UN PARTECIPATO “WELFARE” GIOIESE CON ELENA GENTILE
“Il Cantiere dell’Alternativa” del PD sceglie Elena Gentile, Assessore regionale al Welfare, come “testimonial” del suo primo incontro su un argomento di grande attualità: “Politiche sociali regionali – Come salvare i diritti dalla crisi – Quale futuro per il Welfare gioiese?”
Che la crisi metta… “in crisi” anche i diritti, è un dato di fatto a livello internazionale, che il Welfare gioiese possa avere un futuro grazie alle misure strategiche anticrisi poste in essere dalle Politiche sociali regionali… è più che una speranza!
L’incontro tenutosi nella sala De Deo il 10 gennaio è stato introdotto da Gianni Valletta, coordinato da Paolo Covella, arricchito di contenuti dalla relazione di Giovanna Magistro, contestualizzato dagli interventi programmati delle associazioni presenti e ravvivato da quelli scaturiti dal dibattito.
Per Elena Gentile – Assessore alla Solidarietà, Politiche sociali e Flussi migratori della Regione Puglia, pediatra in quel di Cerignola e dall’84 fervente attivista di Sinistra – una “opportunità di vivere e condividere una bella discussione” su un argomento nel quale è “ferratissima”.
Otto leggi, quattro regolamenti, sette piani di azione, tre osservatori e numerosi strumenti innovativi per l’offerta dei servizi sociali e l’accesso alle prestazioni, per un totale di quasi 800 milioni di euro, di cui 30 per il territorio provinciale, investiti in infrastrutture sociali e sociosanitarie di cui hanno beneficiato gli enti locali, il sistema di impresa sociale e l’associazionismo sociale. Queste “l’attivo in bilancio” del Welfare di Elena Gentile.
Gianni Valletta, coordinatore del PD gioiese e “addetto ai lavori” nella segreteria dello stesso assessorato, presenta le finalità delle iniziative in “Cantiere” e dell’incontro che ha visto presenti e in dialogo le associazioni invitate e “spettatrici” quelle che pur essendo titolate, pare siano state… dimenticate, è il caso dell’Arci e del Comitato per la Pace.
Si parla, quindi, degli ambiti territoriali, “strumento per la programmazione degli interventi sociosanitari di cui diventano – a detta di Giovanna Magistro, progettista e ricercatrice sociale – protagonisti gli stessi cittadini”.
Una breve disamina sulla Legge 19/06 “Disciplina del sistema integrato dei servizi sociali per la dignità e il benessere delle donne e degli uomini in Puglia” per poi entrare in argomento e ribadire che è tramontata l’era del “welfare assistenziale che vede i cittadini suddivisi in categorie e prestazioni, senza alcuna finalità preventiva ed educativa dei servizi sociali”.
“La Regione Puglia – dichiara la Magistro – ha scelto di avviare una stagione per la qualità della crescita e dello sviluppo della rete complessiva dei servizi sociali e sociosanitari, investendo anche nella loro riqualificazione, sperimentando nuovi modelli di intervento, soprattutto in contrasto ai rischi di esclusione e disagio sociale, ma anche per il benessere e la qualità della vita. Per questo fine sono stati stilati programmi di finanziamento che richiedono idee progettuali e competenze tecniche, responsabilità e investimenti mirati anche ad associazioni di volontariato, cooperazione e promozione sociale, cultura, tempo libero e sport”.
Fondi sempre più “risicati” (nel 2011 solo 17 milioni di euro, ovvero il 75% in meno rispetto al 2009) quelli del Fondo nazionale delle Politiche sociali per un servizio sociale professionale, servizi domiciliari, servizi comunitari per disabili, minori, anziani, per la prima infanzia, per centri famiglie, affido familiare e altro ancora.
Annamaria Longo di “Obiettivo Gioia” sottolinea che “la progettazione sociale territoriale dovrebbe essere basata sulla collaborazione tra ente pubblico, cooperazione, associazionismo e fondazioni di partecipazione locali, perché ognuno di questi soggetti gioca un ruolo preciso e ha funzioni proprie ed esclusive sia da un punto di vista giuridico che gestionale”.
