IRENE PIVETTI “CATTURA” L’INTERESSE DI POLITICI E IMPRENDITORI -foto-
Alchimie Saracene – “creazione” dello stilista Pietro Paradiso, realtà gioiese rievocante orientaleggianti, arabeschi – ed il Consorzio Made in Puglia, “brand” di Domenico Cafarchia, hanno portato a Gioia Irene Pivetti presidente della Fondazione etica “Learn To Be Free”, da pochi mesi con una sua sede in Puglia, in collegamento diretto con Milano e Roma.
Allestire vetrine, spazi espositivi, occasioni di incontro e confronto per artigiani, creativi e piccole imprese è uno degli obiettivi della Fondazione, perseguito anche attraverso iniziative istituzionali, pubbliche e di gala come quella di venerdì, tenutasi alla Corte dei Sannaci.
Dopo aver visitato le aziende di alcune realtà produttive locali e tenuto una conferenza stampa nella stanza del sindaco prima, e nella sala conferenze poi, per illustrare i programmi della Fondazione, Irene Pivetti ha indossato una delle splendide creazioni di Pietro – un raffinato abito nero con “petali” di velo e velluto – e “veleggiato” tra i tanti convenuti alle prese con un ricco buffet “propedeutico” alla cena, di lì a breve prevista.
Per Irene Pivetti incontri che rievocano passate “campagne politiche”, contesa tra decine di ammiratori, sempre garbata e paziente, nello sguardo il cipiglio della seria economista, ma nel sorriso una cordiale familiarità, tanta umiltà e tracce di contenuta stanchezza.
Un sorriso “rubato” da Antonella Lozito ed imprigionato in un suo ritratto, un olio ancora “umido” di pennellate, donato dall’artista ad Irene ed illuminato da iridescenti scintille “smeraldo”, le stesse che accendono uno sguardo dal seducente ed indiscutibile “charme” anche dal vivo.
Nella cornice della Corte, il sapiente allestimento di Pietro ha esaltato la bellezza dei suoi caftani in velluto, ricreato scenari arabeggianti, dal massaggio all’alcova, alle splendide urì, dallo sguardo “saraceno” nero giaietto o – nel caso di Merigiò Bellacicco – color zaffiro.
Ad accogliere il pubblico gli indimenticabili volti saraceni di Gino Donvito, dal tratto prezioso, esaltato dall’essenza di colore, ora nitido, ora velato seguendo un intimo sentire.
Volti rigorosamente racchiusi in quadrati di betulla, metafora di una ricerca interiore volta ad imbrigliare e dominare il disordine della creatività in un disperato ancoraggio a geometrie precise. Nei dettagli, nei ricami, nelle trame “gioiello” di copricapo preziosi, ogni asperità è levigata. Nel “vibrato” di velature statiche, il profilo si autodetermina, domina lo spazio, stempera la veemenza del tratto, esasperato dal voler ad ogni costo esaltare la profondità. Ed è dal profondo di una tormentata ricerca che affiora nelle acque di una limpida catarsi, il nuovo volto di un’arte che si rigenera e rigenera.
In galleria eclettiche, numerose e talentuose, geniali esposizioni. Dai fiori, dalle famiglie di orsetti di pannolenci e bottoni, dai cuscini “tartaruga” di Isabella Cantore, agli inserti artistici della Nartist di Marco Del Bufalo e Francesco Nicastri, preziosi pavè di frammenti d’arte imprigionati in indumenti di uso comune, per poi passare ai tessuti di Emanuela Giannelli, costruiti, annodati, ricomposti e scomposti in splendidi pannelli quadrati, effetto “gioiello”. Davvero raffinato il suo abito da sera in tessuto dipinto a mano nel quale ha racchiuso la poesia dei paesaggi pugliesi e rievocato albe e tramonti infuocati.
Sulle magliette – “minimali”, semplici “tele” di cotone bianco – Emanuela ha dipinto monumenti gioiesi “rivisitati” con sguardo irriverente e in alcuni casi reinterpretati con geniale intuizione, è il caso degli archi e di apotropaici rimandi.
Ed ancora incastonati in pietra murgiana i vini d.o.c. di Iacobellis.
L’acme dell’incontro, la cena, impreziosito dalla voce di Mario Rosini, dalla danza del ventre di sua sorella Angela, dalla “pizzica salentina” di un gruppo folcloristico e dalla sfilata di abiti di Pietro Paradiso, indossati con grazia da bellissime modelle, è stato raggiunto nel corso della premiazione di gioiesi “famosi” nel mondo e dell’asta a scopi benefici di due collane d’argento donate da una azienda orafa aquilana e dello splendido medaglione indossato dalla Pivetti.
Le finalità della Fondazione da lei creata, è opportuno sottolinearlo, sono volte al sostegno ed alla promozione del patrimonio professionale delle maestranze artigianali, delle botteghe, dei tanti talenti spesso costretti ad “emigrare” o soffocare la loro creatività tra difficoltà quotidiane ed un futuro sempre più instabile e precario. Estrema attenzione è riservata anche a chi convive con la disabilità o è vittima di situazioni di disagio economico, sociale e culturale.
Un’istituzione, quindi, etica, pronta ad offrire un supporto prezioso a coloro che cercano un lavoro e sono alla ricerca di punti di riferimento sulle reali possibilità esistenti sul mercato.
Un aiuto ancor più prezioso per le piccole e medie imprese – vera linfa “economica” del nostro paese – le quali potranno contare in fase di progettazione o in momenti di difficoltà, su un istituto che sappia individuare e consolidare le necessarie partnership sia dal punto di vista industriale che finanziario ed istituzionale, salvaguardando e, quando possibile, incrementando i posti di lavoro offerti.
LTBF mette, infatti, a disposizione delle imprese, una rete di relazioni istituzionali, economiche, sociali che consente alle aziende che vi aderiscono non solo di contribuire allo sviluppo delle attività solidali, ma anche di rafforzare al tempo stesso il proprio business, grazie ad un dinamico marketing sociale ed all’incontro con nuove opportunità.
Il laboratorio d’arte Alchimie Saracene, “impresa sociale” ancor prima che atelier, offre opportunità di lavoro a diversamente abili ed “abili” svantaggiati, offrendo una eclatante testimonianza di quel che si può realizzare anche qui, nel “profondo Sud”.
Un realtà che nasce “stilisticamente” nel settore dell’alta moda, ma si apre a contaminazioni culturali, artistiche e gastronomiche, irresistibili richiami “turistici” oggi più che mai necessari per il rilancio economico di un territorio come il nostro, ricco di paesaggi, profumi, sapori ed “inventiva”, ma povero di risorse e di investimenti.
Ed è proprio un investimento “consorziale” totalmente “Made in Puglia”, che riunisce “sotto lo stesso tetto, aziende di eccellenza del territorio gioiese ed un pool di coraggiosi imprenditori locali, tra cui Franco Addabbo e la sua We Makers, che hanno intuito che solo in modo sinergico ci si può proporre al mondo commerciale odierno, non come una sfida ma come una realtà imprenditoriale sicura e certa delle proprie idee innovative” quello proposto da Domenico Cafarchia, partner “d’impresa” dell’evento.
Un sincero grazie è doveroso rivolgerlo a Mario Di Giuseppe e Fabio Guliersi per il loro indispensabile contributo fotografico.