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CLASSICO: ANCORA UN PREMIO PER SILVIA PIETROFORTE

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silvia-pietroforteTra le poetesse premiate nel 22° Concorso Nazionale di Poesia “Città di Poggiomarino” riservato agli studenti di Scuole Primarie e Istituti di I e II grado, ritroviamo Silvia Pietroforte, (http://www.prolocopoggiomarino.it/files/vincitori_22.pdf), studentessa di Acquaviva delle Fonti iscritta nella II A del Liceo Classico P.V. Marone di cui abbiamo celebrato ad ottobre gli onori in occasione del meritato premio “Ciro Coppola”, conquistato ad Ischia (http://www.gioianet.it/cultura/1901-silvia-pietroforte-conquista-il-premio-ciro-coppola-.html).

Da parte di tutta la redazione calorosissimi, “lirici” auguri!

Di seguito la poesia premiata.

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Le segrete rivelazioni di un folle

Sono indegni questi miei occhi profani per scorgere l’Oltre
che soave s’insinua nella sottile linea di confine
dove il mare impetuoso bacia del cielo la livida coltre.
Danza l’Infinito nelle menti umane e stringe tra le bianche dita
l’indomabile dominio del mondo mostrando malizioso il suo fulgido colore.
Chiosa quali infime condanne inflisse ai tracotanti in vita:
di Ulisse e dei Suoi sussurra borioso lo sgomento e il furore
di quando ingoiati dalle bramose bocche di un turbine violento
emisero esausti l’ultimo soffio vitale, vociando al furioso vento
l’illecito e sofferto castigo per aver sfidato l’orizzonte del conoscibile.
Echeggia dall’eminente rupe l’esanime richiamo di Prometeo incatenato,
straziato dal freddo tagliente, soffre la fame e geme assetato
l’adunco becco di un’aquila famelica lo tormenta al sorger del sole.
Triste è la tormentosa tortura tesa per la sua tracotanza
osò sfidarmi, valicando l’orizzonte della conoscenza
Ed io lo punii accenna l’infinito nella sua danza.
A nessun uomo l’Orizzonte tende le braccia,
sempre smarrisce il senno colui che l’ affronta :
erra e smania simile ad un misero mendicante
e abbraccia l’Insania cruenta
soffocato da una stonata litania delirante
che prende il nome di follia.
Sono folle, sono folle, come folle è
colui che prendendo l’infinito perde sé.
Il Confine indarno m’invita e,quando
m’avvicino, già m’abbandona  scappando.
Rincorro l’infinito, dalla pazzia rincorso
afferro l’uno, per esser dall’altra morso.
L’animo mio frequentemente farnetica furibondo e m’abbandona
nella nebbia si fonde, la profana e sporca vita lo imprigiona
nella fantasia si consola ché  l’alletta e l’ammalia  beato,
lo lenisce,lo libera dallo spasmo dopo averlo cullato.
Cede l’animo mio ad un sonno profondo, gli sembra morire :
le urla di strazio e il gaudio attornianti  sembrano scomparire
mentre sfiora sinuoso la conoscenza e vive l’amore sconfinato
strumento ormai scordato,dimenticato nel vivere disincantato.
La realtà straccia il mio risveglio, gelida lo divora,
poi tra la disattenzione dei gesti quotidiani dimora.
La vita parallela che si estende, mio ragazzo, dall’orizzonte è frenata
per non essere dalle deleterie umane man sporcata.
Siam più capaci di esser bestie che docili umani
della rabbia e dell’istinto prede,dell’odio titani.
C’è un segreto che la vita mi ha sussurrato,
simile all’equilibrio è quest’orizzonte che si cela:
a colui che col sudore l’ha agognato
la serena ineluttabilità svela
e castigando colui che l’ha ignorato,
la strada dello smarrimento gli rivela.

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