sue inedite e “flautate” composizioni ispirate dai versi di Alda Merini, Anna Maria Farabbi e Vittorino Curci (ospite presso “SpazioUnoTre” lo scorso 8 novembre), ne hanno musicato le emozioni.

Il contagio tra arti affini è osmosi “… lavorando con la parola” Mastropirro non poteva che sceglierla come strumento e “scriverla”, lasciandosi anche sedurre dalla musicalità del vernacolo, dalla sua metrica ancestrale, dall’unicità dei suoi ritmi, cifra di appartenenza al territorio.

Nel corso della serata, il poemusico (come ama definirsi) Vincenzo Mastropirro ha risposto alle domande del curatore dell’incontro, Giacomo Leronni, ed ha presentato, sia pure negli aspetti essenziali, tutto il suo percorso artistico, a mastropirro a spazio6partire dagli albori della sua formazione musicale fino ad oggi.

I momenti più significativi sono stati quelli nei quali Mastropirro ha diffusamente parlato della sua passione di didatta della musica, del rapporto quasi inscindibile fra poesia in lingua e poesia in dialetto (come ha infatti ricordato Leronni, Mastropirro presenta al pubblico non solo una duplice identità in quanto musicista e poeta ma, all’interno della scrittura poetica, un’altra duplicità essendo poeta capace di scrivere prima in lingua italiana e poi anche in dialetto ruvese), del rapporto con moltissimi musicisti di gran nome (in Italia e all’estero) nonché con poeti di grande notorietà e spessore.

Ulteriore prezioso arricchimento per la serata è stato per i presenti il dono della musica composta ed eseguita dallo stesso Mastropirro al flauto, con l’accompagnamento del suo amico contrabbassista Camillo Pace.

Per Pasquale Vitagliano la poetica di Vincenzo Mastropirro “plurisensoriale, mastropirro a spazio4prima e al di là di ogni riflessione linguistica e semantica sull’uso del dialetto […], riesce a collocarsi fuori dal tempo reale e a staccarsi da un luogo definito, plastica e metafisica, ri-crea segni e contenuti archetipi, insieme arcaici e “bambini”. Essa possiede lo stesso spessore icastico delle maschere apotropaiche che ancora oggi adornano muri e balconi della nostra Puglia petrosa.”

Mastropirro ha esordito nella scrittura da adulto “quasi in punta di piedi”, provando a dare un senso ai suoi pensieri.

Nella mia prima pubblicazione “Nudosceno” edito LietoColle nel 2007 – racconta il musicista -, racchiudo il mio impegno personale per abbattere molte delle ipocrisie, convenzioni e banalità che affiorano troppo spesso nel nostro Vivere. Un mettersi a nudo al di là delle falsità della nostra società che talvolta brucia, sovrascrive, cancella, rimuove l’ideale della Poesia stessa. Il dialetto è qualcosa di “concreto”, è fatto di immagini immediate, che si susseguono in modo più deciso, più colorato di quando scrivo mastropirro a spazio5in italiano. È la “forza” che sfocia nella lingua parlata, con tutta l’irruenza di una rapida che diventa cascata dentro l’energia, il turbine e la forza del proprio rapporto con le cose.”

Ancora una volta, dunque, gli aurei spazi messi a disposizione dal mecenate Mario Pugliese hanno visto realizzarsi quella fusione perfetta fra più forme artistiche che rappresenta un vero fiore all’occhiello per la nostra comunità e per i frequentatori di SpazioUnoTre, fusione tra l’altro resa possibile grazie alla multiforme capacità di Mastropirro di trattenere il pubblico presente per oltre due ore senza mai annoiare e anzi risultando, nell’esporre il suo lungo percorso artistico e umano, pienamente convincente e accattivante.

Ringraziando Cataldo Liuzzi per i prezioso contributo fotografico, lasciamo la “parola” ad alcuni versi di Vincenzo Mastropirro per rivivere e condividere le emozioni della serata.

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mastropirro a spazio3Compro asole d’oro
e impoverisco le tasche
aggancio i bottoni di cartone
e distolgo lo sguardo dal tuo seno
povero e nudo
smetto di piangere
e do il meglio
evitando il peggio
la giornata non finisce qui
e il tempo breve rabbrividisce
sgancio i bottoni d’oro
e rivendo le asole di cartone

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L’armatura morbida su un corpo di carta
insegue un verso traballante
di natura instabile.
Urla a squarci
nell’aria torbida bufera
il sonno del guerriero raccoglie i cocci.

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