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RENATO JAVARONE “RIVELATO” DA ROCCO FASANO

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fasano-paradisoRenato Javarone, pittore gioiese nato nel 1894, viene ricordato il 19 maggio da Rocco Fasano nell’ultima delle conversazioni del mercoledì. Una “Galleria di personaggi”: i Cassano, Marino Rosati, Paolo Falcicchio, ricordati da Domenico Paradiso, Vito Antonio Lozito, Sebastiano Lagosante, Franco Giannini ed Antonio Vasco nella biblioteca comunale Angelilli.

Pagine di storia in parte già scritte, riproposte ad un pubblico attento, arricchite di aneddoti e vissuti comuni, di piacevolissimo ascolto.

A differenza dei personaggi più noti, dalle consistenti bibliografie, di Javarone, artista conosciuto ed apprezzato in Italia e all’estero, si sa ben poco. Una sfida irresistibile per Rocco Fasano che, con l’aiuto di Cataldo Donvito, di cui ha tessuto le lodi di “ottimo guidatore”, di Cinzia Losito, Giovanna Lavarra e Giovanna Laverminella, HPIM1599aacollaboratori della direttrice della biblioteca Arianna Addabbo, attraverso capillari ricerche ha rintracciato a Roma Luisa Javarone, figlia di Renato e ricostruito in parte la biografia dell’artista.

Una conversazione distintasi, in occasione del cinquantesimo anniversario della morte del pittore, per ricchezza di contenuti e comparazioni di estremo interesse storico-artistico; tra il pubblico Paolo Masini, Vice Presidente della Commissione Cultura di Roma, Marzia Capannolo, Storica d’Arte e la figlia di Renato, Luisa Javarone con suo marito.

marvulliVito Marvulli con profonda gratitudine ha ringraziato tutti coloro che hanno collaborato alla rassegna, per altro molto seguita ed apprezzata, e confermato sconfinata ammirazione ed incondizionata stima a Rocco Fasano. Ha poi anticipato, in assenza del sindaco Piero Longo, trattenuto da impegni istituzionali a Castellana e giunto a fine serata, la volontà dell’Amministrazione di celebrare il cinquantenario con una mostra di più ampio respiro, anche provinciale, da tenersi in dicembre, ed avviare i lavori per un congresso sui pittori di Puglia con il contributo di Clara Gelao, direttrice della Pinacoteca provinciale, un progetto ambizioso nel quale approfondire la ricerca critica e biografica su Javarone.

Rocco Fasano ha sin dalle prime battute conquistato l’uditorio, raccontando le vicissitudini che hanno portato all’unico libro scritto sull’artista da suo nipote Augusto Javarone, pubblicazione rintracciata tramite la biblioteca.

HPIM1600aaHPIM1601aaDi Javarone aveva scritto qualche cenno Erasmo Pastore in una nota su un giornale locale, scarni riferimenti anche nelle tesi di V. Marinelli e L. Posa.

Ferdinando Javarone aveva sposato una Abruzzese, vivevano nel borgo Casale, tra la Chiesa di Sant’Angelo e via Bartolomeo Paoli, il loro soprannome (caneplles) derivava dalla lavorazione e dalla vendita di manufatti in canapa, attività particolarmente redditizia all’epoca. Lorenzo, suo figlio, sposò Giovanna De Vanna, una donna più grande di lui di cinque anni, fu un matrimonio d’interesse da cui nacquero ben cinque figli, Ruffo, Renato, Ettore, Anna e Ugo.

Renato nel 1911 è a Roma, in quegli anni le maestranze romane sono operose, scoppia una epidemia di colera, spirano venti di guerra… Renato combatte e torna a Roma invalido, forse per una grave ferita alla base del cranio. Chiede ed ottiene un alloggio gratuito dal Comune, in qualità di grande invalido, vive “da custode” nella principesca villa dell’Uccelliera Borghese, da lui dipinta nel 1950 su faesite, fino alla morte sopraggiunta nel 1960. Nell’opera compaiono sua moglie e sua figlia neonata. Sono gli anni in cui dipingerà per vivere, userà oli e materiali umili, pubblico-javaronecartone, faesite, talvolta tela… I soggetti sono vari, in prevalenza paesaggi. Venderà direttamente le sue opere a collezionisti e clienti provenienti da tutta Italia e dall’estero, senza intermediazioni.

Sono gli anni di un felice incontro con Armando Spadini, affermato pittore. Nel suo stand alla XV biennale di Venezia del 1924 sarà ospitato anche un quadro di Javarone, “l’unico gioiese presente nell’albo della rassegna”, per altro autodidatta. Come sottolineato dal professor Fasano: “…la scuola non insegna il genio”.

La sua produzione fu particolarmente prolifica, oggi si contano circa 900 opere in Italia, 300 fanno partfasano-criticoe del patrimonio di famiglia, molte altre “non catalogate” sono sparse per il mondo. In mostra in biblioteca sono esposti sette quadri, cinque saranno scelti tra quelli in possesso dei familiari e donati al Comune.

Stile, tecnica e tonalità variano, denotando una personalità eclettica, in grado di passare da minuziose e dettagliate riproduzioni a tratti rapidi, impressionistici e velature geniali. “Talvolta – ricorda Luisa Javarone – papà “sequestrava” alla mamma frutta e ortaggi per ritrarre “nature morte”.

Il professor Fasano ha poi confrontato “criticamente” alcune opere di Romano, Castellaneta e Spadini con quelle di Javarone, in un excursus storico geografico “Gioia – Roma” molto coinvolgente, apprezzato anche dagli ospiti romani.

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