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ANNALAURA CUSCITO E LE SUE GENIALI “PEZZE PAZZE”-foto

made in... dettaglio primo piano

Niente di vero tranne l’occhioNella costellazione delle “Pezze pazze”, geniale “brand” coniato da Annalaura Cuscito per denominare le sue installazioni, un universo abitato da creature di stoffa cucite ad arte, ognuna con un suo “carattere”, una sua dimensione, un’iride colorata, una storia da raccontare…

Le sue “Pezze pazze” parlano e attraverso l’allegoria di geometrie tracciate in punta d’ago e seta, cantano, urlano, sorridono, piangono, soffrono, si indignano, si emozionano ed emozionano… Sono vive! Un soffio di vita pervade la geografia di cuciture solo in apparenza casuali, anch’esse “alfabeto” colorato in dialogo con lo sguardo.

Lembi di diverse realtà – squarci di antichi retaggi del passato – si incontrano in ricami e cordoli, si annodano e rinascono, conservando un vago ricordo dell’artistica metamorfosi che li proiettata nel futuro.

Le ferite si rimarginano, le cicatrici – decori tatuati ad arte su corpi e volti -, sono di una bellezza struggente che incanta, seduce, commuove…

Allegorici dettagli di creatività anche nell’accostamento di stoffe, merletti e passamanerie, nella scelta degli “occhi”, solitari bottoni, croci di seta o – nel caso de “L’Italia a testa in giù” -, composizioni “patriottiche”, nelle labbra “cucite” all’insù o all’ingiù, a zig e zag o in linea retta, con crocetta “tirabaci” al centro e vestite di ironia soffusa anche nelle loro “movenze”.made in...

Le “Pezze pazze” di Annalaura interpretano, dileggiano e “abitano” la realtà, ricamandone il profilo “a tinte forti”, con dissacrante, disillusa, commovente “umanità”.

Davvero brillante l’idea di utilizzare Pezze-pupazzo – “icone” ed eccellenze di un’Italia che rischia di smarrire la sua identità nel vortice di una devastante globalizzazione – in Made in …?!”.

La geniale installazione di 80 x 117cm progettata per un concorso in Russia cui l’Accademia delle Belle Arti ha partecipato, nel maggio dello scorso anno è stata ospitata nella sala Murat in occasione della Mostra “Lavoro in fermo”.

“Nell’arazzo che raffigura le regioni d’Italia – afferma Annalaura – ogni “pezza pazza” simboleggia le eccellenze della regione che la ospita in termini di tradizione, gastronomia, turismo, industria ed artigianato, ad essi è affidato il futuro dell’economia italiana.”

“Appesi” al di fuori della nazione, i tanti laureati che mettono il loro talento e la loro intelligenza a disposizione di altri paesi. Un filo sottile li lega ancora all’Italia, sono gli affetti, i ricordi, i profumi ed i sapori di casa. In basso, parcheggiati in un “cesto” – metaforica culla, prigionhappy familye e limbo di attese e disillusioni -, i tantissimi giovani disoccupati, vittime di devastanti politiche, condannati ad un futuro precario ed incerto, di pura sussistenza, senza sogni. Ogni singola “Pezza pazza” porta con sé una speranza: il tortellino, la pizza napoletana, il cannolo, l’uva, il cioccolato, la neve, il fiore-sirena, emblema di un’economia ligure dedita al canto, al mare, l’uva, il gregge, il formaggio, la gondola, il Papa,… In Puglia – terra d’arte e di creatività -, il simbolo per eccellenza è la tavolozza.

Tante e varie le tematiche sociali affrontate. “Happy family” – una famiglia di “Pezze pazze” di colore -, impazza gioiosa con la numerosa prole, pronta ad esorcizzare la crescita zero e valorizzare l’immigrazione. “L’Italia a testa in giù” – sia pur in forma satirica – rievoca il dramma del suicidio di imprenditori stremati da debiti e tassazioni, denunciando precarietà e politiche del lavoro inefficaci.

Non vedo, non sento, non parlo 2Forte denuncia anche in “Non vedo, non sento, non parlo”, tre scimmiette “Pezze pazze” nelle quali si rispecchia il decadimento politico e sociale, la perdita di valori di un popolo che tutto accetta con omertà, decidendo di non vedere, non sentire e non parlare di quel che non va, “complice”, con i suoi silenzi e la sua indifferenza, del degrado in cui versa la società.

