DISTILLERIA CASSANO UN BENE MONUMENTALE DA DIFENDERE
Il manufatto “ex Distilleria Paolo Cassano”, situato a Gioia del Colle, è ora oggetto di visita – sotto la guida di Domenico Paradiso -, in seguito ai lavori di ristrutturazione – costati 2 milioni di euro – in attesa della probabile destinazione a Museo del vino ed Enoteca Provinciale, dato che il Comune prevede un vincolo di utilizzo completo della struttura.
La proprietà apparteneva al primicerio Michele Cassano, che cede nel 1859 a Paolo Cassano, e si solleva su un’altura che concede la visuale di Santeramo e Gioia del Colle. Il territorio su cui sorge l’edificato è una ricca sorgente d’acqua, infatti, è stata rilevata la presenza di due pozzi artesiani, uno interno ed uno esterno.
Paolo Cassano impianta un vigneto molto vasto, in questa zona di grande consistenza acquifera, e avvia così la produzione di vini in tutta la Puglia. Nel ’90, quando il vino non può essere più prodotto, il sito viene destinato ad attività industriali, e ciò che è rimasto invenduto viene distillato e trasformato in cognac e altri liquori.
Nel 1891 Cassano acquista da d’Ayala Valva il primo macchinario per la distillazione – in seguito ne comprò altri- che poi venderà nel 1920, e fa crescere il resto del fabbricato nel momento in cui comincia a produrre Cognac, facendo erigere anche una ciminiera, e diventa una centrale operativa di produzione.
Fino al 1970, lo stabile appartiene alla famiglia Taranto che lo utilizza come rimessa per macchinari agricoli fino ad essere definitivamente abbandonato. I proprietari successivamente lo consegnano alla USL, fino a diventare proprietà del Comune di Gioia del Colle (1997) che nel 2006 comincia i lavori di restauro ancora da completare.
Abbandonata la zona destinata un tempo all’abitazione, prima della visita all’area interessata, ci spostiamo all’esterno, nell’aia della masseria che prima funzionava come stalla per buoi e cavalli e poi adibita, durante la produzione del Cognac, ad autorimessa.
Entrando dall’ingresso principale della distilleria si trova il primo pozzo artesiano e subito dopo un secondo; proseguendo verso una delle uscite si può osservare la grande ciminiera, un tempo collegata, necessaria per gli scarichi dell’industria che però già negli anni ’90 comincia a funzionare a vapore.
La Distilleria Cassano si collocava tra le quattro più importanti del nostro territorio assieme a quelle di Castellana, Bari e Barletta, infatti, esportava i propri prodotti anche all’estero: Francia, America, Nord-Africa e nell’Europa dell’Est. Questo commercio è stato agevolato dalla conoscenza di gente di rilievo e stimolante negli interessi dell’industria; dal possesso di ingenti quantità di denaro a disposizione e da Agenti Commerciali che intercedono a Londra e Parigi.
La visita continua in un ambiente che conserva l’unico cimelio superstite dell’intero complesso: una grande botte in legno di rovere proveniente dalla Slavonia (Croazia). I depositi in questione contenevano un carico di circa 10.000 litri di distillati.
Cassano acquista il primo macchinario a Taranto, è di origine straniera, così come la manodopera di cui disponeva, i tecnici e le maestranze. Gli operai impiegati nell’azienda vivevano tutti nelle zone circostanti, in maniera tale da poterli osservare più da vicino.
Prima di questa, esistevano già altre distillerie, come l’attuale sede dell’università “Lum” (1895-96) che prima ancora nasce come mulino, un’altra a Locorotondo e un’ultima a Bari (1910) rilevata dallo stabilimento della birra “Peroni”.
L’attività di Paolo Cassano ebbe inizio invece nel 1914, dal 1890, in seguito ad un’epidemia di fillossera che intaccò i vigneti fino a decimare la produzione del vino. È necessario però precisare che da questi raccolti, a fine ‘700, è stato prodotto il nostro Vino Primitivo, prima che in ogni dove in terra di Puglia.
I prodotti, in zona, venivano venduti al Bar della Stazione ferroviaria, zona di transito favorevole, e a Bari in Piazza Umberto I, nei pressi di una delle dimore storiche dei Cassano che risiedeva in un palazzo signorile su Via Sparano.
Attraversando le immense aree del fabbricato, siamo approdati ad un piano più basso, accedendo all’antica “neviera”. Si tratta di un luogo in cui si conservava la neve che confluiva al suo interno mediante una feritoia e che si manteneva nel suo stato grazie alla paglia che fungeva da isolante.
Quando la struttura era ancora una masseria, durante il periodo estivo, questa neve veniva prelevata e usata per il mantenimento dei prodotti in fresco, nel momento in cui, successivamente, è diventata una distilleria, la neviera viene adoperata per la conservazione del Rum, il distillato che più degli altri necessita di un ambiente umido.
Più avanti, attraversando depositi che ancor prima erano stati delle stalle, l’ingresso in un ambiente che, in alcuni periodi successivi alla vendemmia, ospitava artigiani di ogni specialità che svolgevano lì il proprio mestiere. Questo spazio, di recente ristrutturazione, è attualmente al centro di una disputa tra il comune e la ditta che ha curato il restauro, in quanto presenta già i segni dell’umidità.
Al termine del giro, Domenico Paradiso ci illustra alcune reliquie da lui perseguite per passione e per studio – ha conseguito la laurea con una tesi sulla distilleria -. Tra queste, alcune lettere commerciali; degli inventari; una riproduzione cartacea di una delle bottiglie prodotte nella fabbrica e dei loghi pubblicitari delle stesse (Black Old Rhum, liquore Igea, Cognac Fides); delle bottigliette che all’epoca contenevano qualche goccia dei distillati, distribuite poi gratuitamente per la degustazione; una targa metallica originale dell’azienda trovata dal Dottore durante una delle sue visite. È stato arduo per il Dott. Paradiso raccogliere ciò che ora è in suo possesso sia per la poca collaborazione di chi conserva elementi del passato, sia perché un incendio ha distrutto quel poco che rimaneva.
Tra le innovazioni di Paolo Cassano possiamo ricordare, nel 1910, l’ingegno di omaggiare il “Domino” con l’acquisto delle sue bottiglie, e nell’interesse della collettività, la distribuzione gratuita del Vermut per i più poveri contro il colera.
Paolo Cassano muore nel 1935, all’età di 76 anni, in condizioni di quasi totale cecità, a causa di una cataratta, che lo induce a firmare un testamento fasullo, che non era quello da lui designato, destinato ai suoi undici figli e movente della dispersione del patrimonio economico e documentario.
L’“Ex Distilleria Paolo Cassano” è stata il precursore della nostra attività industriale e per l’entità storica che ricopre è entrata a far parte dei Beni Monumentali e Ambientali.