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GIOVANI PENNE: LE FORESTE MUOIONO E NOI CON LORO

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2011-anno-internazionale-delle-foresteIl 2011 è stato proclamato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite anno internazionale delle foreste per incentivare l’impegno mondiale alla conservazione e allo sviluppo del patrimonio forestale. Un’idea del tutto priva di fondamento? Di certo non è così. I “polmoni della Terra” sparsi in tutto il mondo sono divorati velocemente dal tumore dell’inquinamento e dell’avidità di ricchezza. Ma c’è forse qualche speranza di riuscire a trovare una cura.

LA GENEROSITA’ DI MADRE NATURA

Millenni orsono nella Rift Valley gli antenati della specie umana nascevano, crescevano, si evolvevano, anche Mel Brooks, come suo solito in chiave ironica, ci ha raccontato la sua visione dell’evoluzione dall’ominide al Sapiens nel film “La pazza storia del mondo”. In questo processo le foreste hanno giocato un ruolo fondamentale non solo nell’ospitare l’uomo ma anche nel fornirgli cibo e materiali da costruzione: gli ha dato vitto e alloggio gratuiti. Non dimentichiamoci dell’apporto culturale: come il sito dell’ONU Italia ci ricorda, le foreste sono – “il fondamento del sapere delle popolazioni indigene”- : si pensa infatti che il pollice verde degli Americani sia dovuto al patrimonio culturale ereditato dai nativi, non a caso il primo parco, ossia quello di Yellowstone, è nato negli USA. Inoltre le foreste si preoccupano dell’aria che noi respiriamo. Grazie alla fotosintesi clorofilliana, gli alberi ci assicurano un ricambio dell’aria quotidiano: le foglie prendono anidride carbonica e rilasciano ossigeno, mantenendo costante quel valore del circa 21% di ossigeno presente nell’atmosfera. Gli effetti benefici del patrimonio forestale sono indiscussi, peccato che l’uomo non li abbia riconosciuti e tutelati prima.

L’INGRATITUDINE DELL’UOMO

foreste_disboscamento“Ogni giorno, circa 350km quadrati di foresta vengono distrutti in tutto il mondo. Le maggiori cause di questa perdita di aree forestali sono: la conversione in terreni agricoli, un taglio indiscriminato del legname, una gestione errata della terra e la creazione di insediamenti umani.” (ONU Italia). Il bilancio della deforestazione è esorbitante e analizzando le cause, personalmente, non posso non preoccuparmi: l’insieme dei motivi per i quali il verde ogni giorno muore sono attività che vengono svolte da secoli e che certamente non si arresteranno nel XXI secolo, era dello sviluppo e del progresso ma soprattutto era dell’egoismo. L’agricoltura è fondamentale per la sopravvivenza e sempre più terreni saranno strappati alle foreste e usati per coltivare; per giunta questi terreni sono già sovrasfruttati, basti pensare alle innumerevoli colture di piantagione nell’America Latina. Di certo la costruzione o l’ampliamento delle città non avrà fine da un giorno all’altro e probabilmente, nel momento in cui non ci sarà più spazio, nascerà qualche conflitto per l’egemonia di alcuni stati su un territorio. Per quanto riguarda il taglio del legname, è un’attività economica prospera e dove c’è guadagno nessuno rinuncerà ad averlo. “Le attività economiche legate alle foreste influiscono sulle condizioni di vita di 1 miliardo e 600 milioni di persone in tutto il mondo” (ONU Italia), pensiamo dunque che questo business cesserà senza alcun problema ? Cesserà solo quando cesseranno le risorse e fino a quel momento vedremo se continueremo a vivere.

UNA VITA SENZA LE FORESTE?

Sfondi-desktop-foreste-E’ poco probabile. Possiamo prendere come esempio il film “L’uomo che cadde sulla terra”, ispirato alla vicenda di Ziggy Stardust, personaggio nato dalla fantasia di David Bowie (nel film il protagonista è impersonato dallo stesso Bowie). Questo alieno cade sulla Terra per cercare un rimedio alla desertificazione che sta portando il suo pianeta verso la morte (su cui ha lasciato la sua famiglia). Ma il tempo stringe e Bowie non riesce a trovare in tempo una soluzione: la sua famiglia muore in un pianeta di sola sabbia, dove le foreste e l’acqua sono solo un vago ricordo. Un’altra prospettiva del futuro ce la offre l’icone pop Moby, quando afferma: “L’uomo negli ultimi 5000 anni ha conquistato il mondo e nessuno lo può fermare. Certo l’uomo sopravviverà ma credo che in 75 anni ci saranno milioni di rifugiati per il cambiamento climatico, molte città saranno sott’acqua o devastate dagli uragani e le foreste si trasformeranno in deserti”. Nessuna prospettiva è buona: le foreste sono state “la culla dell’umanità”, senza di esse non riusciremo a sopravvivere.

LA SPERANZA E’ L’ULTIMA A MORIRE

foreste-innevateNonostante i danni che l’uomo ha inflitto alle foreste siano molto gravi, all’orizzonte si prospettano delle vie d’uscita. L’IUCN, la più antica e importante organizzazione ambientalista mondiale, afferma: “Circa 1,5 miliardi di ettari di foreste persi e degradati del mondo […] potrebbero essere ripristinati”. Secondo la sua analisi l’Africa e l’Asia sono i continenti dove le prospettive di restauro forestale sono più alte. Ma il vero problema non sono le vie d’uscita, che senza dubbio ci sono, ma se qualcuno è disposto a metterle in pratica. La società, almeno quella occidentale, è egoista. Se i mezzi per salvaguardare le foreste saranno legati a interessi economici, dubito che qualcuno sarà pronto a sacrificarsi, anche se il denaro servirà a ben poco quando l’ossigeno mancherà o quando ci sarà solo deserto. Stiamo uccidendo la natura ma la sua morte è strettamente collegata alla nostra.

dominoharvey (Medie Superiori )

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