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Politica

POVIA, EMILIANO, LE REGIONALI E LA RICONQUISTA DEL POTERE

inaugurazione sede Pd gioiese

Enzo Cuscito“Arrivano come sempre. Puntuali e sempre uguali. Anzi, sempre peggio. Le elezioni. Le campagne elettorali. Con tanto di santini, manifesti, comizi (pochi, per la verità) e soprattutto con le ormai immancabili cene a base di aperitivi e promesse. Personalmente, provo una crescente e progressiva stanchezza. Il livello di sopportazione, ormai, è stato abbondantemente superato. Se avessi il dono dell’ubiquità, non vi nascondo, sarei altrove.

Gioia del Colle, il 5 febbraio scorso, ha vissuto la pagina più nera della sua storia politica dalla nascita della Repubblica. In molti, l’hanno già dimenticata. Penso rimossa. Forse per passate complicità. O per le omissioni. Per i silenzi. Magari solo per indifferenza. Eppure in quei giorni successivi agli arresti del Sindaco Povia, dell’ex vicesindaco Ventaglini, oltre che di funzionari comunali, imprenditori e professionisti, per le strade, le piazze ed i social network, pareva ribollire lo sdegno, l’indignazione, l’urgente bisogno di rivoltare come un calzino l’intero “mondo di mezzo”, quello del ventennale potere politico gioiese. Eppure…

Sono trascorsi circa 4 mesi dai gravi fatti di Gioia. E ci ritroviamo in una nuova campagna elettorale. Non per le comunali. Avremmo potuto. Ma la maggioranza, radunata attorno al suo Sindaco di sempre (seppur ai domiciliari), ha ritenuto di “tirare a campare” sino al fatidico “dong” del primo marzo. L’ordine era, infatti, di evitare le elezioni comunali a maggio 2015. Che la legge prevede per tutti i Consigli Comunali sciolti entro il 28 febbraio. Troppo freschi i fatti incresciosi scoperchiati dagli uomini della Guardia di Finanza. Troppo imbarazzanti. Si sarebbe andati incontro ad una probabile sconfitta. Da parte di chi? Un noto esponente della maggioranza lo dichiara alla stampa. Solo i Movimenti di Cuscito e Lucilla sarebbero pronti alla competizione. Gli altri, hanno bisogno di tempo. Per ripulirsi la coscienza? No, per mettere in atto una lunga e necessaria oenzo cuscito e donato lucillapera di chirurgia estetico-politica: rifarsi la faccia. Ed una verginità politica. Nella consapevolezza che il tempo allevia tutte le cicatrici. Persino i lutti.

Ed è così che da un mese a questa parte fervono gli incontri, i contatti, i preparativi. Come un esercito di anime morte (Nikolaj Gogol la sapeva lunga) che prepara di notte una lunga battaglia di riconquista. O di restaurazione. Tutto, con la complicità e gli omertosi silenzi di quanti per anni hanno goduto delle briciole che con fare aristocratico facevano cadere dalle loro tavole imbandite di abbondanti pietanze e bevande. Perché il cambiamento, si sa, è pericoloso. Sdruccioloso. Sai cosa perdi ma non sai cosa trovi. Figuriamoci lo spauracchio di quei due, Cuscito e Lucilla, con i loro due Movimenti, già additati più volte dallo stesso Povia di essere una specie di Isis alla gioiese. Medievali, inquisemiliano e poviaitori, nemici del progresso e del pregresso.

La reconquista prevede, però, le sue inevitabili tappe preparatorie. Le Regionali sono una ghiotta occasione. Per ricucire antichi rapporti col potere “di sopra”, quello regionale e, perché no, nazionale. Per imporre il proprio “prezzo” sul territorio. Misurando e virilmente esibendo il lucroso gruzzolo dei “pacchetti voti”. Tanto in competizioni elettorali, figuriamoci le regionali, pochi guardano al curriculum giudiziario. Meglio quello del “quanto vali”, voti cadauno parlando, in termini di consenso. Troppo forte l’ossessione del potere e della poltrona. Troppi interessi in ballo. E, come il maiale, non si butta via niente. Figuriamoci i voti…

Ed ecco allora la rete alzarsi e dispiegarsi. Con una confusione che pare tale solo ai più sprovveduti. In realtà è il segnale d’inizio. Tra fazioni che paiono nemiche ma che in realtà sono già i prodromi di nuovi patti e nuove alleanze tra poteri forti e suadenti. Quale occasione se non le regionali? Tastare l’elettorato, tornare nelle case, approfittare di cene e banchetti, sfilare in parate politiche o presentazioni di candidati, presidiare comitati. Così la gente ci rifà l’abitudine. Quel che è successo è successo. La ricotta s’è squagliata. Tanto vale farne un’altra. consiglio-comunale1

E così ti rivedi Sergio Povia in campo a sostegno del suo amico Marco Lacarra, candidato alla Regione nelle liste del Partito Democratico. Uno, Lacarra, la cui elezione è quasi certa. Uomo potente. Sotto cui poter recuperare il terreno perduto. Onorabilità e considerazione. Lenin Masi che si gioca la carta dell’altro potente piddino Mario Loizzo. Un altro che conta. E addirittura l’ex Assessore Pippo Colapinto (Udc), insieme a Sante Celiberti (ex Rinnovamento, ex Pdl, ex Lista Schittuli) e Piero Longo (ex Msi ed ex Pdl?) appoggiare un’altra candidata nelle liste del Partito Democratico, Anita Maurodinoia, “miss preferenze” della quale, secondo notizie di stampa, alcuni comitati sono sotto indagine della Digos con l’ipotesi di compravendita di voti.

Insomma, un’apparente Babele che nasconde il puntuale lavorio sotterraneo di ricomposizione del puzzle. Quello, per intenderci, che è rappresentazione dei ventennali intrecci tra politica ed interessi particolari che hanno condotto questa Città al collasso. Morale, civile, politico ed economico. Troppi investimenti effettuati. Una rete di poteri ed interessi forti che premono per ricomporsi, per “cambiare affinché nulla cambi”, magari cercando nuovi prestanome a cui affidare il ruolo di rastrellavoti. Mentre loro reggono i fili. Dall’alto. Magari con il placet e la protezione del nuovo Presidente della Regione Puglia e la complicità di un consistente “mondo di sotto”.

Enzo Cuscito

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