ETERNIT VIA TARANTINI: “IL COMUNE NON IMMUNE DA COLPE”
L’incredibile vicenda in cui è stata coinvolta, suo malgrado e probabilmente a sua insaputa,
Un comportamento poco chiaro e alquanto contraddittorio che non le ha consentito in tutti questi anni di poter procedere alla realizzazione dei suoi obiettivi, al coronamento dei suoi sogni, infrantisi improvvisamente e sul nascere per colpa di una burocrazia miope e nello stesso testarda oltre che contrastante. Un buco nero da cui non riesce ad uscire nonostante le carte parrebbero parlare chiaro e, ironia della sorte, proprio a suo favore.
Una situazione che con il passare del tempo le sta creando non solo considerevoli danni economici ma anche problemi psicologici dovuti ad un costante peggioramento nei rapporti interpersonali con la maggior parte dei residenti che vedono in lei, o così si vorrebbe far credere, la causa ostativa principale alla bonifica dell’area dalla presenza di numerose tettoie in eternit. E che, pur non volendolo, continuano sempre più a riflettersi negativamente sulla sua attività commerciale ed imprenditoriale.
Nulla di più falso considerando che alla messa in sicurezza dell’area di sua competenza, che nulla ha a che vedere con l’altro lotto sottostante le palazzine di proprietà dello IACP, da oltre un ventennio sottoposto ad una procedura fallimentare e al cui smaltimento avrebbe dovuto e dovrebbe provvedere il Curatore fallimentare.
Quello stesso Curatore che, ottemperando ad una formale richiesta inviatagli dal Comune di Gioia del Colle diversi mesi prima rispetto alla data di vendita dell’immobile alla Pavone, avrebbe dovuto provvedere anche allo smantellamento dell’eternit presente nella proprietà venduta alla signora Pavone.
Ma i guai, si sa, non vengono mai da soli. Infatti, al danno si è aggiunta la beffa nel momento in cui, alla neo proprietaria, è stato comunicato che in quell’area non poteva realizzare nemmeno un metro cubo di fabbricato, perché rientrante nel PRU e quindi soggetta ad esproprio. Un suolo che sicuramente non avrebbe acquistato se non le fosse stato assicurato, carte ufficiali alla mano rilasciatele dal comune e controllate dal notaio, che poteva farlo tranquillamente.
Una storia-vicenda che ha del grottesco, di cui
Ma, per meglio comprendere quanto accaduto, che ha davvero dell’incredibile, sottoponiamo all’attenzione dei nostri lettori una mini relazione preparata all’uopo dal suo legale, che ringraziamo per averla messa a nostra disposizione.
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“Il tutto ha avuto inizio il 24 febbraio 2006, quando
Così, in data 23/03/2006, l’Ufficio Tecnico del Comune di Gioia del Colle, in persona del Dirigente Responsabile, certificava: “che il fondo rustico sito in agro di Gioia del Colle insiste in zona di espansione C/1, tale tipizzata dal vigente piano Regolatore Generale di questo Comune”, precisando in prosieguo le “norme tecniche di attuazione” – indice di fabbricabilità territoriale, altezza del fabbricato, distanza dai confini, ecc..- che il P.R.G. prevede per la zona di espansione C/1.
Acquisita alla procedura di esecuzione immobiliare detta certificazione, in data 11/04/2006 il Giudice dell’Esecuzione del Tribunale di Bari, emetteva decreto di trasferimento del detto immobile in favore della sig.ra Pavone Barbara.
Successivamente, e precisamente in data 27/06/2006,
Dopo neanche due settimane,
Alla luce dei fatti su descritti,
Pur in pendenza del predetto contenzioso, il Comune di Gioia del Colle notificava alla sig.ra Pavone Barbara l’ordinanza n. 8 del 22/01/2010 con la quale ordinava la bonifica del suddetto terreno da manufatti in eternit ivi esistenti e ne ordinava, altresì, la recinzione onde impedire l’accesso a salvaguardia della pubblica incolumità. Successivamente, con nota del 26/08/2010, notificata alla sig.ra Pavone Barbara in data 30/08/2010 comunicava l’esecuzione in danno per lavori di bonifica con smaltimento di amianto esistente nella particella di terreno interessata dal procedimento de quo.
L’assurdità è che il paventato stato di pericolo per la pubblica incolumità è stato evidenziato sin dall’ordinanza comunale n. 205/2005 (precedentemente all’acquisto del suolo da parte della signora Pavone) ma il Comune ha rivolto le proprie pretese nei confronti della signora Pavone nonostante il preannunciato esproprio della medesima particella (con nota del 27/02/2007) e nonostante la pendenza di un giudizio avente ad oggetto il risarcimento dei danni per illegittimo comportamento”.