“DUBBI DIVENUTE CERTEZZE” DI MONGELLI (PD). PERCHÈ ORA?
Apprezziamo l’atto di coraggio di Andrea Mongelli, che ha inviato all’attenzione dei nostri lettori alcune sue riflessioni di seguito riportate.
Anche perché i suoi dubbi divenuti certezze confermano quanto da noi sempre sostenuto e racchiuso in una massima di manzoniana memoria: “Meglio agitarsi nel dubbio che riposare nell’errore”.
Ed il Pd si è a lungo “adagiato” nell’errore, difendendo l’indifendibile e dando prova di scarsa attenzione agli umori di un elettorato, sempre più deluso da certa mal politica.
La latente sudditanza – in taluni casi velata di accondiscendenza – bene non ha fatto all’immagine di un partito che si è barcamenato tra i flutti delle tempeste poviane, senza tener fermo il timone della coerenza.
Perché questo si ricorderà, nel tempo: l’assenza di coerenza e l’allontanamento da quegli ideali di sinistra che andavano difesi anche a costo di “rompere” con un’Amministrazione che dell’interesse personale e non comune ha fatto il suo vessillo, non rispettando “pedissequamente” le norme e promuovendo tout court privatizzazioni di pubblici servizi.
Stendiamo un velo sugli accadimenti giudiziari emersi in questi ultimi mesi e su altri, di cui tutti sanno ma che nessuno ha denunciato, che avrebbero messo in “dubbio” (termine che aleggia da inizio mandato) il mandato e la presenza di alcuni personaggi al governo della città.
Mongelli e i tanti attivisti che in questo anno hanno sostenuto a mezzo stampa e non solo le azioni amministrative, anche le più impopolari o pilatescamente dribblato tra di esse, le stesse oggi denunciate possono sì, recitare il rosario dei dubbi inespressi, ma non per questo esserne assolti.
Se è vero come è vero che “…la virtù del dubbio e la sospensione del giudizio, la capacità di dar ragione all’avversario, è la migliore preparazione all’intransigenza e all’intolleranza operosa…”, come affermato da Gobetti nel 1924, non possiamo non rilevare che “…se non si è parte della soluzione, allora si è parte del problema”.
Comunque… meglio tardi che mai, afferma qualcuno! Attendiamo fiduciosi anche il parere del capogruppo del Pd ingegner Vito Ludovico, dell’assessore Giuseppe Lenin Masi e del consigliere Giannico. Saranno sorti dei dubbi anche nelle loro coscienze?
Quest’ultima massima potrebbe rivelarsi quanto mai attinente al contesto: “Chi non dubita di nulla è capace di tutto”. [Roberto Gervaso, Il grillo parlante, 1983]
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I dubbi che mi attanagliavano alla vigilia delle ultime amministrative sono diventati certezze. Il Pd gioiese, scegliendo di appoggiare la coalizione che ha portato sulla poltrona di sindaco Sergio Povia (grazie al cospicuo e non trascurabile 17% circa dei voti democratici), secondo me ha fatto harakiri. Questo perché pur avendo potuto sfruttare una nugolo di facce nuove, ad iniziare da Piera De Giorgi (che secondo me restava la prima scelta per la candidatura a sindaco di questa nostra città), ha seguito scelte diverse. Tant’è che al fotofinish, il Pd gioiese scelse di schierarsi con una coalizione che a mio parere era ibrida e comprensiva di uomini che avevano fatto parte dell’amministrazione Longo, che bene fece l’allora opposizione a mandare a casa. Operazione che il Pd gioiese avrebbe dovuto capitalizzare e non depauperare come dimostrano i fatti. E qui le responsabilità vanno equamente distribuite. Infatti, aver accettato di sostenere Povia (ma soprattutto questa strana maggioranza), avrebbe dovuto insinuare nella mente dei più un piccolo dubbio (per me grande). Dubbio che appena si è materializzato, sta spingendo il Pd verso un’assurda resa dei conti. Un lusso che il nostro partito non deve e non può permettersi, ma che nello stesso tempo non può consentire a nessuno di fare il primo della classe, soprattutto se questo qualcuno predica bene e razzola male (basta seguire la corsa al tesseramento).
Passando all’accaduto, quindi all’uscita del Pd dalla maggioranza, è un deliberato che ho votato anch’io, ma non con l’intenzione di fare il bastiancontrario della situazione, ma per placare quel dubbio che dalla vigilia delle ultime amministrative mi attanagliava terribilmente.
Tornando all’ultima decisione del Pd (quella del Coordinamento, che non ha ancora trovato contezza da parte del gruppo consiliare), la rassegna stampa di questo fine settimana mi ha portato a leggere dichiarazioni in perfetta distonia con la decisione assunta dal coordinamento e anche degli annunci. Infatti, il segretario provinciale ha annunciato che tornerà a Gioia. Benissimo.
Antonacci dopo aver gestito le trattative per le elezioni e per la Giunta, ha tenuto giustamente a elaborare con noi la posizione del circolo locale e a individuare i punti della verifica. Ed egli sa più di altri, per avuto colloqui diretti con il Sindaco, che questi non solo ha rigettato nella sostanza una vera mediazione, ma ha compiuto altri inaccettabili atti unilaterali.
Ora si anima una controffensiva che vuole presentare il circolo come dominato da posizioni preconcette, mentre la responsabilità di chi ha a cuore la città e la funzione del Pd è invece sostenere la battaglia del cambiamento e della moralizzazione su cui tutti nei documenti votati alla unanimità si sono impegnati, Antonacci compreso.
Andrea Mongelli
(direttore responsabile “Gioiademocratica”)