Lucida e ben delineata la sua analisi in merito a ruoli e azioni: “L’ente locale attraverso la regia dei Piani di zona è organo di governo dei processi e di eventuali tensioni nella rete, la cooperazione è l’ente delegato alla gestione dei servizi, l’associazione l’ente di vigilanza della loro qualità ed incubatore delle innovazioni, la fondazione di partecipazione il legittimo forziere delle risorse immobiliari e mobiliari destinate a questo scopo dai cittadini”.
Le associazioni di volontariato – a suo avviso – intervengono a sostegno delle criticità dei Servizi Sociali, ma senza un coordinamento, senza la regia e la supervisione delle Politiche Sociali.
“Manca, inoltre – denuncia Annamaria Longo – una rappresentanza che collabori e sia parte attiva nella concertazione socio politica e prescinda dalle forze politiche”.
A questa “assenza” sono da addebitare i rapporti clientelari tra le associazioni e le forze politiche che si alternano al governo, la mancanza di propositività, di critica.
Nel timore di perdere il “patrocinio” o precludersi permessi e finanziamenti, si accetta il “giogo”, consentendo che le proprie finalità vengano controllate e strumentalizzate.
Tra le richieste rivolte all’assessorato, quindi, una sottesa presa d’atto e la garanzia di una regia super partes, collaborativa e indipendente.
Giorgio Gasparre torna sul tema della legalità, dei diritti a scuola, della necessità di fare sistema in una società di eguali e di dialogare direttamente con i cittadini, per offrire esempi concreti di democrazia partecipata ai giovani.
Antonella Cimarrusti del Centro di Ascolto “Dal silenzio alla parola” chiede una maggiore valorizzazione delle associazioni di volontariato, lasciate sempre più spesso “sole” tra mille problematiche, ad esempio non possono stipulare polizze assicurative né i fornitori “fanno credito” nel momento in cui le risorse scarseggiano, a differenza dei bisogni di chi vive nel disagio, in crescita esponenziale e sempre più “fattore” di criticità nel settore.
Gianni Fraccalvieri per l’associazione ANSPI chiede il riconoscimento della funzione sociale ed educativa degli oratori, la costruzione di una rete relazionale per dar linfa vitale alla città e un maggior coinvolgimento nella concertazione di iniziative che vedono protagonisti i giovani. Ricorda i “Consigli comunali dei ragazzi” che tanto successo avevano riscosso alla loro istituzione e le dinamiche di cittadinanza attiva e partecipativa da essi attivate, chiedendosi perché non vengano ripristinati.
Tommaso Bradascio torna sugli investimenti strategici nel settore sociale, sciorina dati, si chiede come possa il Comune garantire servizi pubblici alla prima infanzia, con il blocco delle assunzioni e gli alti costi del servizio che portano ad un inevitabile innalzamento delle rette ed alle privatizzazioni.
Franco Ferrara rievoca l’incontro del 2005 nella Fiera del Levante, quando la Gentile presentò la legge regionale n. 19, una “scommessa” vinta nonostante le tante difficoltà. Quindi si chiede come mai il PD si occupa di politiche sociali. Al centro della questione sociale ci sono non poche responsabilità delle amministrazioni. Non ama il termine “dialogo sociale”, predilige la parola “concertazione”. Quindi ribadisce che gli Uffici di Piano non possono coesistere con i servizi in atto, in quanto danno vita a una organizzazione fragile. Per una gestione ottimale delle strutture i servizi non devono essere affidati ai Comuni ma diventare di ambito.
Peppino Vasco ricorda con orgoglio le battaglie intraprese nel sociale e per l’ospedale in tempi in cui “non c’era l’attuale il risveglio delle associazioni”. Oggi vede in realtà come la casa di riposo “Padre Semeria” operare tanti volontari, alcuni in altri servizi “ci rimettono anche di proprio, è il caso della mensa dei poveri affidata a Dina Montebello e Nica Bux… Gli aspetti clientelari, infine, portano inevitabilmente a contrasti…”.
Tra gli interventi “fuori programma” quello di Luca Nicastri, giovane operaio della Termosud Ansaldo che si definisce ironicamente “lavoratore in via di estinzione” essendo i metalmeccanici una delle “specie” più a rischio di cassa integrazione e licenziamento. Porta la realtà della sua azienda negli anni ’70 con quasi 700 dipendenti ed oggi scesa a 200, di cui parte in cassa integrazione ordinaria.
