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Cronaca

PARROCO CHIESA SAN VITO FA ABBATTERE LO STORICO ALTARE

altare san vito

SAN-VITO-MARTIRE Continua il “calvario” dei parrocchiani di San Vito, costretti a subire le impopolari decisioni del parroco don Vito Cicoria, l’ultima delle quali – spostare l’altare di fronte all’ingresso -, decisamente poco gradita ai fedeli che nella mattinata di oggi – 22 agosto 2017 – inizio dei lavori, hanno presidiato la chiesa per manifestare pacificamente ma con determinazione il loro dissenso.

Ed è con profondo dolore e disperazione che hanno visto increduli demolire l’altare sui cui hanno servito da chierichetti, fatto la comunione, vissuto i momenti più importanti della loro vita, pur avendo raccolto 250 firme per evitare che ciò accadesse.

Il tutto nel silenzio della città e della Curia!

Abbiamo più volte scritto di questa delicata vicenda, delle difficoltà di dialogo e relazione sorte tra il parroco e la comunità, ormai giunte ad un punto di non rSAN VITO IN RIVOLTAitorno.

Una sciagura che si sta consumando nel silenzio più totale ed inspiegabile dei vertici della Diocesi, nonostante siano informati sui fatti.

Dal 25 ottobre del 2015 don Vito Cicoria, classe 1956 nato a Sammichele di Bari, sacerdote missionario in Etiopia, “governa” San Vito Martire imponendo sin da subito, nel corso di una assemblea popolare, la sua volontà e lo spostamento dell’altare benedetto il 23 dicembre 1975 da Mons. Anastasio Ballestrero.

“Il progetto della nuova chiesa completata ai 25 maggio 1962 – scrive in proposito il professor Franco Giannini nelle sue ricerche storiche – venne modificato nel rispetto delle normative dell’architettura post-conciliare che suggerivano chiese estese in senso longitudinale, altare posto al centro della chiesa e di fronte all’assemblea dei fedeli, ed elencazione dei diversi  punti fondamentali della chiesa (ambone, tabernacolo, fonte battesimale…) in modo da potenziare la visibilità, l’acustica e favorire la partecipazione ai riti sacri da parte dei fedeli, non più spettatori, ma attori. Il nuovo progetto  SAN VITO IN RIVOLTAdel 1972  porta la  firma dell’architetto Domenico Di Bari e dell’ingegnere Angelo Baldassarre.”

Una costruzione moderna, amata sin da subito dalla comunità che in essa si sentiva “pietra viva” e che oggi soffre.

In questi due anni – hanno dichiarato i fedeli – non è stato rinnovato il Consiglio Pastorale Parrocchiale e alcuni consiglieri del Direttivo ANSPI sono stati indotti a dare le dimissioni: il parroco, intimando il profilo della mancata affiliazione, scagliava spesso attacchi gratuiti e personali, salvo poi, poter sfruttare quanto l’associazione aveva di meglio da offrire. La ferita brucia ancora e mai si è scritto dello strappo avvenuto, poiché si è tentato fino all’ultimo di preservare la vocazione giovanile ed educativa che lentamente don Vito Campanelli era stato capace di costruire: azioni, atteggiamenti e comportamenti che molti parrocchiani, ad oggi, ancora non riescono a spiegarsi.”.

Nel 2017, poi, dopo 15 anni non si è tenuto per la prima volta il Grest. Un’altra ferita inferta ai giovani della parrocchia, sia a coloro che lo animavano che a coloro che ne fruivano.

“ll GREST rappresentava la tappa conclusiva di un percorso annuale, parte di un progetto più ampio sposato da tutta la comunità; basti pensare che gli animatori, durante tutto l’inverno, sanspi festival san vitoeguivano corsi di formazione e la preparazione del GREST iniziava già dalla primavera. In questo modo la comunità decideva di scommettere sui propri giovani, affidandogli responsabilità via, via crescenti, nell’ottica di uno spirito di servizio: dalla programmazione della catechesi annuale, alle attività di oratorio, fino alla partecipazione al Consiglio Pastorale Parrocchiale e ai Consigli direttivi delle Associazioni operanti nella parrocchia, come l’Azione Cattolica e l’ANSPI.”

“Abbiamo chiesto un maggior confronto con il parroco; abbiamo cercato un dialogo con il vescovo – e con noi, più di 600 firmatari – ma nulla è servito: tra un po’ di tempo, forse qualche mese, il volto della parrocchia di San Vito sarà storpiato, da uno pseudo-progetto bieco e dispotico. Ancora oggi non capiamo chi stia finanziando lo spostamento dell’altare e la rivisitazione completa della parrocchia, lo abbiamo chiesto, ma senza aver risposta…
Stamattina abbiamo raccolto più di 250 firme – dichiarano i manifestanti – , oggi pomeriggio continueremo, non ci macchieremo di un silenzio complice.”chiesa san vito giovani

“Non ricordo la prima volta che ho messo piede, da solo a San Vito – commenta Paolo Cantore, da sempre attivista della parrocchia, animatore dei Grest e regista di festival parrocchiali -; certo, la primissima è stata il battessimo, mi ci hanno accompagnato…
Da allora non ho più smesso, cresciuto tra le braccia dell’oratorio e di una comunità che aveva nell’accoglienza il suo principio cardine, e non la divinizzazione del capo; lo stesso Papa Francesco, tra le malattie della curia, individuava “La malattia di divinizzare i capi. È la malattia di coloro che corteggiano i Superiori, sperando di ottenere la loro benevolenza. Sono vittime del carrierismo e dell’opportunismo, onorano le persone e non Dio (cfr Mt 23,8-12). Sono persone che vivono il servizio pensando unicamente a ciò che devono ottenere e non a quello che devono dare. Persone meschine, infelici e ispirate solo dal proprio fatale egoismo (cfr Gal 5,16-25). Questa malattia potrebbe colpire anche i Superiori quando corteggiano alcuni loro collaboratori per ottenere la loro sottomissione, lealtà e dipendenza psicologica, ma il risultato finvescovo cacucciale è una vera complicità. Non possiamo permettere, nel silenzio, che sia cancellata, schiacciata, la nostra storia, la nostra identità. Noi siamo la Parrocchia di San Vito, salviamo la parrocchia di San Vito!”

Chiudiamo con una riflessione personale, rivolta a monsignor Cacucci: una chiesa nella quale pace, amore e concordia sono ormai peregrine, fino a due anni fa palpitante e viva, esempio di operosa solidarietà per tutti, oggi abiurata dallo spirito cristiano che dovrebbe permeare i cuori ancor prima che le mura e l’altare, ormai in macerie, disgregata, crollata sotto il peso di un autoritarismo che ben poco si connota con la carità, la capacità di accogliere ed unire, inaridita da una diaspora cercata e non casuale, è una chiesa morente. La preghiamo, rifletta… ed aiuti questa comunità ed il suo parroco a salvarla e a salvarsi.

Video manifestazione di protesta: https://www.facebook.com/vito.acito/videos/1621223594577720/

 

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