NICOLA LAGIOIA AFFASCINA TANTI GIOVANI STUDENTI -foto-
“Riportando tutto a casa” è il libro presentato, il 3 dicembre 2010, presso il chiostro comunale, durante la rassegna letteraria, dal titolo “Righe d’Autunno”, e organizzata dall’avv. Lucio Romano, con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura, la biblioteca comunale “don Vincenzo Angelillo”, e le biblioteche del liceo classico “Virgilio” e scientifico “Canudo”.
“Riportando tutto a casa”, edito Einaudi 2009 e Premio Viareggio 2010, racconta gli apparentemente insignificanti anni ’80, perché come lo stesso autore, il barese Nicola Lagioia, sostiene: “noi stiamo vivendo il periodo canceroso di quel decennio lì, nel quale gli italiani sono cambiati. I ragazzi degli anni ’80 sono stati la prima generazione che ha avuto meno prospettive dei genitori”. E aggiunge: “Sembra un decennio frivolo, eppure è il decennio con cui è terminato il Novecento, basta p
ensare alla caduta del Muro di Berlino”.
L’autore – segnalato come promessa della Letteratura Italiana Contemporanea – sceglie di raccontarli in una Bari, che all’epoca era tutt’altro che periferica, e attraverso lo sguardo di giovani protagonisti. È, infatti, un libro sui loro turbamenti adolescenziali, ma non solo.
La professoressa Piera De Giorgi, docente di Lingua e Letteratura Inglese, presso il liceo scientifico “Ricciotto Canudo” di Gioia del Colle, e che ha presentato l’incontro, afferma: “ […] È un libro sui primi grandi incontri della vita che solitamente avvengono sui banchi di scuola; sulle prime esperienze che segnano la vita degli adulti; sui tanti interrogativi che spesso rimangono irrisolti”.
È un libro che sfugge alle etichette, “molti – continua la professoressa De Giorgi – l’hanno definito di formazione, perché è una sorta di ricostruzione che fa il protagonista di quella che è stata la sua formazione. Ma è una formazione che assume un’accezione negativa: non avviene una crescita, è un andare sempre più giù”. In effetti in “Riportando tutto a casa” c’è la scoperta dell’eroina, del degrado, del sesso con dietro il fantasma dell’AIDS.
L’autore stesso afferma: “ […] i protagonisti del mio libro non sono risolti. Si rendono conto di ciò che significa crescere con tutto quel travaglio interiore che ne sussegue … Crescere significa capire che il mondo non è quello che immaginavamo, che i nostri genitori non sono sempre quelli che pensavamo di conoscere”.
È, in effetti, un libro sulle dinamiche familiari, dove i genitori rappresentano un modello difficile da seguire e con i quali non si riesce a costruire un dialogo. E a tal proposito Nicola Lagioia aggiunge: “Sono figli di una borghesia asfittica … Il padre del protagonista ha sempre lavorato e ad un certo punto si trova ad occupare del tempo libero, ma non ci riesce, non riesce a comunicare né con sua moglie, né con suo fig
lio”.
Tante, infine, sono le domande che i ragazzi pongono al giovane autore barese alle quali risponde con grande esaustività e partecipazione … E alla domanda del perché l’Io narrante non abbia un nome, risponde: “Il mio protagonista ha un percorso sospeso, è un ibrido … volevo che fosse una voce nebulizzata nell’aria. I limiti diventano i nostri migliori amici, perché non si può pensare di essere onnipotenti per sempre”!
Tutto è, forse, racchiuso nella sentita e vera frase finale di “Riportando tutto a casa”: “NON SI PERDE MAI QUELLO CHE SI È AVUTO. NON SI È PERSO CIÓ CHE NON SI È AVUTO”.
Come sempre ringraziamo Mario Di Giuseppe per il suo sempre puntuale e prezioso contributo fotografico messo a disposizione della nostra redazione.