“Da noi si naviga a vista – afferma Luca – per 12 mesi il lavoro è assicurato, poi dipenderà dalle commesse… Come progettare il futuro, metter su famiglia, acquistare casa con queste premesse? Per non parlare di quei lavoratori “fuori mercato” a 58, 60 anni, troppo anziani per trovar un altro lavoro, troppo giovani per andare in pensione. La Puglia ha investito risorse in energie alternative, nel solare, nell’eolico che in Italia sbancano. Ci sono progetti da parte della Regione per una azienda situata in un punto strategico con un indotto che potrebbe dare lavoro ad altre realtà?”.
Elena Gentile non ha dubbi, una discussione su temi reali, non preconfezionata è utile per verificare la qualità di un percorso politico.
“Occorre organizzare un percorso di riconnessione, ognuno ha posto intelligentemente sul tavolo della discussione le sue esperienze e le ha confrontate con il cammino delle politiche sociali.”
“Abbiamo lavorato per un welfare della dignità, del benessere e dei diritti. Dalla nostra stupenda Puglia abbiamo saputo parlare all’Italia di un welfare moderno. Insieme abbiamo capito che è possibile fare di più, che un diritto non è un favore. In questi anni abbiamo investito molto nella costruzione di una rete tra tutte le associazioni di volontariato, le imprese sociali, le associazioni di famiglie, le organizzazioni a vario titolo impegnate nel sociale: solo in questo modo le idee di molti possono arricchire l’azione di governo, e gli interventi promossi possono veramente rispondere ai bisogni e alle domande delle persone e delle famiglie pugliesi. Con la valorizzazione delle intelligenze, delle sensibilità e delle esperienze delle donne pugliesi, abbiamo promosso la costruzione di un’inedita cultura della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nelle città e nei paesi pugliesi, contribuendo allo sviluppo di una cultura pugliese delle pari opportunità.
Abbiamo utilizzato i fondi strutturali dell’Unione Europea per finanziare investimenti nelle strutture e nei servizi sociali: asili nido, residenze per anziani, comunità per minori, centri diurni per anziani, disabili e minori, assistenza domiciliare integrata, aiuti economici alle persone e alle famiglie, percorsi di inserimento socio lavorativo per soggetti fragili. Le politiche sociali da assistenza per gli ultimi, diventano fattore di sviluppo dell’economia pugliese, strumento per la conciliazione dei tempi vita – lavoro per tutte le famiglie, interventi per sostenere con efficacia le persone che vivono in condizioni di maggiore disagio perché possano affrancarsi dal bisogno e imparare a camminare da soli e sono anche una voce economicamente importante nel prodotto interno lordo della Regione”.
“La politica non deve adagiarsi sugli allori, ma accettare nuove sfide, essere presente sul territorio. Oggi possiamo affrontare un percorso di ristrutturazione dell’idea di Welfare, ponendo al centro le persone, il valore, il senso di una concertazione condivisa. Il tema del lavoro non dobbiamo leggerlo nei numeri. 10.200 nuove assunzioni sono un dato che va calato in un percorso di qualità del lavoro. L’esperienza di Luca denota la crisi profonda del sistema, il suo sfaldamento… Oggi l’azienda che delocalizza non torna al nord ma va nei paesi con condizioni di mercato più favorevoli. In Puglia l’occupazione tiene, il Welfare impegna professionalmente molte giovani laureate in Scienze della Formazione, un capitale umano di alta qualità, offre servizi. Eravamo all’ultimo posto per il servizio degli asili nido, ora siamo alla pari con l’Emilia Romagna. Con il microcredito alle imprese sono aumentate le realtà produttive e di conseguenza i servizi. Bisogna ripensare gli spazi, i contenitori, anche quelli sanitari, puntando sulla qualità e sulla funzionalità specialistica. L’anziano ha bisogno non di ospedali ma di ascolto, di presa in carico. La vera sfida è ottimizzare le risorse per un risparmio della spesa pubblica, in particolare nella sanità, mantenendo alta la qualità dei servizi. E’ necessario anche rivisitare gli strumenti urbanistici in funzione dello sviluppo della città”.
A fine incontro, letteralmente presa d’assalto da coloro che non erano intervenuti, Elena Gentile ha accordato a tutti attenzione, da vera “politica” distante da scontati divismi, per poi salire sulla sua utilitaria e tornare a casa. Nessun Suv o fuoristrada pare trovi “parcheggio” nelle Politiche sociali!
Si ringrazia per il prezioso contributo fotografico Aldo Liuzzi.