“La verità del mare” di Pino Scaglione al Circolo Unione
Venerdì, 8 novembre, alle ore 19 il Circolo Unione di Gioia del Colle in prima assoluta ospiterà la presentazione del romanzo “La verità del Mare” [Ed. Robin&Sons 2019] di Giuseppe Scaglione. Dialogherà con lo scrittore Orietta Limitone, responsabile del Presidio del Libro “Illiria”.
Il titolo suggestivo ed un incipit che intriga e incanta introducono il nuovo romanzo del critico barese che, accanto alla passione per l’arte, è già approdato al variegato mondo della narrativa con l’apprezzato noir “La figlia”, ambientato nella provincia pugliese. Con questa nuova pubblicazione, invece, l’autore percorre la via del romanzo di formazione dal sapore introspettivo. Un romanzo che nei ringraziamenti in coda al volume egli stesso definisce, in modo sobrio com’è insito nel suo carattere, una favola per gli adulti.
La trama racconta di Giulio Ranieri, che alla metà degli anni novanta è un trentaquattrenne professore di storia dell’arte, il quale decide di vivere un anno sabbatico in un paese di mare, per risolvere il bivio esistenziale davanti al quale lo ha messo il destino. In sostanza deve scegliere tra lo scorrere rassicurante di giorni sempre uguali e il rischio di un futuro diverso, e per farlo cerca la tranquillità necessaria per ritrovare se stesso. Tuttavia, contrariamente alle sue aspettative, per Giulio non sarà un anno di quiete e di meditazione, sarà invece travolto da inaspettate novità che gli cambieranno la vita, sino a giungere ai nostri giorni e ad un epilogo che può essere senza dubbio definito enigmatico e provocatorio. In realtà, dopo aver letto il libro, si comprende che non è una semplice favola per gli adulti. Perché Scaglione, come è stato per il precedente romanzo La figlia, si muove su due piani di narrazione ben distinti.
Il primo è in apparenza semplice. Una storia ben costruita e raccontata con una scrittura molto scorrevole e asciutta, che è una caratteristica propria dell’autore. Una trama avvincente, che a volte si apre a “storie nella storia” e mantiene sempre vigile e attenta la curiosità del lettore, che ha difficoltà a staccarsi dal libro. I personaggi catturano chi legge già dalle prime pagine, tutti caratterizzati da vicende non artificiose, piuttosto verosimili e non lontane dalla vita di tutti i giorni. Tuttavia il racconto di queste comuni vicende, trattato dalla penna di Scaglione, sviluppa un crescendo che coinvolge e tiene chi legge col fiato sospeso. A tratti vi sono anche spunti fortemente emotivi che inducono alla commozione, ma non risultano né melensi né di maniera. Infine, il romanzo offre ambientazioni e descrizioni nitide, minimaliste, tracciate da poche frasi, come schizzi a matita con cui l’autore riesce a dire molto più di quanto non si riesca a fare con lunghe esibizioni di scrittura, dando così oltretutto il giusto spazio all’immaginazione del lettore. Insomma un romanzo emozionante, che si legge con facilità e con piacere, adatto a tutti, magari dall’adolescenza in poi perché contiene scene “forti”. Adatto persino a chi non è abituato a leggere.
Poi c’è un secondo livello di lettura, molto più profondo e complesso, quasi criptico in alcuni passaggi, in cui attraverso l’allegoria incarnata nei personaggi oppure richiamata dalle situazioni, Scaglione affronta temi esistenziali importanti, gli stessi attorno ai quali si svolge gran parte della letteratura contemporanea, che l’autore dimostra di conoscere e comprendere, e alla quale allude. Sopra di tutti c’è il tema del destino e l’interrogarsi, come per esempio fa Murakami, guarda caso uno scrittore che in gioventù ha vissuto giocoforza un anno sabbatico, sul significato dell’ineluttabile. Domande dalle quali nascono dubbi, come quelli di Auster, ovvero il ruolo dell’alea, della casualità, nella vita umana. Ma c’è la volontà di non arrendersi al destino, come nelle trame e nei personaggi di Fante, autore al quale Scaglione ha sempre dedicato grande ammirazione.
A prescindere dal titolo, La verità del mare è un libro che se letto in profondità pone molti dubbi e molte domande. È un libro che non propina verità precostituite, ma che al contrario invita a interrogarsi sull’amore, sulla famiglia, sul significato vero del credere in se stessi, nel futuro o in qualcosa di superiore. In un certo qual modo il romanzo è un elogio alla sincerità verso se stessi. Alla capacità, non sempre così facile e scontata, anzi, di vivere senza indossare maschere o atteggiarsi a pose di superiorità o disincanto. Ad affrontare la vita con umiltà, accettando le proprie debolezze, e le proprie sconfitte, senza fingere di essere ciò che non si è. Comunque, in tutta la narrazione Scaglione non induce il lettore a prendere parte per nessuna filosofia di vita. Dice però che non tutto si risolve nel pessimismo o nel vittimismo. Oppure, peggio, nel nichilismo. Dice che possono esistere altre vie da ricercare, diverse per ciascuno di noi, sulle quali sarebbe il caso di interrogarsi a fondo. Tuttavia il romanzo è ben fermo su una sola cosa, su un’unica esortazione. Scomoda, per chi avesse scelto di vivere secondo finzione, facendosi trascinare dal pensiero dominante o dal suo opposto. Ovvero invita, non troppo sottilmente e implicitamente, a non cercare le risposte nelle chimere e nella seduzione di falsi o improvvisati maestri, ma piuttosto dentro noi stessi. Nella parte più profonda e nascosta di noi, ed è in questo che svetta l’allegoria del mare. Le origini della vita, l’elemento dal quale, come tutti gli altri esseri viventi, anche noi proveniamo.
L’INCIPIT
“I piccoli paesi di mare hanno molte cose in comune. I colori, i suoni, gli odori. È diverso solo l’accento delle voci e la posizione del sole sul mare. Dall’Adriatico giù per lo Jonio e risalendo dal Tirreno, alcuni sorgono sulla falesia o alle pendici della collina, altri invece sulla costa bassa e piatta, in armonia con il profilo dell’orizzonte e il respiro delle maree. Sono quelli che preferisco. Attraversati da una strada principale, larga e dritta, che un tempo, prima delle varianti e delle superstrade, era la grande via di comunicazione. Luoghi dove il lungomare evoca l’estate e l’infanzia, quando non ci sono più. Dove si assomigliano anche le persone. Sguardi senza domande, pelle abbronzata anche d’inverno, andatura che non vuole mai tenere conto dell’ora. E poi l’aria. Quel salmastro misto all’odore dei campi, che a seconda delle stagioni ti accarezza le narici o te le fa lacrimare.”
NOTE SULL’AUTORE
Giuseppe Scaglione è nato e vive a Bari. Lavora in un Istituto bancario nazionale con il ruolo di Direttore di Filiale. Svolge attività giornalistica come critico d’arte ed è curatore di mostre ed altri eventi. Da circa un anno pubblica recensioni e approfondimenti anche sul proprio blog, “Correlazioni – Arte & Cultura”, che tratta di arti visive, fotografia, poesia e narrativa.
Ha iniziato giovanissimo a scrivere recensioni per giornali e riviste, però mai alle dirette dipendenze di una testata. Ha curato recensioni, cataloghi, presentazioni, curato mostre. Sua figura guida Palma Bucarelli, per decenni direttrice della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma.