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MARICA GIRARDI RACCONTA LA “STORIA” DI SAN FILIPPO-foto

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marica-girardi-san-filippo3In occasione dell’inaugurazione della mostra “Conosciamo i Santi patroni delle comunità di Puglia”, che ha visto esporre nel salone della Chiesa Madre oltre 130 immagini con brevi note dei Santi protettori delle comunità pugliesi, ad accogliere i convenuti don Tonino Posa e Marica Girardi.

Alla giovane che da pochi mesi ha conseguito la laurea in “Lettere” indirizzo “Cutura teatrale”, è stato affidato il compito di presentare un inedito profilo di San Filippo, oggetto della sua tesi di laurea. La freschezza e la competenza della relatrice hanno conquistato i presenti.

Dopo aver contestualizzato la figura del santo Patrono nella Roma cinquecentesca, divenuta polo di attrazione dei maggiori letterati e artisti rinascimentali, incentivati dal mecenatismo dei papa-re, si è entrati in argomento.

La congregazione Trinità dei Pellegrini, fondata da Filippo Neri, padre Persiano Rosa e altri dodici laici – afferma Marica Giradi -, si occupava di accogliere i pellegrini poveri giunti a Roma, con un marica-girardi-san-filippo6preciso rituale di accoglienza che prevedeva la lavanda dei piedi ed eventuali cure mediche, la lettura di un brano del Vangelo e l’accompagnamento dei pellegrini nei maggiori luoghi di culto della città, creando un clima di unità di popoli provenienti da Paesi e culture differenti.

Filippo Neri, incarnava la figura del prete ideale delineata dal Concilio, era inoltre devoto verso Girolamo Savonarola. Nel 1532-1533 partì da Firenze per trasferirsi a Cassino prima di giungere a Roma, dove si stabilì in seguito. La partenza da Firenze qualche anno dopo il ritorno dei Medici e la richiesta di reggenza della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini nel 1572, luogo di culto frequentato dai fiorentini antimedicei residenti a Roma, lasciano ipotizzare che Filippo Neri non apprezzasse i Medici. E’ certo che fosse filofrancese, scevro dal riconoscere il potere temporale del Papa. La decisione di Clemente VIII di concedere il perdono ad un anno dalla riconversione al cattolicesimo del re di Francia ugonotto Enrico IV, provocò moti di ostruzionismo da parte dell’Auditore di Rota Peña durante il processo di canonizzazione, poiché andava contro gli interessi della cattolicissima Spagna.

marica-girardi-san-filippo1Giunto a Roma, Filippo Neri lavorò come precettore dei figli del doganiere fiorentino Guido del Caccia in cambio di vitto e alloggio e dal 1536 al 1548 si dedicò a prestare servizio come volontario presso l’ospedale di San Giacomo degli Incurabili e ad evangelizzare per le vie di Roma e della campagna romana, finché fu ordinato sacerdote nel 1551, sotto la spinta di Persiano Rosa.”

Del sacerdote – continua la Girardi – si narra soffrisse di palpitazioni, tremori violenti, amnesie, diminuzione dell’attività sensoria e lacrimazione copiosa mentre adorava l’Eucarestia o celebrava Messa ed anche estasi e levitazioni. I medici più insigni dell’epoca riconducevano questi fenomeni a crisi epilettiche e aneurisma provocati dal gonfiore al petto. che dopo la morte si constatò essere provocato dalla rottura di due costole all’altezza del cuore, il quale appariva dilatato, ma non affaticato. I medici giudicarono queste patologie soprannaturali, perché erano talmente violente che nessun avrebbe potuto sopravvivere per lungo tempo. Filippo Neri era diffidente verso le manifestazioni che lo interessavano e allo stesso modo lo era marica-girardi-san-filippo2verso coloro che erano protagonisti di questi fenomeni. la sua diffidenza e prudenza portò Gregorio XIII a sceglierlo come esaminatore nel 1582 di una giovane mistica napoletana, Orsola Benincasa, interessata da fenomeni estatici in cui asseriva di colloquiare con Dio”.

“Filippo Neri istituì il pellegrinaggio alle Sette Chiese, cioè alle basiliche giubilari il giovedì grasso, per tenere lontani i fedeli e i giovani dalle nefandezze del Carnevale; nell’Oratorio, nato inizialmente come libera discussione su temi edificanti tra pochi membri, fino a divenire un ragionamento intorno al libro, ciascuno prendeva la parola e teneva dei semplici sermoni. Poiché veniva data la possibilità ai laici di tenerli senza avere una adeguata preparazione teologica, l’Oratorio venne accusato di essere un ritrovo di eretici sotto Pio V, il grande inquisitore, finché Gregorio XIII riconobbe nel 1575 l’Oratorio come una Congregazione e ne stabilì la sede presso la chiesa della Vallicella, dove Filippo Neri si trasferì nel 1583”.

