“VALERIO TANGO, UOMO, AMICO, MUSICISTA” -foto-
In una Piazza D’Andrano affollatissima – suggestivo anfiteatro rivelatosi anche piacevolmente refrigerato in queste calde serate – si è celebrato il ricordo di Valerio Tango nella serata di giovedì, 21 luglio, a lui dedicata nella rassegna estiva organizzata dall’Assessorato alla Cultura con l’aiuto di Lucio Romano.
In attesa del sindaco Piero Longo, sullo schermo si sgranano immagini del musicista e dei suoi amici di sempre, per scelta non sul palco ma defilati, in sottofondo 25 brani suonati e registrati a tempo record da Michele Buttiglione per tributargli un ultimo, estremo onore, racchiusi in un CD autoprodotto, di estrema bellezza e suggestione.
Le note di Apache, Geronimo, Atlantis, Blue Star, You don’t have to say you love me, The house of the rising sun, A whiter shade of pale, Tintarella di luna, Holy cow, California dreamin’, My way, Santa Ana, Sleepwalk, Yesterday… rievocano brividi ed emozioni, sembrano scaturire dalle foto in cui Valerio arpeggia, sorride, guarda con aria sognante verso un punto indefinito.
Il tempo si aggruma in ricordi, la musica è la sua musica, la stessa che lo rese famoso e che riecheggia tra coloro che lo amavano.
In tanti la ballavano sotto la luna, sognando l’amore, o anche nel giorno più bello, quello del matrimonio, come ricorda Carlo Maria Tangorra nel suo “Gioia del Colle… in Bianco & Nero” che per primo ha racchiuso “note scritte” sul musicista nella sua opera pubblicando, tra le tante, anche una foto del matrimonio del professor Rocco Fasano che ritrae Valerio e il suo gruppo.
Per primo lo ricorda Lucio Romano, di quegli anni non ha che vaghi ricordi resi vividi da Michele Buttiglione, Sandro Corsi, Pippetto Procino, Pino Paradiso ed Antonio Tango con cui condivide “l’emozione di una memoria che non muore.”
Valerio era un musicista eclettico, suonava jazz, classici e ritmi sudamericani, a lui più congeniali, ma anche rock e liscio.
Il sindaco ne esalta la figura definendolo “un idolo per i ragazzi, una leggenda per la città, che tanto onore avrebbe reso a Gioia se non fosse stato strappato al successo dal destino”, quindi indica la strada intitolata al musicista nei paraggi del rondò di via Acquaviva, in linea con la sua politica di rendere i gioiesi “protagonisti” della toponomastica e rievoca i fasti della banda a conferma che Gioia è “città della musica”.
Il fratello di Valerio, Antonio Tango, con voce serrata dall’emozione ringrazia tutti coloro che hanno collaborato alla serata, legge alcune note biografiche ed infine chiede di conservare rispetto per la sua memoria. A Pino Paradiso, per alcuni anni all’hammond del “Fungo Cinese”, ancor prima ne “I profani”, il compito più gravoso… raccontarne la storia a nome di tutti i suoi amici.
Ricorda i gruppi che negli anni ’60 spuntavano “come funghi” ed i loro componenti, il complesso di Aster, Tony e il suo clan con Tonino Donvito, i Profani di cui fece parte con Michele Buttiglione alla chitarra acustica ed hawaiana insieme a Peppinello Procino alle percussioni, Beppe Favale (chitarra ritmica), Leo Pomes (basso) e Gino Campanale (voce), ed ancora i Sisto, gli Angeli selvaggi, i Gitani, i Pierini, I senza nome, i 3 TPL, i Catacuruma fondati da Pino Pellicoro, tastierista, con lui Giacinto Barile, voce e chitarra, gli Alea Iacta Est, il Gruppo per 27 e l’Orchestra Kapson.
“Un ragazzo semplice, buono, generoso, sempre disponibile” cui tutti volevano bene… un punto di riferimento per il gruppo. Nacque il 20 agosto del 1944 da Gioacchino Tango e Anna Romanelli. Dava lezioni di chitarra, prima del Fungo Cinese fece parte de Gli Scacchi, suonarono e cantarono con lui Franco Jacobellis, Elita Terribile, Pippetto Procino, Sandro Corsi, Peppe Procino e tanti altri musicisti.
Lo formò sotto l’aspetto musicale Pino Di Modugno, inserendolo nella sua orchestra negli anni ‘60, studiò al Conservatorio “Piccinni” con Ermelinda Calsolaro e con il suo gruppo arrivò anche in Rai, alla trasmissione “La Caravella” di Peppe Volpe. “Aveva talento – ricorda Pino – ed era una guida spirituale per noi tutti. Morì in un incidente di auto il 7 settembre del 1971, a 27 anni lasciando un grande vuoto”.
A fine lettura Pino Di Modugno ricorda alcuni aneddoti sul musicista, il suo ripetere “malanòve dègghije avè u diavl” che a seconda del tono e della mimica poteva rispecchiare disappunto, stupore o rabbia, ed ancora “cè ave dìc Giacchin?” quando cercava di defilarsi da qualche situazione senza negarsi con decisione.
Di Modugno dà quindi vita ad uno splendido concerto con alcuni dei brani suonati da Valerio. Esordio della sua fisarmonica “orchestrale”, “Il tema di Deborah” tratto da “C’era una volta in America” di Ennio Morricone, quindi “La vita è bella”, “Il carnevale di Venezia”, brani di cui non ricorda il titolo ed il mitico “Per un pugno di dollari” che gli valse a Roma l’abbraccio di Ennio Morricone il quale, salito sul palco a sorpresa, gli disse di non aver mai sentito suonare così bene la sua musica, neanche dirigendo 120 elementi orchestrali.
Il pubblico emozionato si lascia trascinare dall’energia del musicista e si abbandona agli applausi che, come ricorda Di Modugno, “[…] sono come la benzina per gli artisti… anche una Ferrari senza benzina non parte!”
A fine serata capannelli di nostalgici si stringono attorno a chi conobbe Valerio, ammirano la sua “Fender” del ’68, posta sotto il palco, ne ricordano le gesta, il talento, la grande bontà.
Come sempre un grazie al nostro Mario Di Giuseppe, che tra l’altro ha interamente registrato l’incontro, per gli scatti messi a disposizione della Redazione.
Altri ricordi inediti su Valerio Tango saranno raccontati in un articolo a lui dedicato nel bimestrale “la Piazza” in edicola nei primi di agosto.