La speranza è affidata ai giovani, che “Giocando” escono dagli schemi e creano rete, tenendosi “in contatto” tra di loro, fuggendo gli stereotipi che incorniciano la realtà.

Amore materno, legame indissolubile di cuori in “Anima mundi” un filo rosso, cordone ombelicale di tanto, tenero candore! Lo stesso incontenibile amore che – parafrasando l’aforisma di Boris Pasternàk posto sotto l’opera – “[…] è una forza cosmica ammantata di dolcezza, non un semplice stato d’animo, ma la base su cui poggia l’universo”.

Poesia visiva 1Ed ancora candore con Bianca Lanciaraffinatissima, storica “pezza pazza”, ferita e affranta, persa nei ricordi di un infausto amore – rinchiusa ne “La Torre dell’Imperatrice”. Sul suo cuore Annalaura ricama i versi di Federico II: “[…] poi che ti piace amore faronde mia possanza dat’agio lo mio core ch’io degia trovare ch’io venga a compimento in voi, madonna, amore…”.

Altro capolavoro di poetica protesta e inventiva è “Poesia visiva”, forse una delle opere più allusive e significanti della personale ospitata in “Live in Lab” in luglio a Noci, grazie a Marina Vinella.

Sulla “pelle” della pezza pazza, si ripete e infittisce – con ossessiva paranoia – la scritta “hanno ragione”, tratta da “Ogma” di Italo Testa. “Hanno ragione loro,/ hanno ragione/ dovresti arrenderti e stare la gioco […]./Questa è l’ora / di darsi in pasto/ piegarsi al giogo,/ offrirsi al maglio che tritura […].” Nell’immobilità assoluta, intrappolata nella ragnatela non più annodata ma serpeggiante fuori dalla cornice, insensibile al “gioco rosso” che occhieggia in basso, appendice di una realtà relegata all’infanzia, la “Pezza pazza” è assorta, medita il riscatto da una realtà che ha smarrito se stessa, cerca nella poesia il verso che potrà sciogliere l’incantesimo e restituirle la gioia di vivere da adulta lo stesso incanto del suo ieri di bambina.

Taumaturgico Chiudi l’occhio e vedrai”, una delle più recenti installazioni raffiguranti una pupilla “mantra” molto suggestiva: un occhio stilizzato, la cui iride – realizzata con un mosaico “patchwork” preziosamente ricamato -, nasconde un segreto. Un lettore mp3 dotato di cassa esterna interagisce con gli spNiente di vero tranne l’occhio 1ettatori e i pazienti del reparto oculistico dell’ospedale Paradiso, per cui l’opera è stata ideata. “L’obiettivo – afferma Annalaura – è trasmettere tranquillità attraverso i “suoni” della natura, come, ad esempio, la pioggia, le onde del mare che si infrangono sugli scogli e il cinguettio degli uccelli…” cui si aggiunge la bella voce di Francesca Soardi per rivelare i segreti dello sguardo.

Lucida ed intima riflessione in “Noi…”, installazione con bottoni in legno su base dibond nero lucido, di circa un metro per un metro, anch’essa ideata nel 2013.

“Dalle pupille pure, emaniamo bagliori nell’aria, segni intermittenti del nostro tracciato esistenziale: se è vero che “vedere è credere”, noi non vediamo il vuoto”.

Inevitabile specchiarsi nel buio illuminato dall’iride di Annalaura, un enorme bottone screziato di grigio, verde e azzurro che due “ali” dai caldi toni autunnali, sovrastano e proteggono.

Dal buio di una creazione in divenire, transita tra luci e ombre, bianco e nero in perfetto equilibrio cromatico, “Il teatro delle meraviglie”, esoterico trittico ed espressione di un creato lussureggiante nei suoi ecosistemi di composita individualità, pronto a indossare i colori della vita.

Niente di vero Niente di vero tranne l’occhio dettaglio 2tranne l’occhio”, imponente totem di 2 x 1,50 metri, contenente la gommapiuma di due divani, poggiato ad un supporto di sostegno esterno, racchiude il codice di lettura dell’intero progetto creativo: sostenibilità e riciclo di jeans, bottoni, stoffe, denim, imbottiture… plasticità e creatività in forme e dimensioni “pensate” per ogni singola installazione, cuciture dialoganti, ricami preziosi, ironia a dir poco portentosa sia nelle “narrazioni” che nella postura e nelle strategie logistiche.