Il sacerdote dal 1551 (anno dell’ordinazione sacerdotale) al 1583 aveva operato presso la chiesa di San Girolamo della Carità.

marica-girardi-san-filippo8L’Oratorio fu anche il centro musicale più importante del mondo romano, dal quale si diffusero il genere dell’Historia Sacra e le laudi della tradizione popolare fiorentina, cantate al termine di ogni incontro. Durante le funzioni liturgiche un’orchestra vera e propria eseguiva brani elaborati ed eleganti con lo scopo di attrarre i fedeli, ma con lo svantaggio di distrarli. Qui prestarono servizio musicisti provenienti dalle grandi corti cardinalizie e soprani attivi nella Cappella Pontificia.

L’apertura del processo di canonizzazione del Santo fu chiesta dai discepoli oratoriani Baronio e Tarugi (divenuti poi cardinali) il 2 agosto 1595, ma venne bloccata dal 1601 al 1605 a causa dei moti di ostruzionismo. Il 25 maggio del 1615 Filippo venne beatificato e il 16 marzo del 1622 canonizzato insieme a Ignazio di Loyola, Francesco Saverio, Teresa d’Avila e Isidoro Labrador.

La voce diffusasi a Roma asseriva che la Spagna avesse imposto il proprio monopolio anche in materia di santità e che il Papa, per smentire la notizia, avesse inserito all’ultimo momento Filippo Neri. Anche la scelta di Filippo Neri non fu casuale, perché era utile a mantenere i rapporti cmarica-girardi-san-filippo4on la Francia”.

“Quando gli oratoriani deposero sul catafalco il corpo di Filippo, gli fu reso omaggio da un gran numero di persone, tra cui anche cardinali. Per la popolazione Filippo era già santo, infatti c’era chi gli tagliava ciocche di capelli, i peli della barba, prendeva i fiori posti sul corpo o gli tagliava le unghie per portarle a casa come reliquie”.

La biografia di Bacci redatta nel 1622 – da cui Marica ha attinto informazioni per la tesi -, riporta numerose guarigioni miracolose durante i funerali di Filippo, riprese dalle testimonianze del processo di canonizzazione. “Dopo i funerali – prosegue la Girardi – lo seppellirono in una cappella a parte, subito invasa da tabelle votive e ceri, mentre alcuni organi furono asportati e seppelliti nella fossa comune senza protezione. Dopo qualche anno, vennero riesumati e si scoprì che erano rimasti intatti, nonostante fossero stati all’epoca ricoperti solo da terriccio. Per questo vennero essiccati e smerciati come reliquie. Le ispezioni periodiche fatte al corpo evidenziarono come esso fosse ancora intatto nonostante l’umidità penetrata all’interno della tomba e, dopo il ricambio degli abiti, questi ultimi venivano ceduti come reliquie per diffondere il culto e far procedere il processo. Il corpo venne definitivamente traslato nellamarica-girardi-san-filippo5 cappella fatta erigere nella Vallicella dal devoto penitente fiorentino Nero del Nero nel 1602”.

San Filippo Neri – conclude la Girardi – risponde a tutti i requisiti di santità: testimoniò la sua fede con le opere e dedicandosi alla cura delle anime mediante il sacramento della Confessione, convertì numerosi recalcitranti alla fede, tra cui l’eretico soprannominato Paleologo, Giacomo della Massigliari, che aveva abbracciato la fede Utraquista antitrinitaria, ma che si rifiutò di abiurare e per questo venne condannato a morte dall’Inquisizione. Fu un modello di carità nel servizio ai poveri, agli ammalati e ai sofferenti nel corpo e nello spirito e fu anche un mistico (noto è l’episodio del globo di fuoco che gli penetrò nel petto mentre pregava nella catacomba di San Sebastiano nel 1544, quando era ancora laico, che gli causò la dilatazione del cuore e la rottura delle costole). San Filippo fu anche un taumaturgo, anche se, per celare questa dote, portava con sé un reliquiario e attribuiva ad esso le guarigioni, confermando la sua grande umiltà”.

A fine conferenza un saluto ed alcune precisazioni del professor Franco Giannini hanno chiuso la serata.

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