TUTTI I MIGRANTI “SFRATTATI” DA GIOIA DEL COLLE-foto
In via Roma, accanto alla stazione, in Piazza Pinto e per le strade di Gioia, i rifugiati politici ospiti del Wa.ro.si e delle strutture dall’hotel coinvolte nell’accettazione dei 138 ospiti, ancora riuniti in capannelli discutono animatamente nella loro lingua, sono tristi, arrabbiati, disorientati ed ancora una volta costretti a lasciare un luogo – non è un eufemismo definirlo “casa” -, affetti ed amici.
Lo “sfratto” dal Wa.ro.si, da oggi non più struttura designata dalla Prefettura per l’accoglienza degli extracomunitari sbarcati in Puglia con lo status di profughi e rifugiati, è giunto inaspettato, dopo mesi di proroghe.
Parrebbe che altri gestori dislocati in altre località a noi vicine, Modugno e Poggiorsini, si siano aggiudicati l’appalto, e pertanto entro la mezzanotte tutti gli immigrati dovranno essere trasferiti nelle nuove strutture.
Per questa operazione, a tutela dell’ordine pubblico e soprattutto per prevenire eventuali disordini, sono state inviate numerose pattuglie di Carabinieri che hanno letteralmente invaso Piazza Plebiscito, in attesa degli autobus destinati al trasporto, oltre a Vigili Urbani e Volontari Gruppo Comunale Protezione Civile.
Una vicenda che ha gettato nello sconforto coloro che avevano preso a cuore questi ragazzi, insegnando loro l’italiano, coinvolgendoli in attività e offrendo amicizia e sostegno. In particolare le associazioni l’Arci “Lebowski”, sin dal loro arrivo presente e attiva e “L’altra meta” di Maidy Prietos che lancia una proposta: “Perchè la Prefettura non consente a noi cittadini di ospitare in casa questi ragazzi? Con i 30 auro erogati, di certo potremmo farli vivere in maniera più che decorosa….Oppure potrebbe essere proprio il sindaco, come avvenuto a Riace, ad adottare e integrare nella comunità questi ragazzi”.
A fianco di questi ragazzi anche realtà come Spazio UnoTre di Mario Pugliese che a loro augura di realizzare il sogno di divenire cittadini del mondo e comunità parrocchiali che si sono a loro aperte con spirito evangelico, è il caso della Parrocchia di San Vito.
I giovani di San Vito hanno coinvolto in diverse attività i rifugiati, ed un piccolo gruppo ha anche partecipato alle funzioni religiose, manifestando la volontà di battezzarsi.
Ci sarà anche forse chi gioirà per questa partenza, coloro che non hanno mai accettato la presenza di extracomunitari nel proprio paese o all’ingresso di supermercati, presenza percepita come un fastidio, un pericolo e non una risorsa o una contaminazione culturale.
Ricordiamo le innumerevoli polemiche sorte sul “costo” sociale di ogni ospite anche se non a carico dei Comuni ospitanti e sui voucher (i fatidici 2 euro e 50 al giorno) erogati per le spese
Abbiamo raccolto la testimonianza di uno dei loro amici, G.M.: “Mi addolora che il percorso di integrazione iniziato quattro anni fa venga interrotto e quanto fino ad oggi costruito insieme a questi ragazzi, abbia fine. Non discuto sulle motivazioni, sicuramente legittime, poste in atto dalla Prefettura, ma non sono pacchi da spostare a piacimento, è la modalità che è sbagliata. Sono persone che già hanno dovuto sradicarsi per guerre e fame dalla loro patria, sopravvissuti a viaggi da incubo, con le loro fragilità, le loro paure, i loro affetti… Dovranno ancora una volta ripartire da zero, magari con un piccolo bagaglio di ricordi e parole, ma senza prospettive, dei numeri non delle persone, e questo non è giusto!”
Ultima nota dolente… insieme agli immigrati anche l’indotto – coloro che operavano per la pulizia degli immobili, gli affittuari (ricordiamo che molti dei ragazzi erano ospiti in appartamenti in via Carducci, dov’era dislocato l’Acquedotto, in altri quartieri e persino in un agriturismo), ristoratori e quant’altro, dovranno cercare risorse altrove.
Vogliamo ricordarli attraverso le foto scattate da Mimmo Ricatti in uno dei momenti forse più felici del loro soggiorno, l’arrivo inaspettato della neve il 31 dicembre dello scorso anno, quando portati dal fotografo in un bar, non hanno voluto approfittare della sua generosità, intimiditi ed ancora increduli per l’attenzione sincera e rispettosa loro riservata.
Con queste le parole Mimmo presentò i suoi scatti: “In questo ultimo giorno dell’anno segnato dalla neve, il mio pensiero va a loro…ragazzi, ospitati nella mia città, lontani migliaia di chilometri dalla loro terra, ragazzi che, probabilmente, il gelo ce l’hanno già dentro…”. [foto Dario Colacicco – Paquale Redavid – Mimmo Ricatti]