LELLO ARENA A GIOIA DEL COLLE IN “DON CHISCIOTTE”
Per la stagione 2010/2011, il comune di Gioia del Colle – Assessorato allo Spettacolo e alla Cultura, in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese, e il Teatro Segreto srl, nei giorni 11 e 12 aprile 2011, ore 21.00, presenta, presso il Teatro Comunale Rossini, il “Don Chisciotte” di Ruggero Cappuccio, liberamente ispirato all’opera di Miguel de Cervantes con la partecipazione di Claudio di Palma (Don Chisciotte) e Lello Arena (Salvo Panza).
Musiche di Paolo Vivaldi, costumi di Salvatore Salzano. Progetto scene di Nicola Rubertelli, assistente alla regia Iolanda Salvato; luci e fonica a cura di Franco Polichetti. Aiuto elettricista Massimo Guarnotta, macchinista Alfonso Borza, assistente costumista Michela Chirico, amministratore Fabio Maffei, progetto grafico di Giovanni Natiello. Edizioni musicali Flipper Music s.r.l., organizzazione Lia Zinno. Per la regia di Nadia Baldi.
Botteghino teatro: tel. 080/3484453 (orari 17.30 – 20.00). Biglietti da 10 a 23 euro.
Claudio Di Palma diventa Don Chisciotte, Lello Arena è lo scudiero Salvo Panza: sono loro i protagonisti della nuova pièce firmata da Ruggero Cappuccio e diretta da Nadia Baldi.
Nonostante l’infortunio occorso all’attore Roberto Herlitzka, lo spettacolo prodotto da Teatro Segreto Srl prosegue con successo la sua lunga tournée italiana con Claudio Di Palma.
L’eroe fragile e allampanato si chiama Michele Cervante, studioso di letteratura epica posseduto dall’anima dell’hidalgo de la Mancha. Emarginato da una società che lo respinge quotidianamente, il protagonista perde contatto con il mondo reale. La sua energia visionaria lo conduce contro mulini inesistenti, in un’osteria che gli appare nella possanza di un castello, al soccorso dell’amata Dulcinea, fino alla conquista morale dello scudiero. Salvo è un uomo qualunque, che, prima cerca di distoglierlo e riconsegnarlo alla cosiddetta normalità, poi vorrebbe vedere, anche lui, il mondo con gli occhi del cavaliere.
A vestire i panni di Don Chisciotte è Claudio Di Palma, interprete intenso e leggero, autore di performance meravigliose e di rara poesia. Accanto a lui, un robusto Salvo Panza trova vita nella straordinaria agilità attoriale di Lello Arena, tra i più amati e conosciuti di sempre.
La vicenda è quella descritta da Miguel De Cervantes, ma Ruggero Cappuccio la reinterpreta dirottandola ai giorni nostri e caricandola del suo stile semplicemente ricercato, alto e asciutto, vaporoso e senza tempo. “Il testo – afferma l’autore – si concentra sul conflitto tra modernità efferata e umanità poetica, sulla solitudine, l’illusione, nel lirismo di una realtà che non è più o che non è mai stata, ma vive fresca nella memoria come ricordo presente”.
La regia di Nadia Baldi si attesta su confini immutabili, ma non per questo facilmente rintracciabili, quelli che da millenni vivono invariati nel cuore degli uomini. Per la regista: “Don Chisciotte e Salvo Panza sono collocati in uno spazio indefinito, mossi su un piano metafisico e ostinatamente rituale nei gesti e nei modi. L’esaltazione della meccanicità ossessiva dei personaggi li sospinge nella leggerezza della fantasia”.
Note di regia
Il Don Chisciotte di Miguel de Cervantes prende di mira con l’arma della satira e dell’ironia i romanzi cavallereschi e la società del suo tempo, contrappone il sogno alla realtà. La fascinazione subìta da quest’opera e la mia esigenza a raccontare storie di solitudine e abbandono dei nostri giorni, mi ha spinta ad affidarmi alla capacità descrittiva e ariosa del linguaggio di Ruggero Cappuccio chiedendogli di rielaborarne la storia in chiave moderna.
In questa pièce, Don Chisciotte è un emarginato dei nostri giorni, un uomo solo e respinto dalla società e dunque bollato forse come pazzo. Al secolo è Michele Cervante, ma lo incontriamo rapito e posseduto dall’anima del cavaliere della Mancha dalla quale si fa strappare al presente per cedere a una visione disperata e poetica dell’esistenza. Accanto a lui c’è Salvo Panza, un uomo qualunque che decide di fare suo scudiero e che rappresenta la realtà, i piedi saldi nella società, cosiddetta, normale, e le mani sporche di terra, ma, come gli uomini, ha il prurito e la necessità dell’immaginazione che lo porta ad essere, nella sua semplicità, poeta e saggio, forse più di Don Chisciotte.
La mia regia colloca i protagonisti in uno spazio indefinito, li muove su un piano metafisico e ostinatamente rituale nei gesti e nei modi, esalta la meccanicità ossessiva dei personaggi e li sospinge nella leggerezza della fantasia.
E’ un lavoro che si attesta su confini immutabili, ma non per questo facilmente rintracciabili: quelli che da millenni vivono invariati nel cuore degli uomini. La messinscena, nell’interpretazione di Claudio Di Palma e Lello Arena riconsegna la vicenda di Don Chisciotte alla contemporaneità, attraverso un’indagine interiore tesa a svelare il rapporto tra dolore e bellezza.