“SALOTTO ALL’UNOTRE” UN LIBRO PER TUTTE LE MADRI-foto
Folla delle grandi occasioni giovedì 1° marzo scorso presso lo SpazioUnoTre di Mario Pugliese in Via Barba 13 a Gioia del Colle. L’ormai ineludibile contenitore multiculturale ha ospitato il secondo incontro dell’iniziativa “Salotto all’UnoTre”, nata da un’idea del poeta Giacomo Leronni e sostenuta da un gruppo di amici già impegnati a vario titolo in altri analoghi contesti, a livello locale, regionale e nazionale: da Dina Montebello a Irene Martino, da Piera De Giorgi a Sergio D’Onghia, da Vito Osvaldo Angelillo a Cataldo Donvito. Un gruppo coeso di intelligenze che hanno accettato di incontrarsi pubblicamente una volta al mese per arricchirsi scambievolmente parlando di letteratura, a partire da un libro di volta in volta diverso. Il 1° marzo al centro del dibattito è stato il volume di Albert Cohen Il libro di mia madre (edito da Rizzoli), una delle opere più intens
e dedicate dal Novecento letterario alla figura materna.
Pubblicato nel 1954 da Gallimard, Il libro di mia madre è una sorta di diario consacrato da Cohen alla figura di sua madre, morta in solitudine a Marsiglia nel 1943, nel pieno della furia distruttrice nazista, mentre lo scrittore e diplomatico (ebreo d’origine greca, ma naturalizzato francese) si trovava a Londra con altri rifugiati, con i quali già si attivava per la fondazione del futuro Stato d’Israele. Libro struggente e, a tratti, straziante, l’opera di Cohen vuole essere una sorta di risarcimento postumo offerto pubblicamente a sua madre, che lo scrittore ritiene di non aver apprezzato abbastanza quando era in vita. E forse, a sentire le parole di Cohen, non di solo risarcimento si tratta: “Non so perché racconto la vita triste di mia madre. Forse lo faccio per vendicarla.” (pag. 40 dell’edizione BUR utilizzata come riferimento per l’incontro).
Il libro in sé, estremamente stratificato e complesso al di là di tutte le apparenze, è stato smontato e rimontato grazie agli interventi dei presenti, che hanno evidenziato, a partire dal punto di vista di ciascuno, aspetti di grande rilevanza, tutti più o meno connessi all’importanza oggettiva della figura materna nella vita di ognuno. Ci si è interrogati sul ruolo della madre (al tempo in cui Cohen ha scritto il libro e oggi, quasi 60 anni dopo, riscontrando significative differenze) e sulla sua impronta determinante nei confronti dei figli (oggi come allora). Alcuni sono riusciti ad identificarsi con il percorso compiuto dallo scrittore ed hanno riscontrato, in certi passi del libro, significative somiglianze con le proprie vicende personali e familiari. Altri hanno invece esternato le loro perplessità sia sullo stile della scrittura (ritenuto datato e incapace di creare un vero coinvolgimento emotivo), sia sull’operazione complessiva tentata dall’autore che, opportunamente filtrata, rivelerebbe difetti di ogni genere. Fra questi ultimi, molto apprezzato è stato il contributo di Vito Osvaldo Angelillo il quale, abilmente mescolando acume critico ed ironia, ha prodotto una stroncatura del libro in piena regola. Fra coloro che non hanno nascosto le proprie perplessità sul libro anche lo scrittore Prof. Martino Sgobba (Preside del Polo Liceale di Putignano), presente fra il pubblico, che però ha tenuto a sottolineare che l’opera di Cohen va salvata
almeno per un aspetto: la capacità di filtrare la relazione con la madre attraverso un particolare linguaggio del corpo e della corporeità, capacità di cui bisogna prendere atto e che rappresenta un indubbio merito dello scrittore transalpino.
Nel raccogliere i punti essenziali del discorso al termine dell’incontro, il curatore dell’iniziativa Giacomo Leronni ha tenuto a sottolineare che il “Salotto all’UnoTre” non intende stabilire quali siano i capolavori dimenticati nel campo della letteratura quanto piuttosto offrire a tutti l’opportunità di ritrovarsi ed arricchirsi reciprocamente e liberamente a partire da un libro, esprimendo di volta in volta opinioni anche diametralmente opposte fra loro, come è legittimo che sia.
Non possiamo certo concludere questa nostra cronaca senza ricordare che fa parte integrante dell’iniziativa un commento musicale, strettamente attinente al libro scelto di volta in volta e curato, nella parte organizzativa, dalla flautista Titti Dell’Orco. Il 1° marzo le connessioni musicali con il testo di Cohen sono state effettuate dal violinista Giuseppe Simonetti e dal chitarrista Vincenzo Notaristefano. I due musicisti, entrambi di Mottola, hanno eseguito diversi brani, carichi di notevole suggestione, della musica tradizionale ebraica.
L’iniziativa voluta da Giacomo Leronni inizia dunque a riscontrare notevole interesse. E non solo a livello locale, vista la presenza fra il pubblico e sul palco di persone provenienti anche dai paesi vicini. L’idea è quella giusta e, per certi versi, se ne sentiva il bisogno. Col tempo, si spera, gli interventi dei presenti si faranno più numerosi, in ciò rispondendo a una delle intuizioni di pregio del poeta gioiese: dare a tutti la possibilità di lasciarsi pungolare dalla letteratura per aprire nuove finestre sulla propria esistenza, senza timori reverenziali e nella certezza che ognuno, in quanto lettore, ha qualcosa di sensato da dire.
Si ricorda che il prossimo incontro del “Salotto all’UnoTre” è fissato per giovedì 29 marzo, alle 19.30, sempre presso lo spazio messo a disposizione dall’artista Mario Pugliese in Via Barba 13. Il libro scelto per il mese di marzo è Cercando Emma di Dacia Maraini (in edizione economica nella BUR/Rizzoli e già disponibile presso le librerie locali).
(Scatti fotografici a cura di Cataldo Liuzzi che ringraziamo per la preziosa collaborazione)