MANIFESTAZIONE PACIFISTA MANDURIA-GIOIA video
E’ la terra di nessuno, ma per “alcuni” terra di pace. Per altri, per loro, i protagonisti di questa orrenda vicenda, è solo terra di prigionia, di sofferenza, di non-libertà.
“Liberté” gridavano tutti, intorno alle sei di pomeriggio, sabato 2 aprile, quando sono stati veramente liberati dal campo di prigionia allestito a 4 km da Manduria in direzione Oria.
Usciti perché i cancelli di quella orrenda prigione si sono finalmente aperti, e loro, cittadini in cerca di una nuova vita, hanno abbracciato manifestanti, fotografi, giornalisti andati fin lì da tutte le parti della Puglia per far sentire la propria voce e per rassicurarli che non sono soli.
Non sono loro il vero male della nostra società, non sono loro il vero nemico dell’uomo: ma è la guerra. La guerra voluta dagli Attori politici che non hanno esitato a chiudere le loro frontiere, e a iniziare questa guerra avvalendosi del fatto che è una “guerra giusta” perché tutela le libertà sancite dalla carta dei diritti umani”. Ma quale umanità stiamo dimostrando?
Bestie, animali: rinchiusi in prigione in condizioni igieniche pessime. A questo si aggiungono le ronde che hanno iniziato la caccia all’immigrato. Picchiati anche se provano a difendere la loro posizione: questo accade anche all’interno del campo, così sono costretti alla fuga.
Ma uscire da quel campo significa fine dei propri sogni, fine dei propri sacrifici e di quel lungo viaggio che li ha portati in Italia. Stiamo assistendo in questi giorni a fughe di Uomini che vogliono raggiungere i loro cari in Francia, ma uscendo da quella prigione, senza un permesso di soggiorno, diventano a tutti gli effetti clandestini, e per questo, se fermati, costretti al rimpatrio.
Quello che è accaduto sabato due aprile è stato un vero e proprio atto di umanità: gli uomini, di ogni razza, di ogni provenienza geografica si sono abbracciati, hanno pianto, hanno chiesto aiuto, hanno raccontato la loro storia di vita. Sono uomini che cercano di realizzare i loro sogni lasciando la loro madrepatria per una vita migliore.
“Vado in prigione se uccido, non se rincorro la mia libertà“. Frasi agghiaccianti che ci possono far immaginare lontanamente quello che stanno vivendo in questi giorni in quel campo di accoglienza. In tarda serata, gli “ospiti” del campo sono rientrati, aspettando che quel foglio di asilo momentaneo arrivi, per poi continuare il loro viaggio di speranza.
Noi cittadini del mondo, come ci consideriamo, dobbiamo difendere il vero sentimento di umanità che appartiene a tutti, a tutti i cittadini del mondo, senza alcuna distinzione politica né di razza.
Noi che ogni giorno sentiamo la “guerra passarci sopra le nostre teste” possiamo dire Basta, ma dobbiamo anche aiutare l’altro che in questo momento si sente in difficoltà, che si sente solo, abbandonato a se stesso, senza sapere perché!
Ascoltando l’altro, le sue ragioni, possiamo davvero capirlo e in questo momento capire cosa significa la parola “Libertà”.