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Cronaca

RIFUGIATI. NUMERI NON ANIME. STORIE DI ORDINARIA BUROCRAZIA

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Timothy e ordinanza migranti fuori da gioiaFrank sono due dei trenta giovani immigrati ospiti del Wa.ro.se che per ordinanza della Prefettura dovranno lasciare Gioia ed essere trasferiti al Cara di Bari. Storie di ordinaria burocrazia. Non importa che questi ragazzi – non solo loro – si siano integrati, abbiano fatto amicizia e addirittura cantino in un coro gioiese. Non possono non obbedire, sono rifugiati e come tali privati anche del diritto di essere accolti e valorizzati come persone, di voler bene e farsi voler bene, non numeri ma anime, con le loro storie, la loro sensibilità, i loro drammi, le loro speranze…

Fino ad oggi erano di casa ai “Tre Monelli”, struttura che il gestore di Gioia ha trasformato in centro di accoglienza per richiedenti asilo e con le loro biciclette ogni giorno venivano in città per provare i canti, ridere e scherzare con i loro amici, progettando il prossimo concerto, entusiasmandosi e condividendo momenti di gioia, pronti a ricambiare affetto e gentilezze offrendo patatine e cioccolate a chi dava loro un passaggio, sacrificando il poco che possedevano per dimostrare la loro gratitudine. Animordinanza migranti fuori da gioiae, non numeri.

Con gli Hill’s Joy Choir hanno vissuto momenti di vera gioia: cantato, stonato, sorriso, ballato… e per qualche ora dimenticato di essere lontani dalle loro famiglie, dalla loro terra, dal dramma di violenza, guerra e povertà che li ha costretti a fuggire.

Li abbiamo visti l’11 dicembre in “Natale ieri, oggi e domani” nei borghi del centro storico cantare senza microfono, accompagnati da chitarra, contrabbasso e batteria ed ancora il 28 dicembre nel Chiostro del Comune, serata in cui hanno animato con i loro canti “Conosci il tuo vicino”, evento in cui musiche, sapori e danza hanno dato vita ad un momento di altissima integrazione, grazie ad associazioni come Accoglienza Responsabile, Incontrarsi a Sud, la Casa del Sorriso ed i ragazzi di Fratello Sole che credono che la diversità sia ricchezza e non un ostacolo.

Timothy e Frank da domani saranno due “numeri” prelevati e spostati in un centro di accoglienza metropolitano, dove le risse e gli eventi di cronaca nera sono all’ordine del giorno, a differenza della struttura gioiese che sotto questo ed altri aspetti offre garanzie di serietà ed efficienza… due dei tanti volti che nessuno distinguerà e riconosce, cui nessuno sorridepartenza rifugiati trasferitirà allargando le braccia e invitandoli a ballare e cantare.

Lì dovranno ricominciare da zero, farsi spazio, farsi accettare, sperare di trovare nuovi amici ma non è mai facile, ancor di più in una grande città. Numeri, non anime… Ed è bastata un’ordinanza della Prefettura per stravolgere le loro vite ed il loro futuro.

Chi a loro vuol bene si chiede con quale criterio sono stati scelti, perché non possono restare… Magari nella struttura c’è a chi sta stretta la vita di paese e vorrebbe spostarsi in città.

In mancanza di “volontari”, perché non valutare il grado di integrazione prima di decidere? Perché sradicare le loro vite ancora una volta, proprio quando nella neve hanno trovato il calore della vera amicizia?

Numeri, non anime. Questa è la realtà. Ma sono anime e non numeri a costruire l’integrazione, quella vera su cui nessuno potrà mai speculare o fare affari, perché seme fecondo di quell’umanità che da sempre si rigenera nel confronto, nella condivisione, nella solidarietà e non genera odio e indifferenza ma pace e amore.

 

 

 

    

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