“COMALLAMORE”, UN LIBRO DA LEGGERE IN SILENZIO…
Continua l’appuntamento con “le giovani recensioni”. Questa volta il nostro collaboratore, Vito Alberto Lippolis, studente liceale quindicenne, si è cimentato con “Comallamore”, un libro di Ugo Riccarelli. Buona lettura a tutti.
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“Beniamino è un dottore dei pazzi ed è zoppo. Per tutta una vita ha guardato i matti oltre i muri, amandoli curioso, ma senza mai immaginare che un giorno si sarebbe trovato dall’altra parte del recinto. Beniamino è un bravo studente, intelligente, capace e sempre accudito dalla famiglia, sino a quando, un giorno come tanti ce ne possono essere, il padre se ne va, ricadendo sulla sedia dopo pranzo, senza preavviso alcuno e con l’unico monito di nutrire i conigli.
Allora, il poco più che adolescente Beniamino si trova a carico una vedova, una vecchia cieca e una giovane donna alla quale trovare anche una dote e quindi decide di abbandonare definitivamente gli studi di medicina e di cercarsi lavoro.
A dire la verità non è che stesse poi studiando tanto, da quando era rimasto zoppo dopo quella maledetta partita di calcetto. Semplicemente non sentiva che ciò che stava facendo fosse davvero ciò per cui era stato destinato a fare.
Il lavoro lo trova poi proprio oltre i muri di cinta del manicomio, tra gli assistenti alle cure, a tenere a bada i matti matti e a osservare quello strano viavai dal roseto a prendere e masticare rose, a cibarsi di fiori e di quel colore roseo con il quale i pazzi si nutrono.
Beniamino conosce i medici, arcaici totem e colonne portanti di un castello di carte tanto alto quanto fragile e poi gli assistenti come lui, che dovrebbero avere le braccia e la voce più forte di quelle dei malati e infine anche la Marcella, la piccola inserviente che diventerà sua compagna.
Ultimo, ma più che mai fondamentale è il dottor Rattazzi, un illuminato o un pazzo col camice, con teorie rivoluzionarie e parole capaci di passare per le orecchie dei malati senza suscitarne terrore o sgomento.
La guerra è alle porte e l’occupazione nazista con le sue bombe si fa sempre più pressante, il centro non è più sicuro e si decide di trasferire il manicomio-sotto richiesta del dottor Rattazzi- in un casolare nelle campagne del Pianoro.
Tra il verde dei boschi, Beniamino scopre che dietro le loro cantilene, i loro silenzi e le loro ostinazioni i matti celano una storia, ognuno una storia diversa: il Professore, l’amante di Omero o la Renatina, una donna piccina piccina, schiacciato in ogni momento da una storia troppo dolorosa o anche il Fosco, il bellissimo albatros, sempre pronto a spiegare le ali e a volare.
Nella cascina un giorno arrivano i partigiani, che facendo da padroni mangiano, si riposano e se ne vanno. Pochi giorni dopo giungono al casolare anche i soldati, pronti a uccidere pur di scovare i partigiani, ormai lontani, e per punire chiunque abbia dato loro aiuto, anche i matti.
Il Professore è un uomo buono, amante degli uomini valorosi come Achille, non di spadroneggianti cialtroni come i soldati nazifascisti. La ribellione gli è inevitabile e cantando un’ultima volta il grande Omero, muore sotto il suono della rivoltella.
Il Fosco fugge, inseguito dal dottor Rattazzi, che per la corsa morirà di crepacuore, accanto ad uno dei suoi compagni di assaggio delle rose.
Non muore solo il Professore, vengono feriti tutti e c’è chi il dolore non lo può sopportare, non sa andare alla guerra come alla guerra, ci sa andare solo comallamore.
“Comallamore” è un libro commovente e delicato, carico di una grande poesia che riesce a distruggere i muri che preconcetto su preconcetto ci siamo costruiti attorno.
Oltre all’ottima trama e alla sapienza nel passare dal momento del flash-back, dell’analessi al momento reale, l’autore Ugo Riccarelli è stato tanto bravo da saper esprimere non solo le parole e i sentimenti dei personaggi, ma anche i silenzi, che forse in questo romanzo sono la cosa più importante, nonostante la narrazione presenti soprattutto periodi di paratassi e risulti molto scorrevole.
Un libro da leggere in silenzio, per poterlo ascoltare.
Vito Alberto Lippolis – V ginnasio B Liceo Classico”