Questa “Pezza pazza” è quella che più mi è cara, in qualche modo la sento il mio alter ego nel mondo delle Pezze pazze…”, morbido, “puffoso”, dal caldo abbraccio, a tutto tondo, appena, appena un tantino ingombrante, tanto da dover finire in soffitta tra una mostra e l’altra, unico e autentico. Come quei sogni che Annalaura può realizzare grazie al sostegno della famiglia. Le lacrime – anch’esse gocce di vetro over size -, sono limpide e cristalline testimonianze dell’angoscia che attanaglia i giovani, in attesa di quel raggio di sole che accende arcobaleni.

“L’idea di crearle – continua Annalaura – è nata mentre dipingevo un quadro in Accademia… notai che vi spiccava un pupazzo. La professoressa Rosanna Pucciarelli, conoscendo la mia esperienza nel campo della moda e del cucito, mi suggerì di realizzarne in tessuto… Ho raccolto l’invito con entusiasmo ed eccomi qui…”

Apocalittico “After Heart – Dopo la fine del mondo”, stampa su forex 60 x 80cm, un viaggio interamente realizzato in digitale verso il 1 Gennaio del 2222, giorno in cui la tragedia moderna si compirà. “L’uomo ha rotto alcune regole fondamentali della vita, ogni limite è stato superato, intorno solo distruzione, nessun confine tra il bene e il macqueforti-1ale, la spiritualità è ormai pura utopia.” I ruoli si invertono. Tira le fila di umani burattini, quel pupazzo che non possedendola, non ha perso la sua anima. E’ lui a suggerire ad Eva di offrire la sua mela ad Adamo e tutto ricomincia.

Infine le acqueforti, anch’esse hanno come protagoniste “Pezze pazze” rigorosamente in bianco e nero, incise sulla lastra di zinco con acidi e riproposte in ogni mostra.

La creatività di Annalaura Cuscito – 25 anni, laurea in Accademia delle Belle Arti in decorazione e specialistica in corso -, si esprime attraverso una prodigiosa manualità e la capacità di trasmettere ai suoi “golem” sentimenti, emozioni, tenerezza…

La giovane artista, pur non avendo mai esposto a Gioia, vanta stage importanti, estemporanee e collettive di pregio. Nel Fortino di Bari le sue opere vengono esposte in occasione della collettiva “La città ideale” (2011), nella sala Murat in “Enucleare” (2011), “Lavoro in fermo” (2012) e “Io… speriamo che me la cavo” (2013). L’accademia delle Belle Arti di Napoli la ospita nel 2011 in “Identità off line”, riproposta nel Castello Angioino di Mola nello stesso anno, nel “Nuovo astrattismo vettoriale – Spazio giovani” di Bari nella collettiva di Arte digitale “Atelier Numerique 3” ed ancora a Cesena in “Tu donna – primati e discendenti” (2012) e a Ceglie Messapica in occasione del “Premio Emilio Nottannalaura e marina vinellae”. Partecipa alla 5a edizione del premio “CO CO CO – Como Contemporary Contest” (2011) ed alla 1a edizione del Premio d’Arte AOP Academy organizzata da Winsor & Newton, Liquitex e Conté a Parigi (2013). Segue numerosi corsi, workshop e laboratori ed anche una Master class presso la Scuola di pittura delle icone di Yaroslav di Mosca. Dal 20 luglio 2013 in mostra personale a Noci, in “Live in Lab” e fino a pochi giorni fa in collettiva a Molfetta, nella sala dei Templari in “Autoritratto – Specchio dell’io” allestita da Paolo Lunanova. Le foto delle varie mostre possono essere ammirate su https://www.facebook.com/lemiepezzepazze.

Portentosa produzione e innato talento comunicativo sono i suoi tratti distintivi. La scelta della “griffa” Pezze pazze, spendibilissima anche su magliette, cappelli, zaini, gadget, si rivela vincente.

Ad Annalaura l’augurio di tanto, tantissimo meritato successo! 

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