LA SINISTRA E IL PD. MARILUNA BARBERA AVEVA PREVISTO TUTTO
In occasione dell’incontro organizzato il 17 luglio da Demos in piazza Dalla Chiesa, cui partecipò Guglielmo Minervini, sul settimanale “la voce del paese” abbiamo ospitato un interessante intervento di Mariluna Barbera che riproponiamo su GioiaNet, affinché possa essere percepito il disagio di tanti uomini e donne di sinistra che a livello locale e nazionale non ritrovano i valori in cui credono. In particolare va sottolineato il passaggio in cui la Barbera “tocca” il punto dolente: i troppi conflitti di interessi di coloro che sono all’interno dell’attuale Pd e affliggono l’intera città imponendo scelte urbanistiche spesso in rotta di collisione con le norme, per non parlare delle ferite inferte nella scelta di esternalizzazione dei servizi quali i tributi (IN 10 MESI DATI ALLA CERIN 337.000 € DALLE NOSTRE TASSE). Ed è proprio la presenza di tali interessi e di certi personaggi a dissuadere e tener lontano chi vorrebbe avvicinarsi al partito e dare il proprio contributo.
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[…]Ritengo che, a Gioia e a livello nazionale sia arrivato il momento di prendere posizioni precise, evitare posizioni equivoche, è necessario quindi che la sinistra abbia una fisionomia, un’identità nette, bisogna pertanto inserire in un perimetro ben definito progettualità per la comunità, alleanze e selezione di persone, lontane da conflitti d’interessi e finalità non rivolte al bene comune.
Quanto leggerò adesso è ciò che intendo come perimetro, se il cambiamento deve essere serio e sostanziale: “I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita, dei problemi della società, della gente, idee, ideali, programmi, pochi o vaghi, sentimento e passione civile zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contradditori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze ed i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa è conformata su questo modello, non sono più organizzatori del popolo, riformatori che promuovono la motivazione civile, sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un boss o dei sottoboss. (…) I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo, hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le Università, la Rai TV, alcuni grandi giornali. E il risultato è DRAMMATICO. Tutte le operazioni che le istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere, vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. (…) Molti Italiani si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, dei favoritismi, delle discriminazioni ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi magari dovuti ai canali dei partiti e delle correnti o sperano di riceverne o temono di non riceverne più. La soluzione? Vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato, non occupando pezzi sempre più larghi dello Stato e centri di potere in ogni campo ma organizzando le aspirazioni del popolo CONTROLLANDO DEMOCRATICAMENTE L’OPERATO DELLE ISTITUZIONI”.
Questo manifesto non è di un grillino, mio o di un esponente dell’antipolitica, è di Enrico Berlinguer, sempre citato, anche a sproposito, questa è la questione morale, intesa non come moralismo ma come questione politica.
La situazione attuale di Gioia è la rappresentazione plastica di come la politica non deve essere ed è la negazione della Politica intesa come “bene comune”. Esemplifico riportando due episodi vissuti in prima persona: in un incontro immediatamente dopo la caduta dell’ultima amministrazione Mastrovito, un politico gioiese dell’attuale coalizione disse: “Qui arriveranno i fondi europei, dobbiamo decidere chi li deve gestire noi o loro (del centrodestra)?” e, nella sezione del PD di Gioia, un esponente del PD nazionale, davanti alla prospettata alleanza con l’UDC ed alla candidatura dell’attuale sindaco, senza primarie, rispose testualmente: “Si vince così? Purché si vinca, va bene”.
Questa ingerenza della politica nella gestione impropria e non trasparente della cosa pubblica e la ricerca della vittoria a tutti i costi hanno eroso man mano spazi di legalità a favore del consenso. Non devono interessare la vittoria e l’unità ad ogni costo bensì la vittoria e l’unità “intorno a e per” un progetto che risponda ai bisogni della città, nel rispetto delle regole.
Mariluna Barbera