VALENTE-ARMAGNO, APPLAUSO CALOROSO E MERITATO -foto-
Venerdì 4 febbraio presso il Teatro “Rossini” di Gioia del Colle ha preso vita una serata pucciniana dedicata al racconto delle donne in tutta la loro tragicità umana e a portarle in scena è il pianoforte di Giovanna Valente e la voce acuta del soprano Tiziana Armagno.
Giacomo Puccini, cresciuto in un contesto in cui la presenza di figure femminili forti era costante e numerosa, ha portato in musica donne passionali, genuine e probabilmente tutte ispirate dalla moglie Elvira Bonturi, sua grande amore e unica vera musa.
In apertura “O mio babbino caro”, tratto dall’opera “Gianni Schicchi” , in cui Tiziana Armagno si cimenta nel personaggio di Lauretta che si rivolge a suo padre per smussare gli angoli di uno scontro che avrebbe ostacolato il suo amore con Rinuccio. Segue la furbizia, la sensualità e la civetteria di Manon che rimpiange l’amore perduto di Des Grieux nella celebre romanza “in quelle trine morbide” (“Manon Lescaut”).
Interrotto da un brano solo pianistico di G. Puccini, il racconto delle eroine pucciniane riprende da Butterfly che in “Un bel dì vedremo” (“Madame Butterfly”) immagina il giorno del ritorno del suo amato, poi il romanticismo e la passione di Magda nell’aria “Chi il bel sogno di Doretta” (“La rondine”), e in conclusione del primo blocco un minuetto eseguito al pianoforte.
Nella seconda parte la magnifica voce di Tiziana Armagno si trova a dover affrontare due brani tratti dalla celebre “Turandot”: “Signore Ascolta”, una preghiera della giovane e sensibile schiava Liù pervasa da un’emozione incontrollata, e “Tu che di gel sei cinta” cantata alla principessa Turandot da Liù, disposta a sacrificarsi per l’amore altrui (condizione tipica della Tragedia).
Giovanna Valente pronta per l’esecuzione di un altro assolo al piano, si trova dinanzi ad un disguido che la vede priva di spartito, costringendola a portare avanti il concerto accompagnando il nostro soprano ne “La Bohème”, la storia d’amore tra Mimì e Rodolfo. Il primo brano è “Sì mi chiamano Mimì” in cui la protagonista si racconta; segue “Donde lieta”, l’addio di Mimì a Rodolfo; infine “Qua
ndo men vo’”, una romanza cantata da Musetta con civetteria per riconquistare Marcello.
Tiziana Armagno e Giovanna Valente in questo concerto hanno raccolto l’intento comune di rendere le arie di Puccini nella vera essenza con cui sono state composte e per concludere regalano altre due esecuzioni fuori programma: “Vissi d’arte” da “Tosca”, il tormento amoroso della protagonista rivolto a Dio, una delle più intense opere drammatiche; e uno dei pezzi più belli dell’autore, il “coro muto” da “Madame Butterfly”, “cantato” da uno scarno pubblico colto ed entusiasta che si scioglie in un applauso caloroso e meritato.
Un grazie a Mario Di Giuseppe per il suo contributo fotografico.