PADRE OGLIARI “LA MAGIA DEL TEMPO E DELLO SPAZIO”-foto/video
Una riflessione sulla concezione monastico benedettina del tempo e dello spazio, utile all’uomo odierno, sopraffatto dai molti impegni che scandiscono la sua esistenza secondo i ritmi “rapidizzati” della società contemporanea, a ritrovar se stesso, a orientarsi nella vita riconoscendo i propri ritmi interiori. E’ questo e molto più l’opera “Tempo e Spazio – Alla scuola di San Benedetto” di Dom Donato Ogliari, Abate del Monastero “Madonna della Scala” di Noci, egregiamente presentata dal giornalista e scrittore Onofrio Pagone durante un incontro organizzato dal Lions Club “Monte Johe”, il 30 maggio presso il Chiostro di Palazzo San Domenico.
Al benvenuto del cerimoniere Domenico Bianco e al classico tocco di campana del Presidente Giovanni Carnevale, è seguito il saluto del neosindaco Sergio Povia, che si è dichiarato felice di constatare come, in un mondo sempre più velocizzato, un libro rappresenti ancora un interessante spazio di riflessione. L’incontro è stato moderato dall’avvocato Lucio Romano, profondamente affascinato dalla lettura del volume di Padre Donato Ogliari, definito come uno “scrigno prezioso” che, ha aggiunto Onofrio Pagone, “apre squarci di luce sugli attuali ritmi di vita, individuale e sociale”.
Un libro che riflette sapientemente sulla magia del tempo e dello spazio, nelle diverse percezioni che ne hanno il laico e il religioso. Pagone conduce quindi l’uditorio attraverso le pagine dell’opera, interrogandosi sui perché della scelta di San Benedetto di ritirarsi a vita monastica, che ha ispirato uomini d’ogni tempo. Rispondere a tale quesito significa esplicare il significato che il tempo e lo spazio hanno al di là dell’esperienza finita della vita umana.
Essi sono, sostiene Pagone, “le componenti fondative della vita dell’uomo, le sue coordinate esistenziali”. Eppure “viviamo il tempo in maniera talmente accelerata che ciò genera in noi un profondo senso di insoddisfazione”. La consuetudine oramai consolidata di misurare il tempo, di cui l’individuo non è padrone, fa di esso un nemico dell’uomo, che cade prigioniero di un calcolo errato.
Il tempo che scorre inesorabile sfugge infatti alla ciclicità che l’uomo gli ha attribuito mediante l’invenzione di orologi e calendari. “Quando misuriamo il tempo”, asserisce Pagone, “ne rimaniamo vittime”. La verticalizzazione attribuita al tempo da San Benedetto, invece, fa di esso un alleato del monaco, poiché il tempo monastico è scandito da ritmi interiori, mediante cui si persegue costantemente l’incontro con Dio.
“Il tempo monastico”, prosegue Pagone, “rimanda quindi all’eterno. Allo stesso modo, lo spazio rimanda all’assoluto”. Con il supporto delle letture di alcuni brani tratti dall’opera, a cura di due attori di “ÀtrebilTeatro”, il giornalista varca la soglia d’ingresso del monastero per guidare i presenti attraverso i suoi spazi, anch’essi simbolo di quella vita interiore che il monaco coltiva per predisporsi all’ascolto della parola di Dio.
“Questo libro”, conclude Pagone, “rappresenta una sfida alla società odierna, secolarizzata e riluttante alla trascendenza, poiché lancia la provocazione che la comunità monastica rappresenti la società ideale”. Una provocazione, certo, che tuttavia non ha sapore di saccenteria, ma si pone piuttosto come uno stimolo a concedersi spazi di riflessione, a riconoscere i propri ritmi interiori e ad accettarsi per quel che si è.
È un sincero augurio, quello di Padre Donato, a percepire il tempo come una “distensione dell’anima piuttosto che come una “rapidazione della vita”, oramai scandita, come osserva Pagone, non più dal tocco delle campane ma “dalle sigle delle diverse edizioni del telegiornale, che quotidianamente mette al corrente l’individuo dei disastri avvenuti nel mondo”. Brutte notizie davanti alle quali l’uomo non fa che angosciarsi.
Il monaco, invece, la cui vita è cadenzata dalla ricerca costante di Dio, vede il bello del mondo attraverso i Suoi occhi. “La visione monastico benedettina del tempo e dello spazio”, è l’auspicio conclusivo di Dom Donato Ogliari, “può essere d’aiuto all’uomo disorientato di oggi”.