Archivio Gioianet

La Voce del Paese – Un Network di Idee

Cultura

LINO ANGIULI: “LA POESIA PUO’ RESTITUIRE LA VITA”

invito-per-angiuli-pp

lino_angiuli_declamaL’invito di Lino Angiuli – atteso ospite, giovedì, 18 novembre 2010, degli incontri di poesia, curati da Fortunato Buttiglione, Giorgio Gasparre, Giacomo Leronni, Filippo Paradiso, presso la suggestiva sede di Spazio Unotre, messa a disposizione da Mario Pugliese –, è quello di accomodarsi, di entrare, di non rimanere sulla soglia, perché la letteratura non divora.presentazione_angiuli-buttiglione

“Facciamo quattro passi assieme … Cominciamo con la lettura di una fiaba popolare, per arrivare successivamente al versante della poesia … Cerchiamo di cogliere insieme il ‘fil rouge’ dell’oralità”, così Lino Angiuli inizia l’affascinante incontro che vede come protagoniste indiscusse le parole.

Si riferisce a delle parole che abbiano consistenza, a letture_angiuli_e_amicodelle parole che abbiano corpo … a delle parole piene. E con la domanda che pone al suo sodale di penna, l’eccezionale Lino di Turi, “ma c’era o non c’era?”, dà l’incipit a questo fantastico viaggio tra le parole, tra i suoni della nostra tradizione.

Lino Angiuli, autore pugliese di numerose raccolte poetiche e direttore della rivista letteraria “Incroci”, presenta all’uditorio attento di Spazio Unotre “Narrare la poesia – L’appello alla mano”, edito dalla casa editrice torinese Aragno.

lino_angiuli_pubblicoLino Angiuli segue la strada della semplificazione del linguaggio, utilizzando anche locuzioni dialettali. Sceglie di eliminare la punteggiatura, perché crede che “debba essere affidata al lettore, che debba essere interna, dell’animo”, ma si affida al metro, visto dal poeta come una disciplina mentale da dover seguire. Sceglie, inoltre, il filone dell’oralità, “perché – secondo l’autore pugliese – il suono è il motore di tutto, perché a volte le parole che vengono scritte rischiano di perdere il loro peso intrinseco”.

Nella ricerca popera_esposta_angiulioetica di Lino Angiuli ogni parola è un mondo. Crede che con la poesia si possa restituire la vita a chi la vita l’ha persa, e narra, così, un emozionante ‘Orazione per gli amici partiti’, capace di toccare le corde dell’anima: “Aspettiamo di vederli sbucare dalla porta dei ricordi […] Li aspettiamo qui per un tressette davanti ad un caffè”.

O ancora: “Riconosco le vostre facce come fossero delle mie fotografie/ C’è chi va dove morì Cristo, e chi verso la porta del Diavolo”. È una poesia che oscilla tra sacralità e carnalità, tra alto e basso, tra laicitàsegio_gatti_e_angiuli e spiritualità, ed, infatti, afferma: “[…] penso che la spiritualità sia una parte fondante di ogni essere umano”!

È una poesia che parla dei sentimenti: “Dovremmo usare il cuore come un attaccatutto […]”; è una poesia che rievoca i colori, i profumi, i sapori del nostro Sud, ma “senza esagerare, perché l’identità è di sicuro fondamentale, ma ci si deve sentire liberi se no si rischia di diventare allofobici”.

E all’interessante domanda sul se la parola riesce a descrivere sempre tutto, Lino Angiuli risponde: “Il silenzio e la parola non sono nemici. La parola, spesso, ha bisogno di silenzio. È un confine molto labile che dovrebbe rimanere tale, perché è come se creasse una sorta di alone magico”. Bello, infine, il momento affidato a Sergio Gatti per l’usuale commistione tra la poesia e l’arte figurativa.

Ringraziamo Fabio Gugliersi per la disponibilità mostrata nei confronti della nostra redazione autorizzando  l’utilizzo dei suoi personalissimi scatti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *